PAUSANIA (Παυσανίας)
1°. - Re di Sparta, vincitore della battaglia di Platea contro i Persiani (479 a. C.), fu lasciato morire, come traditore, dieci anni più tardi nel tempio di Atena a Sparta.
Secondo la tradizione, qualche tempo dopo la sua morte, l'oracolo di Delfi consigliò agli Spartani di dedicare due statue di P. alla dea il cui santuario era stato profanato (Thucyd., i, 134, i; Paus., iii, 17, 7); una di queste immagini del re, sarebbe da riconoscere nella testa di un personaggio barbato trovata all'Amyklaion di Sparta, ora ad Atene. Dello stesso tipo è nota pure un'altra copia in un erma dal Celio, ai Musei Vaticani: si tratta di un originale della seconda metà del V sec. a. C. non lontano dal Temistocle di Ostia, dall'Omero cieco e dal cosiddetto Epimenide. Un secondo tipo dello stesso ritratto è noto da due erme ed un busto dei Musei Capitolini, da teste del Museo Nazionale di Napoli e della Galleria Nazionale di Oslo, nonché da un busto a rilievo proveniente da Afrodisiade, ora perduto; queste copie riflettono una variante elaborata nel IV sec. a. C., caratterizzata da una maggiore intensità psicologica nello sguardo, e da alcuni arcaismi stilistici (il trattamento a ciocche isolate della barba e dei capelli) ed iconografici (il nodo con cui termina inferiormente la barba, forse un richiamo ad antiche costumanze doriche). Che si tratti di un personaggio famoso è provato dal numero delle copie, e che sia spartano è suggerito dal ritrovamento a Sparta di un esemplare e dai caratteri peloponnesiaci dello scultore del primo tipo; una malevola allusione alle tendenze filo-persiane di P. nei suoi ultimi anni, sarebbe possibile vederla anche nel nodo sotto la barba, costume diffuso in Oriente (L'Orange). La probabilità che il tipo più antico riproduca una creazione non molto lontana dal tempo della morte di Pausania, è comunque suggerita dal confronto della pettinatura e di alcuni particolari del volto con le teste di centauri dal frontone del tempio di Zeus ad Olimpia (Bielefeld). Con argomenti piuttosto vaghi, si è proposta invece l'identificazione del ritratto con Leonida (v.) per il valore di simbolo di libertà che questo rappresentava per gli antichi, come Anstogitone, al cui tipo innegabilmente somiglia; non si hanno però notizie sicure di statue di Leonida, e solo un indizio è offerto dalla circostanza che nel 440 a. C. le ossa del re furono trasferite a Sparta, e la data potrebbe essere quella della creazione del primo tipo del ritratto preso in esame (Poulsen).
Monumenti considerati. - Testa da Amicle, Sparta, ad Atene, Museo Nazionale: A. Hekler, in Arch. Anz., xlix, 1934, c. 259, n. 2, figg. 2-3. Erma dal Celio, Vaticano, Musei: G. Lippold, Skulpturen des Vat. Mus., iii, i, Berlino-Lipsia 1936, p. 43, n. 510, tav. 16. Erma, Roma, Museo Capitolino: H. S. Jones, The Sculptures of the Museo Capitolino, Oxford 1912, p. 213, n. 82; H. Brunn-P. Arndt, Gr. und räm. Porträts, nn. 681-682; H. P. L'Orange, op. cit. in bibl., p. 669, n. 2. Erma, Roma, Museo Capitolino: H. S. Jones, op. cit., p. 248, n. 72; H. P. L'Orange, op. cit. in bibl., p. 670, n. 3. Busto, Roma, Museo Capitolino: 11.5. Jones, op. cit., p. 249, n. 73; P. Arndt-H. Brunn, op. cit., nn. 683-684; H.P. L'Orange, op. cit. in bibl., p. 670, n. 4. Testa Farnese (?), Napoli, Museo Nazionale: P. Arndt-H. Brunn, op. cit., nn. 685-686; H. P. L'Orange, op. cit. in bibl., p. 670, n. S. Testa, da Roma, ad Oslo, Galleria Nazionale: S. Wilbach, Kat. Skulptur, 1952, n. 2; H. P. L'Orange, op. cit. in bibl., p. 668, n. i; E. Bielefeld, op. cit. in bibl., fig. 1-6; v. ritratto. Busto a rilievo da Afrodisiade, già a Smirne, Scuola evangelica, disperso nel 1922: G. Lippold, in Röm. Mitt., xxxiii, 1918, p. 8; G. Jacopi, in Mon. Ant. Lincei, xxxvii, 1938, c. 197; M. Squarciapino, La Scuola di Afrodisia, Roma 1943, p. 77, n. 2, tav. R-d.
Bibl.: H. P. L'Orange, Pausania, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire Ch. Picard, Parigi 1949, pp. 668-681; V. Poulsen, Kunstmuseets Arsskrift, XXXIX-XLII, 1952-55, Copenaghen 1956, p. i ss.; G. M. A. Richter, in Rend. Pont. Ac. Arch., 1962, p. 45 ss.; E. Bielefeld, in Arch. Anz., 1962, p. 71 ss.