PEARL
. Poema scritto in inglese medio nella seconda metà del Trecento: consiste di 101 strofe, ciascuna di dodici versi di quattro accenti, rimati ab, ab, ab, ab, bc, bc. Il poeta fa uso dell'allitterazione oltre che della rima, e distribuisce le sue strofe in gruppi di cinque (in un caso di sei), internamente legati dal ricorrere dell'ultimo verso della prima strofa nelle altre quattro a guisa di ritornello, mentre il primo verso d'ogni strofa riprende l'ultima parola della precedente. S'ignora il nome del poeta, ma gli si attribuiscono anche gli altri poemi contenuti nel codice (ms. Cotton Nero Ax, nel British Museum) illustrato della fine del Trecento o principio del Quattrocento, che contiene Pearl, e cioè: Cleanness, Patience e Sir Gascayne and the Green Knight. Il comune dialetto permette d'inferire che il poeta fosse oriundo del Lancashire o adiacenze settentrionali.
Pearl è la figlioletta unica dell'autore, mortagli quando non aveva ancora compiuto due anni (probabilmente il suo nome era Margery o Marguerite: margarita = perla). Mentre vaga sconsolato nel giardino ov'è la piccola tomba, il poeta ha la visione d'un fiume, al di là del quale si trova il Paradiso. Lì egli scorge una fanciulla seduta a piè d'una roccia di cristallo, biancovestita e coronata di perle: in essa egli riconosce la figlia, cresciuta di statura e di sapienza, che lo rimprovera dolcemente di compiangere lei che s'è beata. Ella gli spiega il mistero della sua trasfigurazione e dà al padre una visione della Gerusalemme Celeste, conducendolo a tal uopo alla sorgente del fiume: colà egli vede una mirabile processione di vergini bianco vestite che circondano il divino Agnello. Ma il poeta è sempre rimasto sulla riva opposta: quand'egli tenta di passare il fiume per raggiungere la sua diletta, si risveglia nel cimitero. Malgrado gli evidenti imprestiti dalla Bibbia (specie dall'Apocalisse) e il tono qua e là didattico, il poema spira freschezza di sentimento e di fantasia. Per il soggetto si può paragonare agli ultimi canti del Purgatorio dantesco, e all'elegia del Boccaccio in morte della figlioletta Violante, Olympia.
Ed. a cura di I. Gollancz, con versione moderna a fronte (1891); ristampa con Olympia, Londra 1921. Altra versione in inglese moderno (in versi), con saggio introduttivo, di Stanley Pernsik Chase, Oxford 1932; C. O. Chapman, The Authorship of the ‛Pearl', in Publications of the Mod. Language Association of America, giugno 1932 (XI-VII); E. V. Gordon, e C. T. Onions, Notes on the text and interpretation of ‛Pearl', in Medium Ævum, settembre 1932.