PEDIATRIA (dal gr. παῖς "fanciullo" e ἰατρεία "medicina")
È la scienza che si occupa della medicina infantile. Essa si può anche definire: lo studio della fisiopatologia dell'accrescimento (G. Mya), giacché in nessun altro periodo della vita la funzione della crescenza è tanto spiccata quanto nel bambino.
Bisogna risalire alle età piú remote per rintracciare le origini della medicina generale, e fra i precetti vetusti di questa non ne mancavano alcuni che riguardavano i bambini e le nutrici. Ma la storia propriamente detta della medicina infantile è abbastanza recente. C. Hennig fa osservare come il ritardo nello sviluppo di questa branca della medicina generale, che senza dubbio è una delle più importanti, deve essere attribuito a due fattori: in primo luogo agl'intimi rapporti esistenti fra madre e bambino durante il periodo dell'allattamento, cosicché per gran tempo la pediatria venne confusa e insieme trattata con l'ostetricia; in secondo luogo alle difficoltà che s'incontrano nell'esame del bambino malato, nel rilievo dei sintomi e nelle deduzioni terapeutiche. Si aggiunga che la storia dell'umanità dimostra come anticamente al bambino ben poco valore individuale e sociale venisse attribuito, e pertanto, non solo lo stato morboso, ma la vita stessa del piccolo essere veniva trascurata. In Grecia e in Roma, prima del cristianesimo, non veniva concessa al bambino alcuna protezione. Leggi e costumi si opponevano dunque alla protezione del bambino e lo studio delle malattie infantili era completamente trascurato. Alcune pratiche che si riferiscono alla salute del bambino lattante si trovano in embrione presso i medici egiziani, i più reputati nell'antichità sino al 500 a. C., poiché si frizionava sul seno delle nutrici il rimedio che doveva servire ai poppanti o lo si somministrava loro, e si consigliavano pratiche per aumentare la secrezione lattea; troviamo presso loro anche notizie sui vermi intestinali e sulla loro cura, sulle ostruzioni intestinali, sulla circoncisione. Precetti sull'alimentazione del neonato e del lattante e sull'educazione del bambino si rinvengono negli scritti dei medici indiani (1500-400 a. C.), i quali già raccomandavano di sottrarre i bambini alle epidemie. Scarse notizie pediatriche si possono rintracciare in quel tempo presso i Cinesi. Notevolissimi insegnamenti troviamo invece nello scritto d'Ippocrate: De natura pueri, il primo che tratti ex professo delle malattie dei bambini. Egli osservò già una maggiore mortalità dei bambini svezzati; trattò dei difetti congeniti e delle malformazioni, della dentizione, delle convulsioni, dell'angina difterica e del crup, dell'idrocele, della cistite e di molti altri argomenti pediatrici. Fra i postippocratici, Demostene scrisse sulle malattie dei bambini la prima opera dopo quella d'Ippocrate; e di quest'argomento si occupò in modo diffuso specie per quel che riguarda il neonato, Sorano da Efeso alla fine del sec. I d. C. Presso i Romani, Varrone scrisse sull'educazione dei bambini Crisippo sugli elminti; Aulo Celso per primo consigliò l'estirpazione delle tonsille e discusse sull'idrocefalo e su altri argomenti pediatrici. Fra i Greci, Galeno si occupò di varie manifestazioni morbose dei bambini e dettò criterî profilattici e terapeutici; Celio Aureliano insegnò la pratica della tracheotomia. Nell'età bizantina, Oribasio da Pergamo scrisse sulla scelta della nutrice; Aezio (epoca di Giustiniano I) parlò della ranula, dell'enuresi, dell'angina, e scrisse di terapia infantile; Alessandro Tralliano si occupò dei vermi intestinali; Paolo da Egina dettò importantissime nozioni pediatriche sull'allattamento, sulla dentizione, sugli esantemi, sull'eclampsia, su malformazioni anali e vaginali, su affezioni spasmodiche del bambino, sull'eczema. Presso gli Arabi già nel Corano si rinvengono alcuni precetti per l'allevamento del