PELOPEIA (Πελόπεια, Πελοπία)
Figlia di Tieste, generò al padre il figlio Egisto.
Su questa relazione incestuosa esistevano nell'antichità due versioni. La prima è tramandata, tra gli altri, da Apollodoro (Epit. vat., 2, 14 [Myth. Gr., i, 186 W]; cfr. anche Schol. Eurip., Or., 15; Serv., Aen., xi, 262; Lactant. Placid., ad Stat., Theb., i, 694; iv, 306): l'incesto sarebbe stato ordinato dall'oracolo di Apollo affinché fosse generato a Tieste un vendicatore contro il fratello Atreo. L'altra tradizione ci deriva da Igino (Fab., 88) e risalirebbe, secondo il Petersen, al Θυέστης ἐν Σικυῶνι sofocleo. Tieste avrebbe sorpreso la figlia, senza riconoscerla, durante una festa notturna (v. Roscher, s. v. Pannychis). P., andata sposa ad Atreo, espose nel bosco il figlio natole dal padre, che però venne salvato da pastori e, in seguito, adottato da Atreo.
Le due versioni concordano sul punto del suicidio di P. (propter scelus patris: Hyg., Fab., 243, 8) e del compimento della vendetta di Egisto. Non esistono sicure rappresentazioni figurate di questo mito. I tentativi del Petersen e del Loewy di interpretare come raffigurazioni della morte di P. le scene dipinte su un cratere di Potenza, al Louvre, su uno àpulo della Biblioteca Vaticana e su un'anfora policroma dell'Ermitage, sono stati giustamente confutati dal Maybaum e dal Séchan.
Bibl.: E. Petersen, De Atreo et Thyeste (Dorpat, Progr., 1877); Höfer, in Roscher, III, 2, 1897-902, c. 1862 ss., s. v., n. i; J. Maubaum, in Jahrb., XXIX, 1914, p. 92 ss., tavv. VI-VII; E. Petersen, Die Att. Tragödie, Bonn 1915, p. 617 ss.; Preller-Robert, Griech. Heldens, I, Berlino 1921, p. 298 ss.; L. Séchan, Études sur la trag. gr., Parigi 1926, p. 201 ss., figg. 64-66; H. J. Rose, A Handb. of Greek Mythol., Londra 1928, pp. 247; 291; K. Keyssner, in Pauly-Wissowa, XIX, i, 1937, c. 374 s., s. v., n. 3.