BONARDI, Pellegrino
Stampatore, dal 1553 circa operoso in Bologna.
Come per gli altri membri della famiglia, anche per il B. la mancanza di documenti di archivio costringe a ricostruirne l'attività valendosi delle sole testimonianze certe fornite dalle edizioni. Dalle datazioni di esse risulta convincente l'ipotesi del Sorbelli che fa del B. un figlio di Bartolomeo e, quindi, un nipote di Vincenzo, sia questi stato suo nonno o suo zio.
Il nome del B. come stampatore si trova per la prima volta menzionato in una edizione del 1553, unito a quello di Anselmo Giaccarello (o Zaccarelli), editore e tipografo originario di Correggio, che si stabilì a Bologna verso il 1545, vi lavorò con abilità tanto da divenire impressore camerale. Il primo libro stampato dai due fu Domini Benedicti CampegiiItalidis libridecem sottoscritto: "Bononiae in aedibus Anselmi Giaccarelli Peregrinus Bonardus excudebat anno MDLIII nonis Novemb.". Durante il biennio 1553-1554 non furono poche le edizioni prodotte dai due e sottoscritte: "Anselmo Giaccarello e Pellegrino Bonardo Compagni". Durante il biennio successivo non sembra (allo stato attuale delle ricerche bibliografiche) che i due soci abbiano prodotto edizione veruna. Il Giaccarello, invece, continuava a stampare per suo conto, come aveva fatto anche durante il 1553 e il 1554. Col 1556 cominciarono ad apparire edizioni che portano il solo nome del B. senza che, tuttavia, si possa stabilire se egli avesse attrezzato una stamperia in proprio ovvero se avesse rimesso in funzione quella che gli era pervenuta da Bartolomeo (e doveva essere assai modesta cosa), oppure se il Giaccarello gli avesse permesso l'uso della sua tipografia, senza intervenire nelle edizioni. L'esame dei caratteri tipografici usati tende ad avvalorare quest'ultima ipotesi; si tratta di pubblicazioni ordinategli da comunità, come Provisione sopra l'eccessive spesecosì del vivere comedel vestire, emanata dal Senato bolognese il 15 apr. 1555 e fatta più volte stampare dal Giaccarello (1555, 1556, 1557) e poi anche dal B. (1557); lo Statuto della compagnia deidrappieri ovvero strazzarolidella città di Bologna (1557). Durante il 1558 riprendono le edizioni sociali col Giaccarello: gli Statuti della Domus Hispanica, ristampa del testo pubblicato nel 1485; la Disputatio adversus M. T. Ciceronis Academicasquaestiones del faentino Giulio Castellani; il Repudio della reginaMaria d'Inghilterra (Anna di Clèves), che è un opuscolo del francese Jean de Luxembourg, tradotto in italiano dal capitano fiorentino al servizio della Francia Giovan Battista dei Grillandari.
Negli anni 1556-1558 il B. entrò in relazioni di affari con Antonio di Aldo Manuzio, costretto, per la sua disordinata vita, a lasciar Venezia e cercar rifugio a Bologna. Il B. lo aiutò economicamente e gli fornì la carta occorrente per quelle poche edizioni che Antonio pubblicò (con la consueta marca "dell'ancora") in Bologna, forse nella stessa tipografia del Bonardi. In seguito il B. perse i suoi crediti, e Paolo Manuzio lo costrinse anche a restituirgli "le robbe che si trova havere del q. mio fratello". La disavventura non impedì tuttavia al B. di continuare a pubblicare - seppur sempre opere di piccola mole - con molta attività sino al 1576.
Luca Machiavelli gli fece stampare tutti i suoi scritti: De laudibus Ferrariensium (1560), De laudibus religionis (1560), Oratio infunere Thomae Cospii (1560), De libertate reipublicae Servorum (1560), Oratio de luce (1576). Bartolomeo Ricci gli affidò la sua dissertazione De evitandaatque compescenda iracundia (1561); Giovan Battista Pellegrino la Disceptatio de causacontinente deque morbo fiente (1561); Benedetto Leoni la Oratio de laudibuscardinalis A. Cornelii (1567); per conto di G. A. Fava pubblicò gli Atti degli Accademici Oziosi (1567); del sacerdote Giulio Castellani stampò due Orazioni (1576) e per conto dei fratelli editori Giovan Battista e Cesare Salvetti pubblicò una ristampa dei Componimenti poetici di Benedetto Varchi (1576). Per proprio conto aveva stampato alcune edizioni popolaresche e taluni "avvisi", il più interessante dei quali è quello che il celebre capitano Francesco De Marchi mandò a Bologna dalla corte spagnola: Avviso... ove si narra a pieno le famose livree diScaramuzza di cavalli et fanti et apparati et feste nelle nozze delSer. Re Cattolico di Spagnae della Ser. Regina sua consorte nellanobile città di Guadalagiara et di Madrid (1560). È da ricordare anche una raccolta di laudi spirituali pubblicata col consueto titolo di Libro di compagnia (1563).
