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pauroso

di Fernando Salsano - Enciclopedia Dantesca (1970)
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pauroso (pauruso, in rima)

Fernando Salsano

Qualifica la persona o cosa che incute paura: If II 90 de l'altre [cose, che non hanno potenza di fare altrui male, v. 89] no, ché non son paurose (ma si veda l'interpretazione del Chimenz: " non ‛ che mettono paura ', ma ‛ da doverne aver paura ' ", che appare più adatta a giustificare il ché causale preferito, senza forti appoggi, al pronome relativo).

In Vn III 3 io discernea una figura d'uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse, propriamente si tratta di quella ‛ paura ' (v.) che Amore, secondo il canone stilnovistico, provoca nell'innamorato. A questo rapporto amore-timore si riferiscono infatti le seguenti attestazioni in cui p. ha valore soggettivo, qualificante cioè colui che prova paura: Vn III 1 [Beatrice] volse li occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso, e XIV 12 9. Così anche in Rime LXV 10 riconfortando gli occhi paurusi, dov'è da sottolineare la rima siciliana con chiusi, e in Rime dubbie XIV 5.

Il medesimo valore attivo si riscontra nella forma sostantiva di Fiore CLXXXVIII 14 così gli faccia forte il pauroso.

Vocabolario
pauróso
pauroso pauróso agg. [der. di paura]. – 1. Che ha paura, soprattutto come sentimento costante e abituale e per lo più irragionevole (contrario quindi di coraggioso, audace, e sim.): un bambino p.; non bisogna essere così p.; è p. come un...
dirupo
dirupo s. m. [der. di dirupare]. – Luogo scosceso e roccioso; precipizio: arrampicarsi sui d.; il monte strapiombava con un d. pauroso.
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