VIDAL, Peire
Trovatore provenzale, fiorito nella seconda metà del sec. XII, e vissuto non oltre il 1205-06, gli anni in cui si abbatteva sulla Provenza la crociata albigese, che fu anche ostile alla lirica trovatorica. La sua Vida è ricavata dai riferimenti di cui è ricco il suo canzoniere, con la consueta mistificazione dei dati biografici; ma vi si mette anche in rilievo il temperamento estroso, bizzarro, fantasioso, che caratterizza la sua psicologia e la sua ispirazione.
P. V. fu in relazione con parecchie corti occitaniche e con diversi centri italiani, nei quali egli fu tra i primi trovatori a portare e diffondere il gusto della lirica provenzale. Gli avvenimenti storici che tocca e gli ambienti politici e cortigiani in cui visse sono tra i più tipici della vita contemporanea: fu in rapporto con Alfonso II d'Aragona, con il marchese Bonifacio di Monferrato, con Enrico II d'Inghilterra, con Riccardo Cuordileone, con Pietro II d'Aragona, spingendosi fin nella corte di Amerigo d'Ungheria; fu anche esaltatore della potenza marinara di Genova e di Pisa, fu ospite a Malta: ma l'amicizia più forte e più affettuosa fu quella con Barral, signore di Marsiglia, ch'egli chiama nelle sue poesie con il senhal di "Rainiers". Dei suoi amori, volubili e fantasiosi, sfugge qualsiasi determinazione realistica: ma P. V. è il poeta del momento fuggevole, della breve notazione psicologica, pittorica; nelle sue trenta canzoni prevale questo senso di umano e lirico vagabondaggio, che non appena sembra fermarsi su un sentimento passionale, su una realtà politica o geografica, intorno a un desiderio o ad un'ambizione, trapassa con improvvisa e funambolesca levità ad altri amori e ad altri interessi. Questo carattere che è più propriamente logico, contenutistico, si riflette anche nella veste formale, stilistica, linguistica, dove l'immaginazione del poeta si rivela frammentaria, corriva, irrequieta, stravagante, ma sempre attenta al fatto estetico; si pensi che anche nelle melodie con cui P. V. accompagna le canzoni - e molte di esse ebbero tanta fortuna che furono adattate da altri poeti ai propri componimenti - si palesa questa tecnica bizzarra, acrobatica, sempre personalissima.
Ediz. e bibl.: L'ediz. a cura di J. Anglade, Les poésies de P. V., Parigi 1913, 2ª ed., 1923; per i valori umani e lirici del trovatore, si veda S. Battaglia, La poesia di P. V., in Studj Romanzi, XXXIII (1933). Inoltre: S. Schopf, Beiträge zur Biographie und zur Chronologie der Lieder des Troubadours P. V., Breslavia 1887; G. Bertoni, Come fu che P. V. divenne imperatore, in Giorn. stor. d. lett. ital., LXV (1915), p. 45 segg.; F. Torraca, P. V. in Italia, in Studi di storia letteraria, Firenze 1922; G. Bertoni, I trovadori d'Italia, Modena 1915 (per il posto che P. V. occupa nei rapporti fra Provenza e Italia); N. Zingarelli, P. V. e le cose d'Italia, in Studi medievali, n. s., I (1928), p. 310 segg.; V. De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all'Italia, Roma 1931 (il vol. I contiene parecchie poesie di P. V. con ricco commento); V. Crescini, in Fragmenta Romanica.
Per la Vida, cfr. A. Smirnov, Contribution à l'étude de la vie provençale de P. V., in Romania, LVII (1928), pp. 261-66.