bambino. Quantunque anche fra loro lo studio delle malattie infantili fosse trascurato, purtuttavia si possono annoverare alcuni cultori della pediatria fra cui specialmente Rāzī; Avicenna, il quale trattò, per quanto in modo rudimentale, nel suo Canon medicinae anche di malattie infantili; ‛Alī ibn al-‛Abbas (morto nel 994) che si occupò anche di argomenti pediatrici, e il chirurgo infantile Abū'l-Qāsim. Vanno ricordate prima del sec. XVI le opere di Bagellardo da Fiume il quale pubblicò in Padova nel 1472 un Libellus de aegritudinibus infantum ac remediis. Un'altra opera pediatrica in tedesco di B. Metlinger, Das Regiment der Jungen Kinder pubblicata in Augusta nel 1473; e ancora un'opera di Cornelio Rollans da Malines nel 1483. A questi tre incunabuli fa seguito l'opera di Leonello Faventino de Victoriis, De aegritudinibus infantum tractatus (Ingolstadt 1544). Geronimo Mercuriale, professore a Bologna e poi a Padova, coetaneo di Vesalio, stampò in Venezia nel 1583 un trattato De morbis puerorum, in cui sono svolti varî argomenti pediatrici con dottrina e spirito critico. E per dire ancora dei più eminenti cultori dell'arte pediatrica del tempo: Antonio Benivieni, che descrisse malformazioni congenite e trattò di svariate affezioni morbose dell'infanzia; Pietro Pintor, il quale descrisse per la prim volta la lue nei bambini; G. Cortesi che scrisse sull'idrocefalo; Trunconio che compose l'opera De custodienda puerorum sanitate; F. Ingrassia che in Palermo descrisse per primo la scarlattina nel 1564; Sorano, che in Saragozza nel 1600 pubblicò un trattato di pediatria Método y orden decurar las enfermedad. de los niños; Ognibene Ferrari, che compilò l'opera pediatrica De arte medica infantium (Brescia 1577). Nel sec. XVI ancora A. Paré consigliò nei disturbi della dentizione l'incisione gengivale e insegnò come la lue potesse essere trasmessa per baliatico (eventualità già nota a Torello, 1497). Nel 1650 F. Glisson, rinomato professore all'Università di Cambridge, pubblicò in Londra la prima edizione del suo lavoro sul rachitismo (di cui fece una seconda edizione nel 1660), dal titolo De rachitide sive morbo puerili, qui vulgo the rickets dicitur, tractatus. Rosen von Rosenstein pubblicò nel 1764 un volume di 650 pagine in 28 capitoli, tradotto di poi in tutte le lingue principali, su argomenti pediatrici. T. Sydenham, rinomato epidemiologo del sec. XVII, descrisse malattie infantili diverse, e specialmente le contagiose e le diffusive, frequenti al suo tempo. Il 14 maggio 1796 L. Jenner praticò la prima vaccinazione contro il vaiolo. Di terapia infantile scrisse nel 1771 József Csapó de Tagyos, ungherese. Sul rachitismo riferì in modo notevole Wenzel Trnka, dell'università di Pest, nello stesso tempo. Giorgio Armstrong, pediatra di Londra, nel 1769 pubblicò un trattato sulle malattie dei bambini; e nel 1784 comparve l'importante opera pediatrica dell'inglese M. Underwood, Treatise on the diseases of children. Ma a ogni modo queste nozioni sull'allevamento e sulle malattie dei bambini non vanno ancora di pari passo con lo studio della medicina generale e della chirurgia dell'uomo adulto, a cui ogni cura veniva rivolta.
Il trionfo della dottrina cristiana nel Medioevo e le rinnovate vedute etico-religiose portarono al giusto riconoscimento del bambino e servirono a destare la pietà verso i piccoli sofferenti e a stimolare l'attività del medico per la loro protezione e la loro cura. La grande mortalità infantile incominciò a preoccupare vieppiù la mente dei medici e dei filantropi e si cercò di ovviare al male con lo studio migliore delle malattie dei bambini e con la fondazione degli ospedali infantili. Lo sviluppo della pediatria infatti va di pari passo, si può dire, con la storia di queste provvide istituzioni, e al loro incremento dobbiamo l'odierno magnifico svolgimento della medicina infantile.
