TROGER, Paul
Nacque a Welsberg (oggi Monguelfo-Tesido, Bolzano) il 30 ottobre 1698, penultimo dei sette figli di Andreas, sarto e sagrestano del paese, e di Maria Pracher (Kronbichler, 2012, p. 17).
Un’ipotetica ricostruzione degli esordi e del periodo di formazione di Troger, in assenza di prove documentarie, viene offerta dalla collazione delle notizie riportate in alcune fonti: i Tyrolis pictoria et statuaria di Anton von Roschmann (1742), il Nekrolog redatto probabilmente da Martin von Meytens e pubblicato sul Wiener Diarium del 24 novembre 1762 e i Collectanea de artificibus Tirolensibus di Franz Joseph von Sperges (ante 1791; Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Bibliothek, Dip. 937, 1031, 1032).
Dopo aver condotto un breve alunnato presso il pittore locale Matthias Durchner, Troger fu costretto, a causa dell’indigenza dei genitori, a prestare servizio come garzone presso il conte Franz Alphons Georg von Firmian. Questi, riconosciuto il talento del giovane, lo avrebbe introdotto nella bottega di Giuseppe Alberti a Cavalese, affinché progredisse nella formazione artistica. Gli consigliò in seguito di soggiornare a Venezia, fornendogli l’indirizzo dei conti Giovanelli, prominenti mecenati artistici.
L’irreperibilità di appigli documentari non consente di associare questi avvenimenti a una puntuale cronologia. Arduo risulta, inoltre, il tentativo di compilare un catalogo delle opere giovanili dell’artista.
A una fase precoce dell’attività di Troger, intorno al 1715, è stato associato il ciclo di affreschi nella casa Ress a Cavalese, raffigurante episodi tratti dal Nuovo Testamento e dalla Legenda maior di s. Francesco (Mich, 2012). Nell’ultima monografia dedicata al pittore altoatesino, invece, gli affreschi vengono catalogati fra le opere di dubbia attribuzione, così come quelli di soggetto mitologico nei soffitti degli ambienti del secondo piano di Palazzo Firmian a Mezzocorona, la cui autografia è molto dibattuta negli studi sull’artista (Kronbichler, 2012, pp. 265-267, nn. Ff1-Ff11). La presenza di un monogramma in almeno due scene proverebbe che si tratta di opere di Troger, eseguite fra il 1716 e il 1718. Gli affreschi rivelano molte affinità con quelli realizzati da Giuseppe Alberti negli anni Novanta del Seicento fra Trento e Cavalese (Ties, 2012). A questo spetterebbe, infatti, il S. Michele arcangelo sconfigge il drago, l’unico episodio cristologico del ciclo di Mezzocorona. A Palazzo Firmian e nella casa Ress Troger dispiegò le sue doti artistiche naturali, congiuntamente a una sapienza tecnica e a una ricca cultura figurativa, fondata sullo studio dei raggiungimenti della pittura murale veneziana e romana di fine Seicento e inizio Settecento, nonché sull’abile utilizzo di modelli grafici (le incisioni di Hendrik Goltzius, ad esempio).
Assegnabili con sicurezza alla fase giovanile dell’artista, poiché firmate, sono l’Adorazione dei pastori (1720) del Museo diocesano di Bressanone e la Crocifissione di Cristo (1722) nella chiesa di S. Croce sul Monte Calvario a Caldaro. Entrambe le tele recano forti reminiscenze della pittura romana di Carlo Maratti e di Francesco Trevisani, per cui è plausibile ipotizzare che il pittore si fosse recato precedentemente a Roma. Rientrato nella terra natale per adempiere le citate commesse, negli anni successivi Troger ebbe la possibilità di replicare l’esperienza del tour italiano, stipendiato dal conte Jacob Maximilian I von Thun, principe arcivescovo di Gurk, in Carinzia. In quest’occasione, oltre a soggiornare a Venezia e a Roma, visitò Bologna, per recarsi fino a Napoli; apprese e approfondì le cognizioni pittoriche presso i protagonisti coevi dello scenario artistico italiano (Giovanni Battista Piazzetta, Sebastiano Conca, Marco Benefial e Francesco Solimena, ad esempio) e trasse numerosi disegni da opere pittoriche e scultoree, soprattutto nelle chiese romane, che costituiscono una cospicua sezione del corpus grafico dell’artista.
