PELLEGRINO da San Daniele (Martino da Udine)
Pittore, nato a Udine nel 1467, ivi morto il 17 dicembre 1547. Secondo il Vasari si sarebbe formato alla scuola del Giambellino. Nel 1497 P. progettava un pellegrinaggio a Roma, allora non compiuto; nel 1534 segnava il suo nome su una parete della Porziuncola ad Assisi. La prima opera di cui si ha notizia sono gli affreschi per la chiesa di Villanova (1491). La prima conservata (1495), la pala nella parrocchiale di Osoppo, rivela, nella macchinosa composizione, una discendenza da Alvise Vivarini, mentre nel duro segno, nel modellare e nei tipi rivela l'influsso di G. Fr. da Tolmezzo; ancor più forte negli affreschi (Redentore ed Evangelisti) nella vòlta absidale della chiesetta di S. Antonio in S. Daniele (1498). Alla pala di Osoppo si accosterebbe (A. Venturi) la Purificazione del duomo di Spilimbergo, per lo più attribuita giustamente a G. Martini. L'opera di questi due pittori è stata spesso confusa anche per la somiglianza dei nomi. Nel S. Giuseppe dipinto nel 1501 per il duomo di Udine appare un notevolissimo influsso del Cima, che si accentua nei tre Santi ora nel museo di Cividale (1502) per poi addolcirsi di vaghe intenzioni belliniane nel polittico di Aquileia (1503). A Ferrara P. molto lavorò (a più riprese, dal 1504 al 1514) per la corte ducale, ma non rimane traccia della sua attività; per contro, reminiscenze varie e tenaci dell'arte ferrarese, specie nei tipi, riaffiorano di quando in quando nella sua opera successiva.
Più chiare esse appaiono nella parte superiore dell'arco trionfale nella chiesa di Sant'Antonio a S. Daniele del Friuli, la cui decorazione risulta dai documenti ripresa nel 1513 e proseguita fino al 1522, con la Crocefissione nell'abside (in collaborazione con Luca Monverde), e con altri affreschi, notevoli per il bel tono caldo e la molle, larga modellazione, che mostrano influenze del Pordenone e soprattutto del Romanino. Le quali, pur non disparendo interamente, cedono a un ritorno di ricordi ferraresi, anche del Dosso, nella pala per la chiesa dei Battuti di Cividale (1529), le cui ali laterali sono probabilmente, secondo l'ipotesi del Fogolari, dello scolaro S. Florigerio, e nella pala, già a Udine, ora all'Accademia di Venezia, che crediamo sia da assegnarsi piuttosto a P. che al Florigerio. Eclettico, P. dimostrò, nei migliori degli affreschi di S. Daniele, qualità di colorista raffinato, che tuttavia si vanno attenuando fino a scomparire nel quasi monocromato delle ultime opere.
Bibl.: A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, iii, Milano 1928, pp. 561-629; T. Borenius, in Thieme-Becker, Künstl.-Lex., XXIV, Lipsia 1932.