PAULUCCI DELLE RONCOLE, Filippo
PAULUCCI DELLE RONCOLE, Filippo. – Nacque a Modena l’11 settembre 1779 dal marchese Giuseppe e da Claudia Scutellari Ajani, nobildonna parmense, già dama d’onore della regina di Spagna.
Discendente da un casato del patriziato pesarese, che aveva ottenuto il titolo marchionale nel 1738, Giuseppe (1726-1785) fissò definitivamente a Modena la dimora della famiglia. Fu consigliere di Stato e diplomatico, inviato in diverse corti europee dal duca Francesco III d’Este, che nel 1767 lo nominò segretario di Stato ai dipartimenti del Commercio e dell’Agricoltura in qualità di presidente ministro.
Paulucci Delle Roncole frequentò il Collegio dei nobili S. Carlo di Modena. Dopo la morte del padre, nel 1790 uno zio lo fece ammettere tra i paggi del re di Sardegna: ricevette un’istruzione superiore presso l’Accademia militare di Torino e fu avviato alla carriera delle armi. Nel marzo 1794 gli fu assegnato il grado di sottotenente nel II battaglione delle Guardie. Combatté, nei due anni seguenti, nella guerra delle Alpi.
Nell’autunno del 1796 sfidò a duello un ufficiale francese, che aveva «parlé avec mépris du roi de Piémont» (Ilari, 2013, p. 24). Avendo infranto la legge che proibiva i duelli ai militari, fu dimesso dall’esercito il 19 novembre, ma contestualmente il re di Sardegna Carlo Emanuele IV lo promosse a capitano e lo decorò con la croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, dimostrando così di averne apprezzato il comportamento.
Dopo questo beau geste in linea con i valori dell’antico regime, Paulucci si adattò ai tempi nuovi. Ritornato in una Modena ‘rivoluzionata’, fu incluso tra gli ufficiali di stato maggiore e aiutanti di campo dell’esercito cisalpino. Prigioniero di guerra a Graz nel 1799 dopo la presa della piazzaforte di Mantova da parte degli austro-russi, passò al servizio dell’imperatore Francesco II d’Asburgo-Lorena. Dal 1802 al 1803 fu attivo nel Principato vescovile di Passau in qualità di agente del funzionario civile Franz Joseph Regelin von Blumenfeld. Rientrato in Austria dopo l’annessione di Passau al Regno di Baviera per volontà di Napoleone Bonaparte, il 22 maggio 1804 Paulucci sposò a Vienna una sua coetanea, Wilhelmina Franziska von Koskull, una nobile tedesca di Curlandia, nipote per linea materna del celebre generale russo Pëtr Petrovič Lassi.
Da un anno era maggiore del corpo dei Panduri dalmati agli ordini di Francesco Danese, colonnello territoriale e ras del distretto meridionale di Makarska, quando nel febbraio 1806 la Dalmazia fu definitivamente ceduta dagli austriaci – tramite i francesi – al napoleonico Regno d’Italia. Paulucci ottenne di ritornare nelle file dell’esercito italico con il grado di maggiore e con le funzioni di aiutante comandante. Prese parte a un corpo di spedizione franco-italico, che nel luglio 1806 liberò Ragusa da un assedio condotto dai russi e dai montenegrini. In ottobre chiese il congedo, probabilmente dopo che la legazione russa a Vienna, alla quale aveva fatto pervenire un Mémoire politique et militaire sur la guerre actuelle de la Russie, gli aveva fatto sapere che era stato accolto nell’esercito dello zar.
Nel 1807 ricevette a San Pietroburgo il brevetto di colonnello e l’incarico di recarsi a Belgrado con il compito di convincere i serbi a rimanere alleati dei russi, e poi a Bucarest, dove doveva assumere l’incarico di capo di stato maggiore dell’Armata russa del Danubio. Ma la pace di Tilsit (1807), che prevedeva il ritiro dei russi dai principati danubiani, costrinse Paulucci a tornare a San Pietroburgo, dove fu insignito di un’onorificenza per il suo successo diplomatico.
