peak oil
<pìik òil> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Livello massimo di produzione ricavato da un giacimento di idrocarburi, o da un insieme di giacimenti che costituisce un sistema, ottenuto all'incirca quando il 50% della risorsa complessiva è stato già estratto. Secondo la teoria di Hubbert, anche detta del picco di Hubbert, il raggiungimento di questa condizione costituisce l'inizio del declino della produzione. La previsione di esaurimento delle riserve petrolifere, oggetto di lunghe e aspre controversie per le implicazioni economiche e geopolitiche, è spesso collegata al modello messo a punto negli anni Cinquanta del 20° sec. da Marion K. Hubbert. Egli aveva ipotizzato, sulla base delle conoscenze geologiche disponibili, che la produzione di idrocarburi nel tempo seguisse una curva di distribuzione a campana (gaussiana) e che l’inizio del declino della produzione per i giacimenti dell’America Settentrionale si sarebbe verificato negli anni Settanta del 20° secolo. Questa ipotesi, in linea di principio estendibile a qualunque risorsa mineraria, si è dimostrata attendibile per la produzione nordamericana di petrolio convenzionale, escludendo i giacimenti in Alaska e quelli offshore di mare profondo.
I vincoli del modello di Hubbert. ‒ Nel caso di una risorsa quantitativamente finita, distribuita in giacimenti numerosi e in presenza di molteplici compagnie minerarie atte ad esplorali e coltivarli, come è per i combustibili fossili, lo sfruttamento della risorsa, analizzato per anno sia dalle scoperte sia dalla produzione, si può considerare una variabile aleatoria che si distribuisce statisticamente secondo il teorema del limite centrale. Le curve descrittive, per es. dei barili scoperti e/o prodotti per anno, sono approssimabili alla curva di Gauss. La curva di produzione rappresenta quattro fasi distinte: inizialmente, quando la risorsa è abbondante, la crescita della domanda può essere sostenuta da una produzione in aumento, con tassi in corso di sviluppo più elevati; in prossimità e prima del massimo assoluto della curva, che costituisce il tempo del picco di produzione della risorsa, la produzione permane in aumento, secondo tassi però in diminuzione; superato il picco, il primo decremento di produzione segue tassi annuali progressivamente più negativi; infine, nell'ultima fase, che tende all'esaurimento, anche i tassi di variazione della produzione tendono a zero. Le curve di Hubbert sono dette anche logistiche in analogia a quelle che descrivono un classico modello ottocentesco di crescita demografica di popolazioni animali in ambiente confinato. La loro caratteristica di simmetria rispetto al picco ha dato luogo a reiterate critiche riguardo l'efficacia predittiva del metodo. Determinata nei modelli di crescita demografica dal vincolo delle fonti di alimentazione (limitate per definizione sperimentale), tale caratteristica non sarebbe generalizzabile in assoluto alle risorse petrolifere per motivi tecnologici ed economici: lo sviluppo di nuove tecnologie e il raggiugimento di soglie di prezzo favorevoli possono consentire lo sfruttamento di risorse aggiuntive non preventivabili a priori.
Il picco di Hubbert e le prospettive di esaurimento del petrolio. ‒ Le critiche al modello di Hubbert non riguardano l’ovvia conclusione che, in presenza di risorse limitate, la produzione non possa crescere indefinitamente, ma la capacità di prevedere il momento del raggiungimento del picco e il tipo di andamento della produzione. La scoperta di nuove riserve in altre aree e il miglioramento delle tecnologie di recupero sono due delle ragioni che possono rinviare il momento in cui il picco è raggiunto a livello mondiale. Un altro argomento avanzato dai critici della teoria del p. o. concerne l'opzione, man mano che la produzione cumulata aumenta, del passaggio dallo sfruttamento delle risorse convenzionali a quello delle non convenzionali, più costose ma anche più abbondanti (fig.). A conferma di questa tendenza si evidenzia il repentino e non previsto aumento della produzione statunitense di light tight oil (v. petrolio, risorse convenzionali e non convenzionali del), nel 2011 circa 1 milione di barili al giorno (Mb/g), che ha consentito di ribaltare il corso del declino petrolifero statunitense, dal minimo storico del 2008 (6,9 Mb/g) agli 8,1 Mb/g del 2011, e che promette, in una prospettiva ottimistica, un ulteriore contributo di circa 3 Mb/g nel 2020. Il ricorso alle fonti non convenzionali, oltre a costi economici più elevati, comporta tuttavia rischi ambientali e d'impresa superiori, per la necessità, per es. nel caso dei giacimenti tight oil statunitensi, di perforare un numero decisamente più alto di pozzi (orizzontali) onde evitare un calo molto veloce della produzione. In contrapposizione ai critici, i sostenitori della teoria di Hubbert, rappresentati dall'Association for the study of peak oil (v. ASPO), propongono rilevanti argomentazioni a favore, tra cui: pur potendo il greggio continuare a dominare il mercato ancora per un lungo periodo, il boom delle scoperte ha già avuto il suo epilogo negli anni Sessanta del 20° secolo; le nuove scoperte non coprono che il 40% circa dei consumi (12 Gb scoperti e 30 Gb consumati nel 2011); dal 2004 la produzione mondiale si può considerare costante, oscillando in una banda di variazione del 4% (da 81 a 84 Mb/g), in linea con le previsioni di C. Campbell e J. Laherrère, che collocano il picco a livello mondiale tra il 2005 e il 2010 attribuendo all'utilizzo di petrolio non convenzionale la capacità di ritardare soltanto di alcuni anni un declino inevitabile; inoltre i valori relativi alle riserve dovrebbero essere riportati all'anno di scoperta del giacimento e non comportare aggiornamenti datati all'atto delle revisioni, come spesso praticato da organismi governativi, agenzie di comunicazione di settore e compagnie petrolifere (per es., Oil & Gas Journal e World Oil o BP statistical review; i dati relativi alle riserve sono sovente non soltanto legati agli aspetti tecnico-minerari, ma anche ad altri fattori economici, finanziari e geopolitici quali tipologie contrattuali, budget, piani di sviluppo e così via).