PECILE (στοὰ ποικίλη V portico variopinto)
Fu così chiamato, verso la metà del secolo V a. C., uno dei portici dell'agorà di Atene, quando, decorato dai pittori Polignoto, Micone e Paneno (Plin., Nat. Hist., XX-XV, 59; Paus., I, 15, 16; Schol. Arist., Lys., 679) con scene illustranti le gesta attiche, divenne il più ammirato gioiello della pittura del tempo. Tale portico sembra sia stato anteriormente chiamato Πεισιανάκτειος, (o, secondo Plutarco, Cim., 4: Πλησιανάκτειος), ma gli studiosi non sono d'accordo sul perché di tale denominazione. I più pensano a un Peisianatte, cognato di Cimone, che avrebbe costruito o riattato il portico; E. Curtius lo collega al nome dell'architetto, d'altronde sconosciuto, che l'avrebbe creato (Stor. greca, trad. it., II, p. 294); C. Robert al nome del presidente della commissione preposta alla costruzione (in Hermes, XXV, p. 422). Il portico era vicino alla Stoà Basileĩos e all'antica strada che veniva dal Dipylon, e non lungi dall'altra grande strada delle Erme. L'edificio era chiuso da tre parti, e aveva sul davanti una fila di colonne. Nella parete di fondo era dipinta la presa di Troia, sulle due laterali il combattimento di Teseo contro le Amazzoni e la battaglia di Maratona.
Da questa stoà, dov'erano soliti riunirsi alcuni filosofi, trasse il nome la filosofia stoica, creata da Zenone di Cizico.
Pecile è chiamato, ma senza alcuna sicura ragione, un grande piazzale porticato della Villa di Adriano a Tivoli.
Bibl.: A. Reinach, in Recueil Milliet, I, p. 136; A. Springer-C. Ricci-A. Della Seta, St. dell'arte, 3ª ed., I, Bergamo 1927; F. Fornari, in Ausonia, IX, 1919, p. 115. V. anche atene.