PAUSANIA re di Sparta
Figlio di Plistoanatte della casa degli Agiadi, nato nel 445 a. C.; succeduto ancora bambino al padre, bandito da Sparta dopo la pace dei trent'anni con Atene. Questo primo periodo del suo regno nel quale P., minorenne, fu probabilmente per tutto il tempo sotto tutela, cessò durante la guerra archidamica quando il padre fu richiamato dall'esilio. P. risalì sul trono nel 409 alla morte del padre e regnò 14 anni. Compare due volte sole nella storia, ma in entrambe ha una parte di primo piano. Nel 403, dopo la fine del governo dei Trenta in Atene e la sostituzione col governo dei Dieci, si oppose a Lisandro che voleva sostenere ad ogni costo questo governo contro i democratici fortificatisi al Pireo. S'intende che egli lottava non per la restaurazione della democrazia ad Atene, ma per la fine del potere personale di Lisandro, che aveva la sua base nell'imposizione violenta di governi oligarchici. Fattosi affidare il compito di regolare la situazione ateniese, P. patrocinò il compromesso, per cui i democratici ritornavano ad Atene e vi ottenevano praticamente mano libera per la restaurazione della democrazia. P. sperava di controbilanciarla con il riconoscimento dell'autonomia di Eleusi, che divenne per poco il nido degli oligarchici. Con la rapida fine della scissione innaturale dell'Attica, dell'edificio costruito da P. restò quindi solo ciò che era dannoso agl'interessi spartani, cioè la restaurazione della libertà di Atene. Non fa quindi meraviglia che P. fosse accusato di tradimento e assolto solo a parità di voti. Altrettanto male P. servì Sparta nel 395 quando nella guerra contro la Beozia gli fu affidato il compito di portare le truppe del Peloponneso a riunirsi con quelle della Focide e regioni vicine che Lisandro era stato incaricato di raccogliere e comandare. P. giunse in Beozia quando Lisandro era già stato vinto e ucciso ad Aliarto. È difficile però decidere quanto la sconfitta di Lisandro fosse dovuta alla poca volontà di collaborazione o a errore di calcolo di uno piuttosto che dell'altro condottiero. P. fu tratto di nuovo a giudizio poco dopo dagli Spartani e si sottrasse alla condanna andando in esilio a Tegea, dove visse parecchi anni ancora.
Risale a quet'ultimo periodo un suo scritto sulla costituzione di Licurgo citato da Strabone, VIII, p. 366, che ha dato luogo a molte discussioni. È evidente che l'opera aveva uno scopo immediato di auto-apologia; ma è impossibile una determinazione più precisa. Anche ogni giudizio complessivo sulle mire dell'azione di P. - a parte l'evidente conflitto con Lisandro, cioè la volontà di restaurare l'autorità regia contro di lui - deve essere sospeso, per la scarsezza dell'informazione.
Tra l'altro è assai incerto se i due passi di Aristotele (Politica, IV, 13, e VIII, 1, 5), che avrebbero particolare interesse, si riferiscano a questo P. o al P. reggente (v.).
Bibl.: E. Meyer, Geschichte des Altertums, V, Stoccarda e Berlino 1902, pp. 31 segg., 229 segg.; id., Forschungen zur alten Geschichte, I, Halle 1892, p. 233 segg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., I, ii, Strasburgo 1913, p. 176 segg.; III, i, Berlino e Lipsia 1922, pp. 11 segg., 68 segg.