PELLA
(XXVI, p. 615)
Città della Macedonia, fondata dal re Archelao (413-399 a.C.) sul sito di un più antico insediamento, chiamato Bounomos, perché vi fosse trasferita la capitale del regno che all'epoca era Ege (odierna Verghina, v. App. IV, iii, p. 816), all'interno della regione. La città era quasi sulla costa (un canale la univa al mare) e così aveva scambi continui con tutte le città della Grecia meridionale. Sappiamo dalle fonti scritte che Archelao vi edificò uno splendido palazzo, adorno di pitture murali, ove ospitò importanti poeti, fra cui Euripide, che a P. scrisse e presentò le Baccanti. Dall'epoca del regno di Filippo ii e di Alessandro Magno, P. divenne il più significativo centro politico, economico e culturale dello stato. Nel 168 a.C. fu presa e saccheggiata dall'esercito romano di Emilio Paolo e si trasformò in colonia romana e stazione della via Egnazia.
Benché la posizione di P. fosse conosciuta, soltanto negli ultimi trent'anni la città ha cominciato a essere svelata da scavi sistematici. Per il 5° secolo a.C. sono state riportate alla luce per ora solo alcune tombe, mentre per il 4° secolo a.C., quando P. era la più grande fra le città della Macedonia, gli scavi hanno rivelato settori significativi, che mostrano che essa era costruita secondo il cosiddetto sistema ippodameo, vale a dire con quadrilateri di uguale grandezza, delimitati da strade rettilinee di uguale ampiezza. Aveva anche un sistema organizzato di rifornimento idrico, con pozzi di depurazione scavati nel terreno e belle canalizzazioni.
Il palazzo, che copre un'estensione di 60.000 m2, s'inserisce in questo sistema nel settore più settentrionale della città ed è fiancheggiato da ampie strade, che cominciano dal porto e passano dalla parte meridionale delle sue mura. I più antichi resti architettonici scoperti finora nella zona del palazzo appartengono agli anni di Filippo ii (359-336 a.C.), ma ceramica precedente conferma l'utilizzazione del sito dalla fine del 5° secolo a.C. Molto significativi sono i resti delle case che si datano a partire dai tempi tardo-classici ed ellenistici (350-200 a.C.). La maggior parte appartiene al tipo a peristilio e presenta uno o due cortili all'interno, circondati da colonnati, dietro ai quali si aprono portici, in contiguità agli spazi dell'abitato. Gli androni, adibiti anche ai simposi, hanno pavimenti a mosaico, fatti con ciottoli di fiume, che costituiscono ottimi esempi di quest'arte e per lo più si conservano in uno stato eccezionalmente buono. Di analoga vivacità era anche la decorazione cromatica delle pareti delle case più ricche, alcune delle quali avevano un'estensione di 2500÷3500 m2.
Alla fine del 4° secolo a.C., P. perse il suo contatto col mare, a causa dell'accumulo di detriti fluviali; ciò nonostante il 3° e il 2° secolo furono periodi di grande fioritura per la città, che si estese sui lati meridionale e occidentale e si dotò di un'importante agorà commerciale. Inserita nel piano cittadino con un'estensione di 70.000 m2, questa abbraccia 10 quadrilateri di edifici e prova la grande energia produttiva della città, confermata nel suo ruolo di centro non solo politico ma anche commerciale dal ritrovamento di prodotti delle sue officine in altre città della Macedonia e dell'area balcanica meridionale.
I dati degli scavi hanno arricchito le nostre conoscenze anche per quanto riguarda la vita cultuale della città: oltre a quello già noto di Athena Alkidemos, si è avuta conferma di altri culti dal ritrovamento di un santuario di devozione popolare consacrato a Cibele e Afrodite, e di un Thesmophorion, dove si venerava Demetra, all'interno della città. Da altri rinvenimenti possiamo dedurre che c'erano culti anche di Posidone, Dioniso, Pan, Eracle e Asclepio.
Nei primi decenni del 1° secolo a.C. la città declinò un po' alla volta, sconvolta da una qualche causa naturale, molto probabilmente un terremoto, come mostrano i resti dei suoi edifici. Il nome di P. ricorre ancora nelle fonti scritte fino alla fine del 6° secolo d.C.
Bibl.: Ph. Petsas, Pella, in Studies in Mediterranean Archaeology, 14, Lund 1964; Id., Αἰγαί-Πέλλα-Θεσσαλονίϰη, in Atti del Congresso Αϱχαία Μαϰεδονία, 1 (1970), pp. 202-27; D. Papakonstantinou-Diamantourou, Πέλλα, i, Atene 1971. I risultati degli scavi fino al 1984 sono pubblicati ogni anno nei Πϱαϰτιϰὰ τῆϚ ΑϱχαιολογιϰῆϚ ΕταιϱείαϚ di Atene.