PELLIZARIO
(Pellizzario/Pellizarius), vescovo di Mantova. – Nacque verosimilmente nella seconda metà del XII secolo, forse a Mantova; l'identità dei genitori è sconosciuta.
Appartenne probabilmente alla famiglia mantovana detta in seguito Pellizari o Pellizzari, denominazione che sembra rinviare al commercio delle pelli più che alla loro lavorazione. Il gruppo parentale non fu privo di qualche prestigio se esercitò l’ufficio di portenarius per l’episcopio, nei pressi del quale era insediato.
Pellizario iniziò la sua carriera ecclesiastica in seno al locale capitolo della cattedrale: ne fece parte sin dalla fine del XII secolo quando viene qualificato magister – titolo che lascerebbe intendere che egli avesse condotto studi superiori presso qualche Studio. Non risulta menzionato in un elenco di canonici del principio del 1214; ricompare però cinque anni più tardi con la carica di arciprete della cattedrale, segno di una brillante carriera perseguita all’interno del collegio capitolare, in stretto contatto con i vertici della Chiesa locale e scandita pure da rapporti non insignificanti con gli ambienti della Curia romana: al principio del 1219 Onorio III incaricò infatti il magister Pellizarius di riformare il monastero di S. Zeno di Verona. In quello stesso anno funse da vicario del vescovo di Mantova Enrico, e qualche anno più tardi è attestato come arciprete della pieve di San Martino di Governolo. Nel 1228 agì nell’ambito di una annosa lite fra i monasteri di S. Zeno di Verona e di S. Benedetto Polirone nelle vesti di delegato di Goffredo Castiglioni, nominato cardinale prete dal titolo di S. Marco da Gregorio IX nel 1227 e inviato sin dai primi mesi del suo cardinalato in qualità di legato in Lombardia e in Toscana con l’obiettivo di rafforzare i legami fra la Curia e la Lega delle città lombarde, nonché per intensificare la lotta contro gli eretici. Egli collaborò dunque alla realizzazione dei disegni del legato pontificio intervenendo in una vertenza che di fatto coinvolgeva due importanti città padane.
Si ignora a quando risalga la sua elezione episcopale. Ma nel novembre 1228 è ancora arciprete, e nell’estate successiva è assente in un elenco di membri del capitolo cattedrale (ove invero nessun’altro riveste quella dignità): l’elezione potrebbe essere avvenuta in quell’arco di tempo, anche se va considerato il fatto che alla sinodo presieduta nel maggio del 1229 a Lodi dal cardinale Goffredo presenziarono numerosi vescovi ma non quello di Mantova. Certo è che il primo atto a noi noto nel quale Pellizario figuri quale episcopus è dell’ottobre di quello stesso anno, ed è evidente che la nomina episcopale rappresentò il coronamento della carriera di un uomo non estraneo agli ambienti pontifici che anzi probabilmente ne favorirono la promozione.
La sua opera di governo della Chiesa mantovana è ricostruibile grazie ad una fonte di indubbio interesse, ascrivibile a una tipologia che proprio in quegli anni parrebbe avviata a divenire un valido strumento del governo episcopale: la documentazione in forma di registro. Centocinquanta imbreviature (dal 31 ottobre 1229 al 5 ottobre 1230) sono infatti giunte a noi in uno dei più antichi registri vescovili mantovani sopravvissuti. Tale documentazione consente di vedere il vescovo in azione tanto nel ‘temporale’ quanto nello ‘spirituale’ e in particolar modo nella tutela della libertas Ecclesiae; ma non meno incisivo e attento appare il controllo esercitato da Pellizario sulle istituzioni ecclesiastiche. Lo stanno a testimoniare gli atti di nomina di preti in varie chiese della città e del territorio, il presiedere a decisioni attinenti alla vita economica degli stessi, la sua presenza fisica presso chiese, monasteri e pievi del contado.
La tradizione storiografica è concorde nel ritenere che il suo episcopato si sia concluso nel 1230: la documentazione in registro si interrompe appunto nell’ottobre del 1230, ma da altra fonte sappiamo che Pellizario era ancora attivo nel dicembre di quell’anno, e il suo successore (Guidotto da Correggio) non è attestato prima del maggio 1231. Non è possibile dunque indicare una data precisa, ma sembra quindi legittimo ritenere che Pellizario abbia continuato a sedere sulla cattedra episcopale mantovana sino alla fine del 1230 o agli inizi del 1231.
