HEYSE, Paul von
Scrittore, nato a Berlino il 15 marzo 1830, morto a Monaco di Baviera il 2 aprile 1914. Figlio del filologo Karl Wilhelm Ludwig, si avviò egli stesso allo studio della filologia classica, all'università di Berlino, poi a quello della filologia romanza, col Diez, all'università di Bonn, laureandosi nel 1852. Ma presto rivelò più spiccata inclinazione alla poesia: e, se nella sua città natale frequentò (1847-49) il salotto di casa Mendelssohn e fu introdotto da E. Geibel nelle riunioni di casa Kugler e del circolo Tunnel über der Spree, ove venne in contatto con alcune delle più notevoli personalità artistiche del tempo, quando, nel 1853, si recò in Italia per farvi ricerche in relazione alla sua tesi, più che di codici si occupò di poesia, traendo dal soggiorno italiano ricco alimento per la sua creazione. Ritornato in patria, fu chiamato a Monaco dal re Massimiliano, con un'annua pensione, ciò che gli permise di dare stabilità alla sua vita e di unirsi con Margarete Kugler, che gli fu compagna fedele fino alla morte (1862), passando egli poi a seconde nozze nel 1867 con Anna Schubart. Da Monaco H. non si allontanò più se non per i suoi viaggi numerosi - specialmente in Italia - rimanendovi anche quando, sotto Luigi II, privato il Geibel della sua pensione, egli rinunciò alla propria, e formando a lungo come il centro ideale della folta schiera di poeti, prevalentemente estetizzanti, accolti nel circolo Krokodil, e costituenti la scuola di Monaco. In seguito, col mutare delle tendenze e il trionfo del naturalismo, si appartò, rimanendo però, pur nell'abbandono, oggetto di venerazione. Come la vita, non priva peraltro di gravi dolori, quali la morte dei figli, gli si aprì piana e facile, così anche facile fu la sua evoluzione artistica, toccando egli presto il pieno spiegamento delle sue doti creative. Ma la stessa facilità che lo portò a una produzione copiosissima negò alle sue creazioni vera profondità e intensità di vita. Pieni gli occhi della bellezza terrena, egli si appaga delle sue forme e dei suoî colori, non vede altra realtà se non quella contingente; e più che non penetri nelle intime latebre dell'anima rimane volontieri all'esterno, attratto dall'intrico delle vicende.
Il successo maggiore gli venne dalle sue novelle, di cui pubblicò numerose raccolte e per le quali è posto fra i classici della novella tedesca. Molte di queste hanno argomento italiano, come L'arrabbiata, che è fra le sue cose migliori, Das Mädchen von Treppi, Die Stickerin von Treviso: novelle in cui è magistrale lo sviluppo dell'azione, colorito il linguaggio e, se più spesso l'anima italiana vi appare secondo modelli tradizionali, viva è però la simpatia del narratore, cui la terra e il cielo italiani dànno ricchezza e varietà di sfondi e di luci (L'arrabbiata und andere Novellen, 1855; Novellen vom Gardasee, 1902; Meraner Novellen, 1864; Villa Falconieri und andere Novellen, 1888, ecc.). Meno felice appare H. nel romanzo, nel quale ci ha dato buoni quadri d'ambiente e interessanti figure, ma non è riuscito a stringere in forte unità i molti fili. I suoi romanzi migliori sono: Kinder der Welt, 1872, e Im Paradies, 1874; altri romanzi: Der Roman der Stiftsdame, 1887; Merlin, 1892; Über allen Gipfeln, 1895; Crone Stäudlin, 1905; Die Geburt der Venus, 1909. Poco successo ebbe nel dramma per la sua tendenza alla descrizione e alla narrazione, il suo amore per le sfumature, il suo scarso senso della tragicità (Meleager, 1854; Die Sabinerinnen, 1858; Ludwig der Bayer, 1861; Maria Moroni, 1863; Hadrian, 1864; Colberg, 1865; Hans Lange, 1866; Elfride, 1877; Graf Königsmark, 1877; Maria von Magdala, 1899). Armoniosa e delicata è la sua lirica, intessuta spesso d'impressioni italiane (Gedichte, 1871; Skizzenbuch. Lieder und Bilder, 1877; Verse aus Italien, 1880; Spruchbüchlein, 1885; Ein Wintertagebuch, 1903), non priva d'intensità, ove parla il suo dolore per la morte dei figli. Ottimo traduttore, cominciò in questo campo con uno Spanisches Liederbuch (1852), tradusse novelle straniere (Novellenschatz des Auslands, 1867), l'Antonio e Cleopatra e il Timone di Atene dello Shakespeare (1867 e 68), e soprattutto scrittori italiani (Italienisches Liederbuch, 1860; Ialienische Dichter seit der Mitte des 18. Jahrhunderts, 1889-1905): notevoli le sue versioni delle poesie del Giusti, di poesie e prose del Leopardi, del Parini, Monti, Foscolo, Manzoni, Belli, Carducci, Fogazzaro, del Machiavelli e di fiabe italiane. Lasciò altresì uno scritto autobiografico Jugenderinnerungen und Bekenntnisse, (5a ed., Stoccarda-Berlino 1912).
Manca un'ed. completa; buona la scelta: P.H.s Gesammelte Werke (voll. 15, Stoccarda-Berlino 1924), a cura di E. Petzet, con bibl.
Bibl.: Monografie generali: V. Klemperer, P. H., Berlino 1907; H. Raff, P. H., Stoccarda-Berlino 1910; E. Ruete, P. H., Brema 1910; H. Spiero, P. H. Der Dichter u. seine Werke, Stoccarda-Berlino 1910; e specialmente A. Farinelli, P. H., Monaco 1913. - Studî particolari: Zincke, P. H.s Novellentechnik, Karlsruhe 1928; G. Kemmerich, P. H. als Romanschriftsteller, Oldenburg 1928; E. Petzet, P. H. als Dramatiker, Stoccarda-Berlino 1904; id., P. H., ein deutscher Lyriker, Berlino 1914; G. Gelosi, P.H.s Leopardi-übertragungen, Monaco 1926. Notevoli, tra gli epistolarî pubblicati, quelli col Geibel (a cura del Petzet, Monaco 1922), col Keller (a cura di M. Kalbeck, Brunswick 1919), con lo Storm (a cura di G. Plotke, Monaco 1914).