Troger dovette rientrare dalla sosta in Italia entro il 1726, se in quell’anno licenziò la pala d’altare con S. Ignazio per la chiesa dei Gesuiti a Klagenfurt (l’attuale duomo) e almeno una ventina di tele per il conte Thun. Fu questi, inoltre, a incaricarlo di affrescare la cupola della chiesa di S. Gaetano a Salisburgo (1728), ancora impregnata degli stimoli appresi a Roma e a Venezia.
Nella cittadina austriaca Troger strinse contatti con alcuni artisti locali come Georg Raphael Donner, con il quale si trasferì a Vienna nel 1728, probabilmente nella convinzione che la capitale dell’Impero gli avrebbe offerto l’attesa ascesa professionale e sociale.
Nel 1730 lo si trova menzionato nel registro dei nomi della Freye Hof-Akademie der Mahlerey, Bildhauerey und Baukunst di Vienna, rifondata nel 1725 dall’imperatore Carlo VI (Ronzoni, 2005), fra coloro che praticavano lo studio di nudo dal vero. Parallelamente alla frequentazione accademica, Troger si mise alla ricerca di committenti ed incarichi.
Secondo il Nekrolog, il primo mecenate dell’artista altoatesino nella capitale sarebbe stato il conte Gundacker Ludwig von Althan, esponente di punta dell’ambiente culturale viennese, che gli avrebbe procurato la commissione per la decorazione della cupola dell’Istituto delle dame inglesi di St. Pölten. Nonostante non sia né datato né firmato, l’affresco viene inserito nel catalogo di Troger per le strette analogie stilistiche con il precedente salisburghese. Inaugurò, peraltro, una folta serie di interventi decorativi presso conventi e istituti religiosi della Bassa Austria, che impegnarono proficuamente e continuativamente l’artista negli anni Trenta e Quaranta del Settecento.
Dopo essersi occupato della decorazione della chiesa del convento dei padri agostiniani di St. Andrä an der Traisen – per cui licenziò anche le tele per una cappella laterale e per l’altare maggiore – e del Festsaal del convento dei premonstratensi a Hradisch, dal settembre del 1731 Troger affiancò Gaetano Fanti nella realizzazione del programma decorativo per il Marmorsaal e per la biblioteca dell’abbazia benedettina di Melk. Gli artisti impiegarono almeno un anno per dispiegare il Trionfo di Pallade Atena o della Saggezza e della Religione; e la decorazione attrasse l’attenzione dello scultore Joseph Matthias Götz, che raccomandò il pittore altoatesino presso la corte di Vienna per l’affidamento del successivo incarico nell’abbazia cistercense di Zwettl. Nel novembre del 1732, a un mese di distanza dalla consegna all’abate Melchior von Zaunagg degli schizzi per i cinque campi del soffitto della biblioteca, dedicati alla Lotta e alla Vittoria dell’Ercole cristiano, Troger firmò il contratto per l’esecuzione degli affreschi del coro e delle sezioni adiacenti nella chiesa del monastero benedettino ad Altenburg. Nell’aprile del 1733 seguì la stipula di un secondo accordo, riguardante l’estensione della decorazione alla cupola maggiore. Per far fronte all’accavallarsi degli impegni Troger si affidò all’aiuto del tirolese Jacob Zeiller. In breve tempo il loro legame di amicizia, risalente ai tempi dei soggiorni in Italia, si trasformò in un duraturo rapporto di collaborazione professionale, all’insegna di una stima reciproca e della stringente affinità stilistica, per cui, in alcuni casi, risulta problematico distinguere gli interventi dei due artisti. A Zeiller spetterebbe il medaglione non firmato con l’allegoria della Medicina nel soffitto della biblioteca dell’ex convento agostiniano a St. Pölten, mentre gli altri tre, datati 1734, furono realizzati da Troger. L’anno successivo i due colleghi furono impegnati nel Marmorsaal dell’abbazia benedettina di Seitenstetten.
Lavorando nei cantieri dell’influente architetto Joseph Muggenast, Troger e i suoi collaboratori formarono una squadra molto efficiente, che riuscì ad assicurarsi il monopolio delle principali commesse artistiche della regione.
