Peeping Tom
(GB 1960, L'occhio che uccide, colore, 109m); regia: Michael Powell; produzione: Michael Powell per Anglo-Amalgamated; sceneggiatura: Leo Marks; fotografia: Otto Heller; montaggio: Noreen Ackland; scenografia: Arthur Lawson; musica: Brian Easdale.
Mark Lewis è un giovane operatore cinematografico, timido e riservato, che nel tempo libero fa fotografie pornografiche per arrotondare il bilancio e, per passione, gira un proprio film. Quando era piccolo, il padre, un noto psichiatra, lo usava talvolta come cavia per i propri esperimenti sulla paura. Mark ne è rimasto talmente influenzato da essere ossessionato dal fascino dell'omicidio e dall'espressione di terrore che appare sul volto delle vittime. Il film che gira in segreto, in realtà, è la ripresa di una serie di omicidi. La sua prima vittima è una prostituta, che Mark uccide con una lama aguzza incorporata nel treppiede della sua macchina da presa. Nel frattempo, Mark incontra Helen Stephens, che con la madre cieca ha affittato una stanza nella sua casa. Nonostante l'istintiva diffidenza della madre verso Mark, Helen è attratta da lui e fa di tutto per fare amicizia. I due cominciano a uscire insieme. Sul set del film al quale sta lavorando come operatore, Mark incontra Vivian, una ballerina che fa la comparsa, e le offre di interpretare una parte nel suo film. Vivian accetta e Mark le dà appuntamento nello studio deserto, alla fine delle riprese. Qui la uccide, e la sua cinepresa si rivela dotata d'un ulteriore strumento: uno specchio deformante, nel quale la vittima si vede riflessa nel momento della morte. Mentre la polizia indaga, Mark si affeziona sempre di più a Helen. La ragazza, incuriosita dal film di Mark, una sera accende casualmente il proiettore e vede l'omicidio di Vivian. Mark ritorna a casa in quel momento e sfida Helen ad assistere a una delle sue riprese. Mentre sta attrezzando il set, si sente la sirena della polizia. Mark avvia la cinepresa sistemata sul cavalletto, accende il registratore su cui il padre aveva inciso le sue urla infantili e si suicida davanti a Helen gettandosi contro la lama dell'apparecchio.
Prodotto nel 1960 dalla Anglo-Amalgamated, una piccola compagnia inglese che a metà degli anni Cinquanta si dedicò all'horror sensazionalistico, scritto dal crittografo Leo Marks e diretto da Michael Powell (orfano ormai da tre anni dell'inseparabile Emeric Pressburger), Peeping Tom (che significa letteralmente 'il guardone') venne girato a tempo di record ("quattro minuti e mezzo di film al giorno", racconta Powell) e a basso budget. Capolavoro del cinema visionario e uno dei titoli più importanti nella storia del cinema britannico, è il film che sintetizza i legami tra orrore, pornografia, sado-masochismo, sessualità e il semplice atto del guardare e fare il cinema, che innalza la cultura bassa e il pulp a metafora di un'arte impura. Un operatore arrotonda lo stipendio facendo foto pornografiche per un giornalaio di Soho, e nel tempo libero gira un 'documentario' sulla morte e sul terrore rimandato dallo sguardo di chi si sta vedendo morire: già nella breve vita e nella morte folgorante di Mark Lewis ci sarebbe abbastanza per un trattato sul cinema. Ma Powell non si ferma qui, e dissemina il film di allusioni generali e specifiche al suo mestiere, di stoccate malevole al perbenismo dell'establishment inglese e, soprattutto, di riferimenti personali. Non solo veste il protagonista Carl Boehm con la giacca marroncina e il montgomery che sono stati una sua 'divisa' per tutta la vita, non solo fa interpretare la ballerina in cerca di fortuna a Moira Shearer (l'attrice che aveva dato vita alle sue fantasie più fastose, Red Shoes e The Tales of Hoffmann ‒ I racconti di Hoffmann, 1951, firmati insieme a Pressburger), ma interpreta egli stesso la parte del padre di Mark, che compare in uno dei filmini sulla paura gelosamente conservati dal protagonista, e fa interpretare la parte di Mark bambino al proprio figlio Columba. E tuttavia Powell sta al gioco dell'horror, e in particolare alle tipiche atmosfere Anglo-Amalgamated: utilizzo dell'Eastmancolor sfacciato, di grana grossa, riferimenti iconografici comuni ‒ Soho con la sua aria equivoca, le ragazze in baby-doll, il pressapochismo che domina il set dove si sta girando un film del terrore. Con intelligenza, sensibilità, autoironia e un grande coraggio, l'autore ritrova in un genere popolare, snobbato dalla critica perché volgare, le connessioni estreme con le radici culturali del suo paese e con il romanticismo gotico che aveva animato i suoi film degli anni Quaranta.
