Rocha, Paulo
Regista cinematografico portoghese, nato a Porto il 22 dicembre 1935. Tra i più significativi e rigorosi cineasti lusitani, R. ha realizzato un cinema intriso di cultura raffinata ma anche caratterizzato da un forte senso della fisicità dei corpi, della materialità degli spazi e da un sentimento della natura espresso mediante il ricorso alla frontalità teatrale, al piano-sequenza, al mosaico dei punti di vista, alla geometria dei gesti e degli ambienti.
Il suo interesse per il cinema si sviluppò negli anni Cinquanta quando, trasferitosi a Lisbona per studiare diritto all'università, partecipò all'appassionata attività del cosiddetto movimento dei cineclub dove si stava formando la generazione dei moderni cineasti portoghesi. Tra il 1959 e il 1961 frequentò i corsi di cinema all'IDHEC di Parigi, diplomandosi in regia. Nel 1958, conobbe Jean Renoir al cineclub universitario di Madrid, incontro che si rivelò per lui fondamentale. Fu infatti assistente del grande regista sul set di Le caporal épinglé (1962; Le strane licenze del caporale Dupont) e l'influsso del maestro francese si può avvertire, nei film di R., nel senso forte e misterioso del paesaggio, nell'orchestrazione degli attori e nell'esaltazione di una fisicità panteistica. Negli stessi anni fu anche assistente di Manoel de Oliveira per Acto de primavera (1963) e A caça (1964), assorbendone il senso metafisico e teatrale della messinscena. Malinconia e forza passionale affiorano nella costruzione immaginaria di una Lisbona cupa e funebre nel suo film d'esordio, Os verdes anos (1963), opera-manifesto del cinema nôvo portoghese dove si racconta la disperata educazione sentimentale di un giovane provinciale che termina in tragedia. In Mudar de vida (1967) si fa visionario il contrappunto tra le passioni fisiche, i moti del cuore e la violenza del paesaggio marino di un villaggio di pescatori del Furadouro.
Negli anni Settanta ebbe un ruolo sempre più importante per il rinnovamento del cinema portoghese. Nel 1970 fu infatti tra i fondatori del Centro Português de Cinema, da lui diretto dal 1973 al 1974. Nel 1971 realizzò il documentario Pousada das chagas, sul museo di arte sacra di Óbidos, dove si precisò il suo stile sperimentale, il trattamento filmico di materiali eterogenei (dalla poesia di A. Rimbaud alla filosofia di Lao-Tze) in un composito mosaico visivo. Nel 1973 cominciò il suo insegnamento alla Escola Superior de Cinema Conservatório National di Lisbona, e a partire dal 1975 (fino al 1983) fu addetto culturale presso l'ambasciata portoghese di Tokio. Appassionato di cultura orientale e di estetica giapponese, ammiratore del cinema intenso di Mizoguchi Kenji, R. dedicò molti anni al progetto di un'opera dedicata alla figura del poeta portoghese W. de Moraes, esule in Giappone, componendo con A ilha dos amores (cominciato nel 1978 e terminato nel 1982) e A ilha de Moraes (1984) un dittico denso di riferimenti letterari, pittorici e cinematografici, in cui la perfezione dei piani-sequenza, la fascinazione avviluppante degli ambienti, l'architettura limpida delle inquadrature, il lento e ossessivo depositarsi del tempo e della gestualità, rendono lo stile di R. nello stesso tempo complesso e cristallino.
A suggestioni orientali rimanda anche O desejado ou as Montanhas da lua (1988), adattamento lusitano del classico letterario giapponese Genji Nonogatari (La storia di Genji) di Murasaki Shikibu e tessitura drammaturgica che unisce una rilettura del mito di Don Giovanni alla storia e alla politica portoghese, nella perlustrazione del fascino labirintico e arcano del palazzo cinquecentesco di Sintra. A de Moraes ritornò con O Senhor Portugal em Tokushima (1993) un film in video girato intorno a uno spettacolo teatrale dedicato al poeta e messo in scena da S. Pereira con il Teatro Maizum.
Dopo aver dedicato a Oliveira (1993) e a Imamura Shoei (1995) due ritratti televisivi (per la serie francese Cinéma, de notre temps), R. tornò con O Rio do Ouro (1998) al fiammeggiare delle passioni, al racconto dei tragitti del desiderio, questa volta trasposti in un clima da leggenda popolare e da melodramma crudele, coadiuvato da una straordinaria interpretazione stregonesca di Isabel Ruth e sullo sfondo mitico del paesaggio fluviale nella regione solcata dal fiume Ouro. A raíz do coração (2000) ha invece segnato una stravagante incursione nella contemporaneità portoghese in forma di apologo in cui l'allegoria politica, il disegno musicale e corale delle sequenze, la struggente ironia rimandano, in un ideale omaggio, al cinema di Renoir.
Dopo una carriera segnata da innumerevoli ostacoli produttivi e distributivi che lo hanno reso uno dei registi portoghesi meno 'visibili' in patria (spingendolo nel 1982 a fondare una sua casa di produzione, la Suma Filmes), eppure apprezzato in festival prestigiosi come quelli di Cannes o di Locarno, nel 1991 il produttore Paulo Branco ha voluto presentare a Lisbona la rassegna integrale della sua opera e nel 1995 il Torino Film Festival ha organizzato una retrospettiva completa di tutto il suo cinema.
Paulo Rocha, a cura di R. Turigliatto, Torino 1995; Amori di perdizione, storie di cinema portoghese 1970-1999, a cura di R. Turigliatto con la collaborazione di S. Fina, Torino 1999, pp.185-99.