Già per opera della Chiesa, fin dal sec. IV sorsero orfanotrofî e brefotrofî, di cui i primi in Oriente. In Occidente il primo sembra quello fondato in Milano nel 787 dall'arciprete Dateo. L'assistenza agli esposti e ai bambini malati ebbe di poi maggiore, per quanto contrastato, incremento, che culminò con l'opera di S. Vincenzo de' Paoli (1576-1660). Fu nel 1769 in Londra fondato dall'Armstrong il primo dispensario per bambini malati. Alla fine del sec. XVIII l'Accademia delle Scienze di Parigi era stata incaricata di esaminare la proposta di trasformazione dell'Hôtel-Dieu, e J.-R. Tenon propose di provvedere alla spedalizzazione dei bambini con sale speciali. Il 17 floreale dell'anno X della repubblica francese (7 maggio 1802) si destinò il primo ospedale in Europa per bambini dai 2 ai 15 anni nella sede della Maison de l'Enfant-Jésus in via de Sèvres a Parigi. In Italia il primo ospedale infantile fu quello detto del "Bambin Gesù" in Roma fondato nel 1869. Criterî di doverosa carità e di sana economia nazionale hanno di poi insegnato sempre più come l'allevamento e la cura del bambino malato siano compiti tra i più vitali per l'interesse morale e materiale di una nazione, e come quei bambini i quali, per difetto di cure fisiche e morali, crescono invalidi, siano di peso alla società.
Si venne così maggiormente diffondendo in ogni nazione lo studio della pediatria, e si allargò il suo campo con l'indagare anche ogni problema collaterale, che si connette con la fisiopatologia, con la clinica, con la terapia del bambino malato. Pertanto, se scorriamo la storia della pediatria attraverso gli ultimi tempi, troviamo molti uomini illustri che coltivarono questa disciplina; l'elenco dei quali non può qui neppure sommariamente essere fatto, per quanto utilmente dimostrerebbe come giustamente e rapidamente sia progredito nella mente degli scienziati il concetto di curare e coltivare l'uomo fin dalla prima età. Basterà qui citare, eminenti fra gli illustri, solo pochi nomi della vasta, benemerita schiera, quali quelli di P. Bretonneau, di R. Trousseau, di E. Roger, di P. Parrot, di E. Barthez, di F. Rillier, di E. Bouchut, di S. West, di C. Gerhardt, di E. Henoch, di O. Soltmann, di Ph. Biedert, di A. Baginsky, di N. Filatow, di O. Dwyer, di H. Soxhlet, di F. Escherich e in Italia, fra i primi, di F. Fede, di C. Cervesato, di C. Mya, di L. Concetti, per far rilevare quali maestri vanti la disciplina pediatrica.
Attualmente la pediatria va intesa anche come scienza sociale, poiché studia e si oppone alla grave minaccia della mortalità infantile ancora alta e causa principale dello spopolamento degli stati moderni; essa si occupa della prevenzione delle malattie infantili e studia particolarmente i problemi connessi alla nutrizione del bambino. Si può dire pertanto che gloriosa caratteristica del nostro secolo è l'amore e il culto per il bambino che sono penetrati nella mente e nel cuore del legislatore, del filantropo, del pedagogo, dell'antropologo, dello psicologo. L'insegnamento della pediatria fu per primo introdotto da S. Rosenstein in Svezia. Da prima contrastato e trascurato, veniva impartito in modo saltuario e complementare dal medico generale; solo negli ultimi anni del sec. XIX entrò a far parte dell'insegnamento ufficiale. In Italia le prime cattedre di pediatria furono istituite in Padova nel 1882 e di poi in Napoli nel 1886. Ora in ogni nazione, si può dire, la pediatria fa parte del programma obbligatorio dell'insegnamento della medicina. Sorsero anche, allo scopo di coltivare meglio e diffondere la medicina infantile, società pediatriche, la prima delle quali fu creata nel 1887 come sezione dell'accademia di medicina di New York; e si fondarono periodici che si occupano esclusivamente delle malattie del bambino.
