PELLETIERINA
. S'indica in terapia con questo nome, che ricorda il chimico G. Pelletier, una polvere amorfa, giallognola, inodora e di sapore astringente, poco solubile in acqua, solubile in alcool, costituita da un miscuglio dei varî alcaloidi contenuti nella radice di melograno e salificati con l'acido tannico. Il melograno, già ricordato nell'Odissea, era pianta notissima ai Romani e Dioscuride, Plinio, Celso lo raccomandavano contro la tenia e gli ascaridi. Nel 1878 G. Tanret isolò dalla radice di questa pianta due alcaloidi liquidi, volatili: la punicina e l'isopunicina e due altri meno attivi sui vermi: la metilpunicina e la pseudo-punicina.
Il decotto della radice di melograno al 20%, che si somministra alla dose di 20-60 g., è ricchissimo di tannino così che spesso provoca il vomito: per questo si preferisce il tannato di pelletierina che però, per la sua tossicità, deve essere usato con molta cautela. Già a dosi terapeutiche può provocare vertigine, senso di formicolio agli arti, tremori, debolezza visiva; a dosi maggiori midriasi, cecità parziale, violento mal di capo, vomito, diarrea e convulsioni. La dose oscilla fra gr. 0,25 e 1 gr. o anche più secondo le varie farmacopee; la farmacopea italiana registra il pelletierinum tannicum e indica 50 cgr. per dose e 1 gr. nelle 24 ore.