Vero campionario di auto-riflessione cinematografica, inesauribile e tortuoso come un labirinto di specchi, con gli anni Peeping Tom è diventato uno dei film più studiati e imitati della storia del cinema. Ma i critici dell'epoca si scatenarono. Michael Powell era sempre stato una figura eccentrica e fantasiosa, un regista adorato dal pubblico, ma a malapena digerito dai critici, per la sua capacità di andare al cuore della sensibilità britannica senza farsi scudo di presunzioni didascaliche. Peeping Tom diede loro l'occasione per fare i conti con l'autore. Giudizi virulenti e unanimi, che andavano da generiche accuse di volgarità e morbosità a stroncature come "film bestiale e disgustoso" o "l'unica maniera veramente soddisfacente di disporre di questo film sarebbe prenderlo con la paletta e buttarlo subito nel gabinetto più vicino. E anche così il puzzo rimarrebbe". Una cantonata e un'insensibilità storiche che entrano negli annali. La rivalutazione arrivò immediata dalla Francia, con l'articolo di Jean-Paul Torok su "Positif", cui seguirono poi molte altre analisi profonde ed entusiastiche. Ma la carriera di Michael Powell ne rimase praticamente distrutta.
Interpreti e personaggi: Carl Boehm (Mark Lewis), Anna Massey (Helen Stephens), Maxine Audley (Mrs. Stephens), Moira Shearer (Vivian), Esmond Knight (Arthur Baden), Michael Goodliffe (Don Jarvis), Shirley Anne Field (Diane Ashley), Bartlett Mullins (Mr. Peters), Jack Watson (ispettore Gregg), Nigel Davenport (sergente Miller), Pamela Green (Milly), Brenda Bruce (Dora), Miles Malleson (vecchio signore), Susan Travers (Lorraine), Michael Powell (padre di Mark), Columba Powell (Mark bambino).
J.-P. Torok, Le voyeur, in "Positif", n. 36, novembre 1960.
M. Caen, Les mille yeux du Dr. Lewis, in "Midi-minuit fantastique", n. 13, novembre 1965.
F. La Polla, Il terrore e lo sguardo, in "Cinema e cinema", n. 13, ottobre-dicembre 1977.
R. Durgnat, The man(iac) with the movie camera, in "Framework", n. 9, Winter 1978/79.
R. Humphries, 'Peeping Tom': voyeurism, the camera and the spectator, in "Film reader", n. 4, 1979.
W. Johnson, 'Peeping Tom': a second look, in "Film quarterly", n. 3, Spring 1980.
D. Thomson, Mark of the red death, in "Sight & Sound", n. 4, Autumn 1980.
F. Revault d'Alonnes, Le cinéma au stade du miroir, in "Cahiers du cinéma", n. 355, janvier 1984.
M. Powell, Leo Marks et Mark Lewis, in "Cinématographe", n. 102, juillet 1984.
J. Findley, Peeping Tom, in "Film comment", n. 3, May-June 1990.
I.J. Bick, The sight of difference, in "Persistence of vision", n. 10, 1993.
P. Wollen, Dying for Art, in "Sight & Sound", n. 12, December 1994.