Dopo il 1576 cedette per cinque anni ai fratelli Cesare e Giovan Battista Salvetti l'uso della tipografia e della sua marca. Riprese a stampare in proprio, ancora per un biennio, solo scritti occasionali, l'ultimo dei quali sembra essere stato la Breve descrizione della edificazione dellachiesa et oratorio dellaMadonna del Monte (1583).
Negli anni successivi il suo nome non si incontra più, ed è sostituito da quello di Fausto, probabilmente suo figlio ed erede, secondo quanto dichiara il Sorbelli. Pellegrino cessa l'attività nel 1583 e Fausto la inizia nel 1584, continuandola per un non lungo periodo: meno di un decennio. Tra le sue edizioni si possono ricordare: Della precedenza tra la podestà ecclesiasticae la secolare di G. A. Pacciani (1586, ristampata nel 1588), Introductio adsyllogismos di Melchiorre Zoppi (1590). In Moretum virgilianum commentarius (1590). Nel 1589 Fausto pubblicò il Libro II e III della Decaseconda della Historia diBologna di fra' Leandro Alberti, opera rimasta interrotta dopo il Libro I della Deca seconda stampato da Bartolomeo Bonardi nel 1543. Dal manoscritto dell'autore, P. L. Caccianemici riordinò e completò la stesura delle Historie, condotte dall'Alberti sino agli avvenimenti dell'anno 1273; aggiunse poi un Supplemento per ilIV libro della Deca seconda che Fausto pubblicò nel 1590, mentre il Supplemento ultimo e V libro venne messo a stampa in Vicenza da Giorgio Greco nel 1591. Come avevano già fatto i Bonardi suoi predecessori, anche Fausto pubblicò libretti popolareschi, scritti vari d'occasione e qualche pronostico. Il suo capolavoro è il Libro di lavorieri. Alla Serenissima Signora MargheritaGonzaga da Este Duchessa di Ferrara (17 aprile 1591).
È una delle più eleganti raccolte di disegni per trine che siano state pubblicate nel sec. XVI: sono trenta tavole - ciascuna dedicata ad una gentildonna bolognese - disegnate da Aurelio Passarotti. Di questa raccolta restano oggi noti due soli esemplari: l'uno nella Biblioteca Comunale di Forlì e l'altro nella Kunstbibl. di Berlino; l'album venne modernamente riprodotto facsim. dalla contessa Lina Casazza. Vi è però nella Biblioteca Vaticana un libretto diviso in due parti di complessive 67 cc. (manca apparentemente l'ultima carta) che non ha note di stampa (le quali si dovevano prestimibilmente trovare sulla carta mancante) ma che ha tutti i caratteri di una edizione accresciuta della raccolta precedente. Il titolo è: Libro primo [secondo] di lavorieri. Alle molto illustri etvirtuosissime gentildonnebolognesi. La prima parte riproduce i disegni dell'edizione 1591, mentre la seconda è tutta nuova e rivela la mano del Passarotti nei disegni, e quella dell'intagliatore che magistralmente aveva già fissato sul legno le delicatissime invenzioni dell'artista bolognese. È probabile che anche questo sia un prodotto di Fausto, e probabilmente fu il suo ultimo: infatti dopo il 1592 non si conoscono edizioni a suo nome.
Si ignora la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Manuzio, Lettere di P. Manuzio... nella Bibl.Ambrosiana, Paris 1834, lettere XX, XXXVIII; A. Sorbelli, La stampa in Bologna, in Tesori delle biblioteche d'Italia:Emilia e Romagna, Milano s.a., pp. 428 (432 per Fausto); Id., Storia dellastampa in Bologna, Bologna s.a., pp. 100, 103, 116 s., 121 (118 s. per Fausto); Id., Le marche tipografiche bolognesidel sec. XVI, Bologna s.a., p. 32 (33 per Fausto); D. Pulega, La tipografia bolognese dei Giaccarello, in Archiginnasio, 1940, pp. 87 ss.; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, pp. 44, 48, 49; Bibliographie der Modelbücher, Leipzig 1933, p. 315 (per Fausto); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, p. 279 (per Fausto).