Nel maggio 1808 fu inviato dallo zar in Finlandia, dove i russi dovevano fronteggiare l’esercito svedese e un’insurrezione popolare. Al suo ritorno dalla missione esplorativa fu nominato capo di stato maggiore di una divisione, che fu inviata in Finlandia. In agosto fu promosso maggiore generale: incaricato di una nuova ricognizione nel teatro finlandese, suggerì un piano di guerra, che fu smentito dagli sviluppi successivi.
All’inizio del 1809 fu trasferito all’Armata del Caucaso, di cui divenne capo di stato maggiore nel luglio 1810. Il 5 settembre riportò presso la fortezza di Akhalkalaki una significativa vittoria contro i turchi e i persiani, che fu ricompensata con il grado di tenente generale. Nel luglio 1811 divenne governatore del Caucaso meridionale. Costretto ad affrontare una ribellione, in parte causata dalla sua condotta intransigente, fu richiamato a corte.
Nel giugno 1812 Paulucci fu nominato aiutante generale dell’imperatore; nel luglio successivo divenne capo di stato maggiore della 1ª armata, un incarico che abbandonò dopo un paio di settimane in quanto contrario al piano di guerra approvato dallo zar. Dopo un incarico amministrativo di secondo piano, gli fu affidato, nell’ottobre 1812, il governatorato militare di Livonia e Curlandia: la capitale Riga era da tempo assediata da un corpo della Grande Armée, che comprendeva anche un contingente prussiano, ma il suo compito fu facilitato dalla disastrosa ritirata di Napoleone da Mosca. Paulucci seppe abilmente approfittare della situazione e riuscì a convincere il generale prussiano Johann York von Wartenburg ad abbandonare i francesi: il primo passo verso un’alleanza fra Russia e Prussia.
Dopo la fine delle guerre napoleoniche, Paulucci conservò l’incarico di governatore; anzi gli vennero affidati nuovi territori: l’Estonia, di fatto, dal 1816 e Pskov dal 1823. Ricostruì inoltre Riga, che nel 1812 era stata devastata da un incendio, dimostrando di possedere un eccezionale talento amministrativo.
Favorì anche una riforma agraria basata sull’affrancamento dei servi della gleba e sulla cancellazione dei debiti dei contadini. Più in generale fu un coerente interprete dell’assolutismo illuminato: le riforme riguardarono le questioni linguistiche e la scuola, la codificazione del diritto e la lotta contro le sette religiose e la massoneria.
Mortagli la prima moglie nel 1824, Paulucci si risposò l’anno successivo, con Claudine Cobley, la figlia di un generale inglese al servizio dell’Impero russo. Ebbe da lei sei figli, l’ultimo dei quali, Alessandro Nicola, si stabilì in Russia. Morta anche Claudine, nel 1844, Paulucci si unì in terze nozze con la baronessa Marie de Courcelle, che era stata l’istitutrice dei suoi figli.
Con la successione di Alessandro a Nicola I, la fortuna di Paulucci declinò sensibilmente. Nel 1829 decise di lasciare il servizio russo. La sua prima meta fu Parigi, dove fu ‘reclutato’ dal re di Sardegna Carlo Felice, su indicazione del primo segretario di Stato degli Affari esteri, Vittorio Amedeo Sallier de La Tour, in qualità di generale d’armata e ispettore generale di fanteria e cavalleria. Conservò tale incarico dal luglio 1830 all’agosto 1831.
Sotto il suo ispettorato fu riordinata la fanteria e furono incrementati i quadri a favore dei soldati di leva, anche se la riforma, cassata peraltro nel 1831 dal nuovo re, Carlo Alberto, fu ideata principalmente da Matteo Agnès des Geneys, primo segretario di Stato della Guerra e della Marina.
Nel 1832 Paulucci fu nominato governatore di Novara e nel luglio dell’anno seguente fu trasferito a Genova, dove era stata scoperta la congiura mazziniana capeggiata dal medico Jacopo Ruffini, suicidatosi in carcere il 19 giugno 1833.
