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pazzia

Dizionario di filosofia (2009)
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pazzia


Nozione presente nella filosofia antica (μορία, stultitia) in relazione alle manifestazioni di delirio (μανία, furor) e di entusiasmo (➔) (ἐνϑουσιασμός), che si accompagnano sia a fenomeni di divinazione sia alla penetrazione di verità in uno stato di straniamento dalla riflessione razionale. In tal senso essa è diversificata dai fenomeni psicotici (studiati dalla moderna psicologia e psichiatria). Platone parla della p. come μανία nel Fedro (➔) presentandone quattro diverse forme: profezia, divinazione, ispirazione poetica e delirio erotico (244 a-245 a). In quanto doni divini, tali forme di p. producono beni e sono superiori all’assennatezza; ciò vale in partic. per il delirio erotico che produce un’aspirazione all’essere autentico e all’«imitazione del dio» (252 c-253 c). Nella tarda antichità la concezione della p. come dono divino è pervasiva; la si riscontra, per es., nel platonismo di Plotino, in relazione ai temi legati alla divinazione, alla profezia e all’estasi, o in Plutarco relativamente alla «filosofia desunta dagli oracoli», o ancora in Filone di Alessandria nella spiegazione dell’ispirazione profetica. A essa si riferirà ancora Ficino, nei suoi commenti al Fedro e al Simposio (➔) platonici, come anche Bruno in De gli heroici furori, seppure in una rinnovata prospettiva metafisica in cui la trascendenza del divino è ridefinita alla luce della concezione infinitista. La prospettiva della p. come dono divino è tuttavia già nell’antichità ridimensionata drasticamente da Aristotele, che nell’operetta sulla Divinazione durante il sonno e nei Problemi (XXX, 14, 957 a) ritiene la p. inferiore alla saggezza ed è piuttosto incline a vedere negli episodi divinatori dei pazzi e dei melanconici il prevalere dell’umore nero (la ‘bile nera’, da cui il termine melanconia), che costituisce una base fisiologica per la spiegazione di profezie o previsioni casuali («colgono nel segno tirando da lontano»; Divinazione durante il sonno, 464 a 34). La linea della critica dell’origine divina della profezia e della mantica è esemplarmente rappresentata e diffusa nell’Occidente latino, fino all’età moderna, dal De divinatione di Cicerone. Una diversa linea di riflessione, incentrata sull’aspetto irrazionale della p. (come μορία) emerge nel pensiero cristiano, con l’appello paolino alla «follia della fede» presente nella lettera ai Corinzi (I Lettera ai Corinzi, 1, 22-25) donde passa alla mistica medievale e moderna. Un analogo appello allo ‘scandalo’ per la ragione, che si risolve però nella critica e nel rovesciamento dei valori correnti (e della Chiesa rinascimentale), è presente nell’Elogio della pazzia (➔) di Erasmo da Rotterdam (1511 ca.) ove il richiamo alla p. del cristianesimo originario si sposa con ideali umanistici. Il tema della p., in età moderna e contemporanea, confluisce nel trattamento specialistico delle discipline psicologiche e della psichiatriche, o viene ripreso, secondo prospettive mistiche e teosofiche, in ordine ai fenomeni di invasamento e medianismo, sostanzialmente nelle accezioni presenti nella filosofia tardoantica e tardorinascimentale.

Vocabolario
pazzìa
pazzia pazzìa s. f. [der. di pazzo]. – 1. Nel linguaggio com., qualsiasi forma di alterazione, persistente o temporanea, delle facoltà mentali (è termine raro nel linguaggio scient., dove si parla invece di infermità o malattia mentale,...
pazzo
pazzo agg. e s. m. (f. -a) [forse alteraz. del lat. patiens «paziente, che patisce» (v. paziente)]. – 1. agg. e s. m. a. Malato di mente; è, come pazzia, termine generico e non tecnico, e ha come sinon. (molto più com.) matto, con cui in...
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