Pochi rami della medicina sentono il bisogno di giovarsi dei progressi delle scienze biologiche quanto la pediatria. Non già la diversità delle cause morbose, ma quella del terreno su cui queste s'impiantano, imprimono la fisionomia particolare alle malattie dell'infanzia, poiché variabili sono nelle singole età della vita del bambino le predisposizioni morbose. Il fatto dell'essere il bambino in periodo di progressivo sviluppo porta alla conseguenza che la malattia turba in esso non soltanto lo stato presente e la funzione di un organo o di tutto l'organismo, ma porta anche a conseguenze sullo sviluppo e sull'attività futura dell'uno e dell'altro. Un adulto che conservi il proprio peso è in genere sano, un bambino che non cresca in modo regolare è sempre malato. I bambini si ammalano più spesso che gli adulti, tantoché essi rappresentano un terzo di tutti i malati; e tanto gravi ne sono le malattie che di cinque bambini uno ne muore entro il primo anno di vita, e uno su tre prima della fine del quinto anno.
Nelle malattie acute le reazioni organiche sono in genere nel bambino più vive e più diffuse. Con maggiore facilità le malattie infettive si generalizzano e le infezioni e le intossicazioni croniche dànno luogo, per le particolarità anatomo-fisiologiche del bambino, a sindromi del tutto particolari.
Il genere speciale della nutrizione nella prima infanzia, da cui non si può derogare, porta alla necessità di conoscenze speciali, di cui si occupa una parte della pediatria, e questo stato predispone a malattie dell'apparato gastro-intestinale, specie del lattante. Per cui in tale epoca della vita, maggiormente che in altre, l'equilibrio fisiologico è instabile, e cause minime sono sufficienti a turbare la lotta fra l'organismo e l'ambiente esterno.
Il pediatra ha pertanto bisogno di conoscere, oltreché la medicina generale, le peculiari condizioni anatomiche e fisiologiche delle varie età del bambino; a lui l'esperienza pratica e l'attitudine clinica sono maggiormente necessarie per le continue variazioni organiche e funzionali del malato, il quale non sa esprimere i suoi mali o lo sa imperfettamente, e le stesse reazioni dei suoi organi sofferenti sono ingannatrici. Ne viene poi che la prognosi e la cura dei bambini malati presenta particolari difficoltà, e il pediatra deve tener anche conto della variabile reazione del bambino malato di fronte ai diversi mezzi terapeutici.
Bibl.: M. Underwood, Treatise on the disease of Children, Londra 1784; E. Barthez e F. Rilliet, Traité clinique et pratique des maladies des enfants, 2ª ed., Parigi 1853; C. Gerhardt, Lehrbuch der Kinderkrankheiten, 4ª ed., Tubinga 1881; M. Pfaundler e A. Schlossmann, Handbuch der Kinderheilkunde, Berlino 1931.
Chirurgia infantile.
La chirurgia infantile si occupa dei malati colpiti da affezioni che rientrano nel dominio della chirurgia in quel periodo della vita che va dalla nascita all'inizio della pubertà. In tale epoca le manifestazioni morbose sono influenzate, ora in senso favorevole, ora in senso dannoso, dal fenomeno fisiologico dell'accrescimento.
La chirurgia infantile ha, dal punto di vista chirurgico, il compito medesimo che in medicina viene ormai da tutti riconosciuto alla pediatria; si potrebbe perciò chiamare anche pediatria chirurgica. Ma si deve riconoscere che la pediatria, in confronto della chirurgia infantile, ha un compito assai più vasto, perché non cura solo il bambino ammalato, ma si occupa, con straordinario vantaggio della stirpe, della profilassi e dell'igiene nel campo dell'allattamemo. Se la chirurgia infantile trattasse di tutte le affezioni morbose, congenite e acquisite che si osservano durante l'accrescimento, avrebbe un campo d'azione vastissimo; per ragioni d'ordine pratico, scientifico e didattico, s'è convenuto di considerare a parte, nell'ortopedia, le malattie dell'apparecchio locomotore, insieme con le medesime affezioni dell'adulto; e nell'otoiatria, oculistica, dermatologia le affezioni spettanti a ciascuna di queste specialità.
In Italia la chirurgia infantile che ha ospedali o reparti di ospedali pediatrici a sé, non è entrata nell'insegnamento ufficiale, ma è compresa nella clinica chirurgica generale.
Le origini della chirurgia infantile si confondono con quelle della chirurgia generale e dell'ortopedia: lo stesso padre della medicina, Ippocrate, parla dell'idrocefalia; Abū l-Qāsim si occupa della tracheotomia, che ritiene inutile quando il processo infettivo s'è diffuso ai bronchi.
