PEDAGOGO (παιδαγωγός)
In Grecia il fanciullo nei primi suoi anni era educato nel gineceo, sotto la sorveglianza della madre o della nutrice. All'età circa di sette anni il fanciullo era sottratto alla diretta educazione materna per passare sotto la ferula di un pedagogo (παιδαγωγός) o istitutore. La funzione di questo consisteva principalmente nell'accompagnare il padroncino alla scuola, portandone i libri e le tavolette, alla palestra, al passeggio, nonché al teatro. A giudicare da alcune pitture vascolari sembra che il pedagogo non lasciasse il giovanetto durante le lezioni, ma vi assistesse con lui. È certo che, avendo più o meno un certo grado di cultura, faceva ripetere le lezioni in casa al giovane studente e lo correggeva negli errori. Compito importante del pedagogo era il vigilare che il pupillo tenesse un buon contegno per la strada. In ogni occasione doveva riprendere il fanciullo ed inculcargli poco a poco le regole di buona creanza. Insomma, da buon precettore, doveva insensibilmente formare del giovane un perfetto gentiluomo. Non si può escludere che il pedagogo avesse anche il diritto di dare correzioni corporali. In pratica tutto questo rigorismo difficilmente otteneva l'effetto che si attendeva, a causa specialmente del sistema di scelta e di elezione del pedagogo. Questi doveva essere di condizione servile e per lo più si assumeva un ecchio servo inabile al lavoro e, se ancora in età giovanile, non altrimenti redditizio per aver qualche difetto fisico.
Il tipo caratteristico del pedagogo è dato da numerose rappresentanze in specie nei vasi e nelle statuette fittili greche. In generale è espresso dalla figura di un vecchio calvo, dalla barba incolta, vestito della corta tunica servile manicata, del mantello di stoffa spessa e vellosa, con calzari alti allacciati. Ha per lo più in mano un bastone ricurvo. Più noti sono, così raffigurati, i pedagoghi che sempre accompagnano le figurazioni dei Niobidi e dei figli di Medea. Questo tipo offerto dalle manifestazioni artistiche è certamente convenzionale e forse desunto dal tipo comico del pedagogo; effettivamente i pedagoghi dovevano vestire presso a poco come gli uomini liberi.
A Roma il pedagogo vero e proprio apparisce, con altri portati della civiltà greca, nel sec. I a. C. In precedenza i giovanetti erano affidati alle cure di un servo o di un liberto fidato e affezionato. Col raffinarsi dei costumi s'intese nell'alta società la necessità di porre presso i fanciulli un pedagogo (paedagogus) greco, anche allo scopo di fare apprendere fin dalla tenera età ai piccoli Romani la lingua greca, tanto usata nel mondo elegante.
Il pedagogo assisteva il giovanetto fino a che questi indossava la toga virile, cioè fino ai 17 anni.
Sotto l'impero con la voce paedagogus s'indicò anche il direttore di una di quelle speciali scuole dette paedagogia, nelle quali si addestravano i giovanetti di stato servile, destinati all'ufficio di paggi o di favoriti presso le grandi famiglie.
Bibl.: J. Marquardt, Das Privatleben der Römer, I, 2ª ed., Lipsia 1886, pp. 112, 120, 158; W. Becker-H. Göll, Gallus, II, Berlino 1880-1882, p. 80 segg.; Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, p. 1048 segg.; O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, IV, p. 273 segg.