ESPINOSA, Pedro
Scrittore spagnolo, nato nel 1578 in Antequera, morto il 21 ottobre 1650 in Sanlúcar de Barrameda. A Granata iniziò la sua attività letteraria; ma amareggiato dalla vita e disilluso dall'amore di una Crisalda (forse la poetessa Cristobalina Fernández de Alarcón), si ritirò all'età di ventotto anni nell'eremo della Maddalena, a sei miglia dalla sua patria, e poi, nel 1611, in quello della Virgen de Gracia in Archidona, dal quale passò come rettore del collegio di Sant'Ildefonso in Sanlúcar de Barrameda: quivi visse trentacinque anni dedicandosi ad opere devote.
Dei suoi scritti in prosa ricorderemo: El Perro y la Calentura (1625), che il Quevedo imitò nel Cuento de cuentos; e un libro ascetico, ch'ebbe larga diffusione, col titolo Espejo de cristal (1625). Come poeta l'E. mostra una singolare tendenza al culteranismo, specialmente nelle poesie religiose: forse andrebbe confuso nella turba dei petrarchisti, se non ci avesse lasciato la Fábula de Genil, un idillio descrittivo che è un vero gioiello per l'omogenea e levigata morbidezza della forma. Ma della notorietà che ha nella storia della letteratura spagnola l'E. va debitore alla Primera parte de las Flores de poetas ilustres (Valladolid 1605): non è una vera e propria antologia del secolo d'oro della letteratura spagnola, ma una raccolta di poesie particolarmente di quel gruppo di poeti granatini e antequerani che segna il passaggio dallo stile dell'Herrera alla prima maniera del Góngora. A certe omissioni inesplicabili, forse egli avrebbe ovviato in una seconda parte, che ordinò invece J. A. Calderón e che, pubblicata nel 1896 con la ristampa della prima dell'E., sebbene aggiunga poeti nuovi, in complesso è dedicata al medesimo gruppo poetico.
Ediz.: Obras, a cura di F. Rodríguez Marín, Madrid 1909; Flores de poetas ilustres de España, a cura di J. Quirós de los Ríos e F. Rodríguez Marín, Siviglia 1896, voll. 2.
Bibl.: F. Rodríguez Marín, P. E., Madrid 1907; P. Henríquez Ureña, Notas sobre P. E., in Rev. de filol. esp., IV (1017), p. 289 segg.