Che ortopedia e chirurgia infantile abbiano proceduto di pari passo e si siano staccate contemporaneamente dalla chirurgia generale, è provato dal fatto che il primo trattato di ortopedia, quello di N. Andry (1721), tratta di tutte le deformità dei fanciulli, congenite e acquisite, e di tutte le malattie che rientrano nel campo chirurgico. Nel secolo XIX compaiono i trattati di T. Holmes e J. C. Forster (1860) in Inghilterra, quello di Saint-Germain (1884) in Francia. Gli ospedali che, nel sec. XVIII o ai primi del XIX accoglievano i bambini, erano per lo più ricoveri, ove si ammettevano gli esposti. Nel vecchio ospedale dei bambini del Quai de Paludate, di Bordeaux si ricevevano prima i mendicanti e gli esposti, poi, dal V anno della repubblica i soli esposti. Da questo primo nucleo è derivato il magnifico ospedale dei tempi nostri, che ha il privilegio di essere stato la culla della chirurgia infantile in Europa.
La stessa origine hanno avuto gli ospedali infantili in Italia, nati nei reparti secondarî degli ospedali generali, come ricoveri per i mendicanti e per gli esposti, o come infermerie ostetriche; in essi veniva praticato qualche raro intervento chirurgico: per lo più la tracheotomia d'urgenza, o l'operazione dell'empiema.
Con il progredire della chirurgia generale s'è sentita la necessità di dare una migliore assistenza ai bambini e così, accanto ai reparti medici di pediatria, sono sorti quelli di chirurgia.
Tra gli ospedali italiani meritano di essere ricordati, per gloriosa tradizione chirurgica, per ampiezza e modernità d'impianti, per numero di ammalati, l'Ospedale Regina Margherita di Torino, il Duchessa Galliera e il Gerolamo Gaslini di Genova, la divisione infantile dell'Ospedale di Venezia, l'Ospedale dei bambini di Brescia, l'Alessandri di Verona, il Mayer di Firenze, il Bambino Gesù di Roma, l'Ospedale dei bambini e il Lina Ravaschi di Napoli, l'Ospedale dei bambini di Palermo.
In un ospedale pediatrico moderno dovrebbe trovarsi sempre un reparto di chirurgia e uno di medicina, con un numero di letti di un terzo almeno superiore per la medicina. La vicinanza tra i due reparti è necessaria per lo scambio dei malati e per la consulenza tra sanitarî.
Nella sezione chirurgica bisogna tener separate le sale degl'infermi e le camere operatorie per forme settiche e asettiche. Inoltre i ricoverati debbono essere divisi per età: in un reparto i lattanti, in altro i bambini di ambedue i sessi fino a cinque anni, e separatamente i maschi e le femmine di età maggiore. Le sale per i bambini debbono essere gaie, ampie, bene illuminate, bene aerate, comunicanti con giardini e terrazze per l'elioterapia e con sale di ricreazione.
La sala operatoria deve avere un tavolo da operazioni piccolo, semplice, ma sollevabile col sistema della pompa a olio come, per es., il tipo Donati, modello piccolo. Gli strumenti chirurgici che servono per operare i bambini hanno anelli e manici uguali a quelli degli strumenti usati in chirurgia generale, ma è ridotta la misura della parte che taglia, che afferra, che stringe.
Bisogna inoltre poter disporre di altri locali per la confezione degli apparecchi gessati, per la chinesiterapia, per la ginnastica generale e respiratoria, per l'attinoterapia, elettroterapia, elettrodiagnosi, per gl'impianti radiologici, per le altre eventuali applicazioni di terapia fisica, per gli esami chimici, sierologici, batteriologici.
I progressi compiuti dalla chirurgia infantile negli ultimi venti anni hanno seguito quelli della chirurgia generale, giovandosi ugualmente delle scoperte e dei perfezionamenti dell'asepsi, della tecnica chirurgica, della radiologia, dei metodi di ricerche, della terapia. Appaiono evidenti tali progressi dai risultati che si ottengono nella cura dei piccoli pazienti secondo le statistiche che vengono pubblicate nei trattati speciali e nei giornali di chirurgia.