Si tratta dunque di una figura di non grandissimo rilievo, ma riconducibile a una tipologia significativa e piuttosto diffusa nelle diocesi italiane di primo Duecento: quella dell’ecclesiastico di ‘professione’, caratterizzato da buone capacità amministrative e da fedeltà alla Curia pontificia.
Fonti e Bibl.: Archivio Storico Diocesano di Mantova, Mensa Vescovile, Registro 2, cc. 1r-18r; fra gli altri si segnalano: c. 3r, 1229 dicembre 3; c. 3v, 1229 dicembre 10; c. 3v, 1229 dicembre 12; c. 5r, 1230 gennaio 31; c. 5r, 1230 febbraio 2; c. 7v, <1230> febbraio 17; c. 8r, 1230 febbraio 23; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 3291, 1207 giugno 9; Archivio di Stato di Milano, Pergamene per Fondi, b. 208, 1228 novembre 9; J.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Florentiae-Venetiis 1759-1798, coll. 881-886; R. Pressutti, Regesta Honorii papae III, I, Roma 1888, n. 1826; P. Torelli, Regesto mantovano, Roma 1914, n. 637, 1199 gennaio 26, 9 o 10, e 10 o 11 febbraio; L'archivio capitolare della cattedrale di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi, a cura di P. Torelli, Verona 1924, n. XLV, 1207 dicembre 7; n. XLVIII, 1214 febbraio 11; n. LI, 1219 settembre 8 e 15; n. LII, 1219 settembre 29 e ottobre 4; n. LIX, 1222 dicembre 2; n. LXIV, 1223 ottobre 10; n. LXXIV 1225 aprile 16; n. LXXXIV, 1229, maggio 15, giugno 29, luglio 26 o 27.
G. Pezza-Rossa, Storia cronologica dei vescovi mantovani, Mantova 1847; A. Sordi, Cenni biografici delle dignità e dei canonici della mantovana Chiesa assunti all’episcopato in patria e fuori dall’anno MLXXVII sino a’ nostri giorni, Mantova 1850; C. D’Arco, Studi intorno al municipio di Mantova dall’origine di questa fino all’anno 1863, VII, Mantova 1874, pp. 40-42; F.C. Carreri, Appunti e documenti sulle condizioni dell’episcopio mantovano al tempo di Guidotto da Correggio e de’ prossimi predecessori, in Atti e Memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova n.s. I (1908), pp. 43-84; F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300. La Lombardia, II/1, Cremona-Lodi-Mantova-Pavia, Bergamo 1932, pp. 293-297; P. Torelli, Un comune cittadino in territorio ad economia agricola, II, Uomini e classi al potere, Mantova 1952, p. 55; A. Paravicini Bagliani, Cardinali di curia e ‘familiae’ cardinalizie dal 1227 al 1254, Padova 1972, pp. 33-40; A. Castagnetti, La pianura veronese nel medioevo. La conquista del suolo e la regolamentazione delle acque, in Una città e il suo fiume, a cura di G. Borelli, Verona 1977, I, pp. 81 s.; A. Paravicini Bagliani, Celestino IV, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIII, Roma 1979, p. 399; R. Brunelli, Diocesi di Mantova, Brescia 1986, p. 41; M. Vaini, Dal comune alla signoria. Mantova dal 1200 al 1328, Milano 1986, p. 77; G. Gardoni, «Pro fide et libertate Ecclesiae immolatus». Guidotto da Correggio vescovo di Mantova (1231-1235), in Il difficile mestiere di vescovo, Verona 2000 (= “Quaderni di storia religiosa”, VII), pp. 131-187; Id., I registri della Chiesa vescovile di Mantova nel secolo XIII, in I registri vescovili dell’Italia settentrionale (secoli XII-XV), Atti del Convegno di studi (Monselice, 24-25 novembre 2000), a cura di A. Bartoli Langeli - A. Rigon, Roma 2003, pp. 141-187; Id., «Per notarios suos». Vescovi e notai a Mantova tra XII e XIII secolo, in Archivio storico lombardo, CXXXI-CXXXII, vol. XI (2005-2006), pp. 149-192.