Anche nella città ligure Paulucci s’impegnò in una politica illuminata di lavori pubblici, focalizzata sul risanamento igienico, l’edilizia pubblica e gli stabilimenti di assistenza sociale. In un intervento svolto nel 1839 alla Società economica di Chiavari, di cui era stato eletto presidente, si pronunciò a favore dell’istruzione gratuita del popolo minuto e dell’emancipazione femminile in una chiave produttivista attenta alla prosperità generale, secondo la lezione dell’economista lettone Andrej Karlovič Štorch (Discorso di sua eccellenza il signor marchese F. P. ministro di Stato, letto nella pubblica adunanza del 3 luglio 1839, Chiavari 1839).
Spiazzato dal nuovo corso filorisorgimentale tollerato dal re Carlo Alberto, diede le dimissioni da governatore nel dicembre 1847.
Morì a Nizza il 25 gennaio 1849.
Nella seconda metà dell’Ottocento, Paulucci divenne un personaggio storico-letterario con il cognome Pauluči (Pauluci), grazie a tre capitoli (IX, X, XI) della prima parte del terzo libro di Guerra e pace (1865-69) di Lev Tolstoj, dove era nel ruolo dell’italiano abile oratore, ma al contempo buffon (buffone) e improbabile quale consigliere di guerra, e perciò paradigmatico del giudizio negativo espresso dall’autore su tutti gli ufficiali stranieri che fecero parte del quartier generale dello zar durante la ‘guerra patriottica’ contro i francesi. Di recente, la figura di Pauluči è stata riabilitata nell’immaginario letterario russo di massa da un romanzo storico-poliziesco di grande successo, Efim Kurganovič, Špion Ego Veličestva, iiul′-sentjabr′ 1812,гMoskva 2011 (E. Kurganov, La spia di sua maestà, luglio-settembre 1812, Mosca 2011), in cui Paulucci è comparso «nelle vesti di un genio italiano, che avrebbe potuto mutare il corso degli avvenimenti, sconfiggere Napoleone alla frontiera e salvare Mosca dall’incendio se non fosse stato vittima della gelosia degli altri generali tedeschi» (Polomošnych, 2013, p. 352).
Fonti e Bibl.: L’archivio della famiglia Paulucci delle Roncole è conservato dal discendente Luigi Filippo Paolucci, avvocato e professore ordinario di diritto commerciale presso l’Università di Bologna. A un ampio spettro di fonti e documenti italiani e stranieri ha attinto il recente volume di V. Ilari, con M. Lo Re - T. Polo - P. Crociani, Markiz Pauluči. Filippo Paulucci delle Roncole (1779-1849), Roma 2013, a cui si rimanda per un elenco completo e dettagliato degli archivi italiani, francesi, russi, estoni e lettoni.
J.W.A. von Eckardt, York und P.: Aktenstücke und Beiträge zur Geschichte der Convention von Tauroggen (18/30 december 1812), Leipzig 1865; V.A. Potto, Kavkazkaja vojna, I, Otdrevnejšich vremendo Ermolova, S. Peterburg 1887, pp. 466-488; [M. Paulucci], Le Général Marquis Amilcar Paulucci et sa famille, Padoue 1899, pp. 41-78, 188-192; F.W. von Seydlitz, Campagne et défection du corps prussien de la grande armée (France, Prusse et Russie en 1812), Paris 1903, ad ind.; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana…, V, Milano 1932, pp. 115-117; Enciclopedia militare. Arte, biografia, geografia, storia, tecnica militare, V, Milano 1933, pp. 868 s.; A. Mikaberidze, Russian officer Corps of the revolutionary and Napoleonic Wars, New York 2004, pp. 299 s.; M. Lo Re, F. P. L’italiano che governò a Riga, Livorno 2006; L. Leppik, Zwei Vertreter des aufgeklärten Absolutismus - Generalgouverneur Ph. P. (1779-1849) und Rektor Gustav Ewers (1779-1830), Berlin 2011; B. Aschman, Preußens Ruhm und Deutschlands Ehre. Zum nationalen Ehrdiskurs im Vorfeld der preußisch-französischen Kriege des 19. Jahrhunderts, München 2013, pp. 233-238; T. Polomoshnykh, Tolstoj e P. (1864-1867), in V. Ilari, con M. Lo Re - T. Polo - P. Crociani, Markiz Pauluči, Roma 2013, pp. 351-386.