Fra i trattati moderni ricordiamo quello di A. Broca, vera enciclopedia della materia, di E. Kirmisson, di L. Ombrédanne, di H. Spitzy.
In chirurgia infantile ha grande importanza la scelta del momento nel quale s'interviene; il neonato sopporta meglio un intervento, anche lungo, entro le prime 24 ore dalla nascita, che dopo. Durante il periodo dell'allattamento, la resistenza alle operazioni, pur variando notevolmente da soggetto a soggetto, è minore di quella che presentano i bambini già svezzati. Quelli allattati al seno materno sono più resistenti di quelli allattati artificialmente; è un pregiudizio che siano meno resistenti durante la dentizione.
Il modo di reagire del bambino agl'interventi è differente da quello dell'adulto e non è raro il veder morire di sincope un operato che pareva dovesse tollerare bene un intervento semplice e rapido, per esempio per ernia, o per labbro leporino. Per evitare, nella misura del possibile, simili accidenti, occorre operare rapidamente, non traumatizzare i tessuti, evitare le perdite di sangue. Le operazioni peggio tollerate sono le laparatomie. Il giorno seguente all'intervento si hanno di solito elevazioni di temperatura, che possono raggiungere i 40° e che cessano rapidamente. Poiché i bambini non sanno accusare i disturbi che sentono, s'impone una scrupolosa sorveglianza dopo qualsiasi operazione. Non è raro, per esempio, che insorgano fatti di anemia acuta in operati di labbro leporino, che succhiano la parte cruentata e inghiottono il sangue.
Così pure è necessario fissare bene le fasciature per evitare che i piccoli pazienti irrequieti le strappino, o v'introducano sotto le mani; in molti casi si ricorre alla legatura delle braccia, in modo da non cagionare fastidio né compressioni dannose. Negli operati al ventre o agli arti inferiori si ricorre a particolari artifici perché feci e urine non imbrattino le ferite.
Un tempo per interventi di qualche importanza si ricorreva esclusivamente all'anestesia con etere o cloroformio; attualmente si adoperano tanto gli anestetici generali (etere o cloruro di etile) quanto quelli locali (novocaina o tutocaina).
Per gl'interventi di lunga durata l'etere somministrato a gocce alternato con larghe inalazioni di ossigeno, sorvegliato nell'azione, rappresenta l'ideale degli anestetici; le temute polmoniti da etere sono diventate rarissime, e la mortalità s'è ridotta a cifre insignificanti.
Per interventi brevi (riduzione di fratture, lussazioni, incisione di flemmoni, ecc.), il cloruro di etile costituisce un anestetico generale di uso facile e privo di pericoli. È stato pubblicato qualche caso di apnea transitoria o di arresto di cuore, vinto dalle iniezioni intracardiache di adrenalina.
Per evitare il dolore e i movimenti inconsulti del piccolo paziente, l'anestesia locale che sembrava bandita dalla chirurgia infantile dà ottimi risultati, purché si usino particolari cautele. Invece si esclude in via assoluta l'anestesia per puntura lombare per i numerosi inconvenienti a cui può dare luogo.
Certamente si modificheranno ancora gli attuali concetti sull'anestesia, come si sono modificati dal tempo in cui si facevano discussioni senza fine pro e contro l'uso del cloroformio nel bambino.
Da un punto di vista generale possiamo considerare come interventi di urgenza quelli che sono richiesti da determinate anomalie congenite e da particolari processi di natura infiammatoria o traumatica, casi cioè nei quali l'operazione non è dilazionabile, ma necessaria per poter conservare in vita il paziente, e in ogni modo è l'unico tentativo di cura. Tra le anomalie congenite ricordiamo: la stenosi del piloro e l'imperforazione dell'ano; tra le malattie acquisite: l'appendicite acuta, la perforazione intestinale, l'invaginazione intestinale, l'ernia strozzata, la mastoidite acuta, il crup, le fratture esposte, le lussazioni.
Per la buona riuscita di un intervento chirurgico in tali circostanze è necessario che la diagnosi sia fatta esattamente e in tempo, perché le forze del bambino si esauriscono rapidamente, e ogni ora che si perde rende più grave la prognosi. Nell'adulto la diagnosi riesce di solito più facile perché possiamo avere l'aiuto dei sintomi soggettivi: invece nel bambino, che non sa accusare quello che sente, si deve aguzzare l'osservazione, se non si vuole cadere in errore. Capita qualche volta di dover operare di imperforazione anale un neonato dopo due, tre giorni, perché né la madre, né la levatrice s'erano accorte prima dell'imperfezione.
