PAZZI de' MEDICI, Alessandro
Nacque a Firenze nel 1483, figlio di una sorella del Magnifico e perciò cugino del cardinal Giulio, per il quale compose (1522) un Discorso sulla Riforma dello stato in Firenze (Arch. stor. ital., I, 1, p. 244 segg.). Dal febbraio 1527 all'aprile 1528 fu ambasciatore fiorentino a Venezia e nell'ottobre 1530 uno dei 150 della Balia. Forse lo stesso anno o il seguente morì.
Tradusse in latino la Poetica d'Aristotele (1ª ed., Basilea 1537) e in italiano l'Ifigenia in Tauride (1524) e il Ciclope (1525) di Euripide, l'Edipo Re di Sofocle e forse anche l'Elettra. Compose anche una tragedia, Didone in Cartagine. Così questa, come le versioni sono soprattutto ricordate per la novità del metro, ché il P. volle usare un nuovo verso, il dodecasillabo, che nella sua intenzione avrebbe dovuto riprodurre il trimetro giambico, ma sulla cui struttura, non ben definita, molto si è discusso. Ad ogni modo non fu una scelta felice.
Bibl.: P. Rajna, Tre lettere di A. de P., Firenze 1898; A. Solerti, Le tragedie metriche di A. P. de' M., Bologna 1887 (contiene la Didone e il Ciclope); G. Caproni, Di A. P. de' M. e delle sue tragedie metriche, Prato 1901; G. Pierleoni, Il dodecasillabo di A. P. de' M., Napoli 1923.