PELLENE (Πελλήνη, dorico Πελλάνα, Pellene)
Antichissima città dell'Acaia, nominata già da Omero, la più orientale delle dodici città achee, il cui territorio confinava a est appunto con quello di Sicione e a ovest con quello di Egira; sorgeva su un colle ben fortificato, dal vertice assai scosceso che divideva in due parti la città, presso l'odierna località di Zugra dove si conservano ancora scarse rovine, a 60 stadî dal mare sulla cui costa aveva il proprio porto chiamato Aristonaute, a 120 stadî a oriente di Egira (probabilmente nell'odierna località di Kamári). Pellene fu la prima città achea che durante la guerra del Peloponneso prendesse le parti di Sparta. Al tempo di Alessandro il Grande con l'aiuto del re macedonico assunse la tirannide della città un atleta suo cittadino, un certo Cherone. Rinnovatasi circa il 280 la Lega achea qualche anno dopo, certo prima dell'adesione di Sicione, entrò a farne parte Pellene che vi rimase poi fino al 146, quando la lega fu disciolta dai Romani. In questo periodo durante le guerre fra Lega achea ed etolica, Pellene fu a più riprese occupata e abbandonata dagli Etoli. Fra i varî monumenti della città descritti da Pausania va ricordato un tempio di Atena, la cui immagine di culto si diceva fosse una delle più antiche opere di Fidia, e i santuarî di Dioniso Lamptere e di Apollo Teossenio nei quali si celebravano rispettivamente delle feste Lampteria e Theoxenia. Secondo una tradizione conservataci da Tucidide gli abitanti di Scione nella penisola di Pallene nella Calcidica (v.) si vantavano di discendere dai Pelleni della città achea gettati dalla tempesta sulla costa macedonica al ritorno da Troia.
Bibl.: E. Curtius, Peloponnesos, I, Gotha 1851, p. 480 segg.; A. K. Orlandos, in Πρακτικα, LXXXVI, p. 73 segg.; LXXXVII, p. 62 seg.