Oltre alle operazioni d'urgenza, molto numerose sono quelle che hanno per scopo la cura di lesioni, che possono manifestarsi nelle varie regioni anatomiche.
Ricordiamo nel sistema vascolare gli angiomi (v.), che sono volgarmente conosciuti col nome di macchie di vino; in genere non hanno altra importanza che quella estetica, specialmente quando si trovano sulla faccia, ma qualche volta gli angiomi erettili tendono a ingrandirsi in profondità e in superficie. L'elettrolisi, la neve carbonica, il termocauterio si possono impiegare tutte le volte che non si può fare l'asportazione in uno o più tempi, come negli angiomi che occupano tutto il labbro; la radioterapia può dare ottimi risultati, ma l'asportazione chirurgica, quando è possibile, dà una guarigione più stabile e non importa danni estetici perché produce una cicatrice minima.
I linfangiomi congeniti di solito occupano la regione del collo e possono assumere un volume enorme, sorpassando in dimensioni la testa del bambino e dare fenomeni di compressione. L'asportazione completa riesce difficile, lunga e male tollerata; si può, invece, praticare l'estirpazione in più tempi.
Nel cranio sono da considerare i cefaloematomi (stravasi sanguigni tra osso parietale e periostio), che possono prestarsi a confusione con gli encefaloceli o con le fratture ostetriche. Nelle fratture con infossamento si riesce a ottenere la guarigione con la trapanazione (in anestesia locale) e il sollevamento del tavolato.
Le fratture del cranio, assai frequenti dopo la nascita, sono rappresentate da fessure della vòlta, da distacco delle suture, da infossamenti; hanno generalmente un decorso assai più benigno di quanto non si verifichi nell'adulto. I tumori del cranio non si osservano che raramente nel bambino; il loro studio non differisce da quello per gli adulti, ma la tecnica operatoria nel bambino è più complessa e i successi assai più rari.
Nel rachide ricordiamo, tra le malformazioni, la spina bifida, che interessa tanto il chirurgo quanto l'ortopedico per i disturbi che cagiona negli arti inferiori; la distinzione dei diversi tipi anatomici ha grande valore per la cura e la prognosi. Nonostante i progressi compiuti nello studio di questa grave deformità nulla si può tentare contro i fenomeni distrofici, paralitici, contro i disturbi degli sfinteri. L'estirpazione del tumore e la plastica della fessura riescono bene, però dal mielomeningocele possono derivare fenomeni d'idrocefalia. Molto s'è ottenuto dalla radiografia nella diagnosi e nella cura dei disturbi dipendenti da spina bifida latente. Notevole interesse presentano le cisti congenite sacro-coccigee, che possono contenere tessuto osseo, cartilagineo, peli, ecc.
Grandi progressi si sono compiuti nella cura delle malformazioni della faccia. Il coloboma (fessura che riunisce la bocca con l'orbita) e più ancora il labbro leporino (fessura che divide in due parti il labbro superiore) sono suscettibili di cura, con risultati talora sorprendenti nella riduzione della deformità. Le operazioni di labbro leporino, semplice o doppio, le operazioni di ricostruzione del margine gengivale, del palato duro o molle (uranostafilorrafia) si possono eseguire fin dai primi giorni di vita e dànno ottimi risultati; spesso però residuano difetti di pronunzia.
Altre operazioni estetiche sul naso, sulle orecchie dànno risultati che soltanto pochi anni fa non si sarebbero potuti sperare: ricordiamo quelle che si eseguono per il naso a sella, le deviazioni del naso da frattura, lo sviluppo eccessivo o deficiente del lobulo o delle pinne, il naso a gobba, le orecchie ad ansa, le orecchie saldate, l'assenza parziale o totale del padiglione.
Nelle malattie delle vie aeree, lasciando da parte le affezioni della laringe e della trachea che rientrano nella specialità otorinolaringoiatrica, si debbono ricordare le pleuriti purulente del bambino e più particolarmente gli empiemi metapneumonici, ossia quelle raccolte purulente della pleura che si possono formare dopo un attacco di polmonite. Raramente è sufficiente la semplice puntura ripetuta, che può far perdere un tempo prezioso; il più delle volte basta la pleurotomia senza resezione costale, ma quando il drenaggio non può essere stabilito in modo perfetto per la presenza di grossi coaguli di fibrina, si asporta, in anestesia locale, un breve tratto di costola. Trattasi di operazione rapida, priva di pericoli, che non aggrava in modo alcuno il prognostico.
Tra le ernie tiene il primo posto l'ernia inguinale congenita. Vi è chi segue il metodo classico di cura alla Bassini, come si pratica nell'adulto, e chi non fa che una ricostruzione assai sommaria e rapida della parete. Anche nel bambino il metodo Bassini può essere eseguito in pochi minuti, senza perdita di sangue, senza complicare o rendere più pericoloso l'intervento. Lo strozzamento erniario, frequente nel lattante, diventa raro dopo i due anni; può essere ridotto o curato chirurgicamente, se la diagnosi viene fatta in tempo.
Tra le malattie e le malformazioni del testicolo e dei suoi involucri ricordiamo l'ectopia testicolare, la torsione del testicolo, l'idrocele del canale peritoneo-vaginale e della vaginale del testicolo, che si curano chirurgicamente con ottimi risultati.
Nell'addome la stenosi del piloro, o più esattamente l'ipertrofia muscolare del piloro, affezione rara, non è sempre di facile diagnosi, perché il vomito che cagiona può venire attribuito a cause disparate. Invece della divulsione pilorica proposta dal Loreta, si ricorre alla plastica proposta da Rammstedt-Fredet, consistente nell'incisione della muscolare, rispettando la mucosa.
Pochi capitoli della patologia hanno suscitato tante discussioni come quello dell'appendicite. Tutto quanto s'è scritto per l'adulto vale anche per il bambino. In chirurgia infantile si segue la norma di operare tutti i casi diagnosticati con certezza, se non sono trascorse le prime 36 ore. Trascorso tale termine, l'astensione è indicata in quei soli casi che presentano un decorso assolutamente benigno; si vigila attentamente il decorso della malattia e si opera d'urgenza qualora insorgano complicanze. In caso contrario s'interviene d'urgenza, in anestesia locale.
L'invaginazione intestinale, è affezione caratteristica del lattante, dai 4 agli 8 mesi. È facile da diagnosticare quando se ne conoscano esattamente i sintomi; ma può essere confusa con affezioni banali del lattante. Il risultato della disinvaginazione chirurgica dipende essenzialmente dalla precocità della diagnosi; i bambini operati entro le prime 24 ore si salvano nel 60-70% dei casi.
Nelle malattie del rene la cura chirurgica ha un campo d'azione assai più limitato che nell'adulto. Gli stessi metodi d'indagine urologica raramente sono applicabili nel bambino. Si può dire che tutta la chirurgia renale si riduca alla cura della calcolosi, dell'idronefrosi, del sarcoma del rene.
La vescica del bambino può presentare fatti infiammatorî primitivi o secondarî, può essere sede di polipi o di calcoli.
Un problema che ancora attende di essere risolto è quello che riguarda la cura dell'estrofia della vescica. Essa consiste nell'apertura della vescica nella parete addominale che è aplasica, come lo è la parete vescicale anteriore. Si tratta d'affezione congenita estremamente rara, ribelle al maggior numero dei tentativi di cura. I migliori risultati sembra che si ottengano con l'impianto degli ureteri nell'intestino e con l'asportazione della vescica rudimentale.
Tra le malattie degli organi genitali maschili ricordiamo la fimosi (v.), l'ipospadia (v.), l'epispadia (v.).
Bibl.: E. Kirmisson, Maladies chirurgicales d'origine congénitale, Parigi 1898; id., Les difformités acquisies de l'appareil locomoteur pendant l'enfance et l'adolescence, ivi 1902; L. Ombrédanne, Technique chirurgicale infantile, ivi 1912; A. Broca, Chirurgie infantile, ivi 1914; L. Ombrédance, Chirurgie infantile, ivi 1923; M. Fèvre, Chirurgie infantile d'urgence, ivi 1933.