Ad Altenburg Paul ritornò nel 1736, nel 1738 e infine nel 1742; nel 1738 fu impegnato a Geras e a Göttweig, per poi recarsi, nell’ottobre del 1739, a Melk, dove concluse i lavori nel 1745-46. Nel 1740-41 fu nuovamente attivo a Seitenstetten, mentre fra il maggio e il settembre del 1746 è documentato nella chiesa di S. Ignazio a Raab (Györ).
Nel frattempo, in concomitanza all’impegno come frescante, licenziò un cospicuo numero di dipinti su tela, soprattutto pale d’altare, destinate a ornare diverse chiese a Vienna, Trento, Salisburgo, Monguelfo, ma anche in svariate cittadine della Bassa Austria (Wulzeshofen, Zellendorf, Pressburg, Obernzell sul Danubio, Gottsdorf, Säusenstein, Baden presso Vienna, ad esempio).
Gli anni Quaranta del Settecento furono contrassegnati da un lieve calo delle commesse artistiche, in relazione alla mutata situazione politica, con l’avvento al trono imperiale di Maria Teresa d’Asburgo, e alle ricadute della conseguente guerra di successione austriaca sulle casse della monarchia.
Nuove vicende, inoltre, accaddero nella vita privata di Troger: il 29 gennaio 1741 il quarantatreenne artista, all’apice della fama, sposò a Vienna Anna Maria Schraub, di ventiquattro anni; dopo avergli donato sei figli, ella morì nel febbraio del 1750.
Nel biennio precedente a questa perdita Troger si era dedicato a un’impresa impegnativa, che coronò la sua carriera: la decorazione del duomo di Bressanone. Il Diarium Peißer (Bressanone, Archivio diocesano, Codices Consistorium) – che reca il nome del compilatore, Leopold Peißer, Hofkammer, archivista e direttore dei lavori – informa minuziosamente sulle varie fasi del progetto. Le trattative con il pittore furono avviate all’inizio del 1747, quando non era stata ancora completata la trasformazione barocca del duomo medievale, proposta dal principe arcivescovo e conte Kaspar Ignaz von Künigl e condotta dall’architetto bolzanino Giuseppe Delai. Dopo un iniziale temporeggiamento di Troger, che desiderava assicurarsi la decisione finale sui costi, sulle condizioni lavorative e sulle tempistiche, il contratto fu rogato a Bressanone il 23 marzo 1748.
Lavorando esclusivamente nei mesi estivi (da maggio a ottobre) e affiancato da un gruppo di collaboratori (Johann Georg Unruhe, il nipote Georg Troger, Franz Zoller, Josef Hauzinger e Martin Knoller) Troger affrescò, nell’arco di un triennio, la volta del coro (Assunzione di Maria), la cupola sopra la crociera – di cui oggi rimangono solo dei lacerti, conservati nel Museo diocesano di Bressanone, in seguito a un rovinoso restauro di fine Ottocento –, i bracci del transetto, dove sono raffigurati episodi agiografici di s. Cassiano, nonché il soffitto della navata centrale (Adorazione dell’Agnello mistico).
Al 1751-52 risalgono gli ultimi lavori ad affresco di Troger nella chiesa di S. Sebastiano a Salisburgo (andati perduti nel 1818) e nella basilica di S. Maria alle Tre Querce a Rosenburg-Mold. In seguito, assumendo una posizione sempre più defilata nello scenario artistico, il pittore si dedicò alla carriera accademica. Dopo aver ricoperto l’incarico di assessore (assieme a Michelangelo Unterperger e a Franz Christoph Janneck), nel 1754 fu nominato rettore della Hof-Akademie di Vienna.
L’anno precedente, nel gennaio del 1753, si era sposato in seconde nozze con Franziska Maria Schasser, da cui ebbe sette figli.
Successivamente andò incontro a una fase di regressione creativa, che culminò con la mancata elezione a direttore dell’Accademia viennese. Lo stato di afflizione e le precarie condizioni di salute lo condussero a stilare almeno due disposizioni testamentarie, nel marzo del 1758 e nel febbraio del 1760, prima di quella definitiva del 10 gennaio 1761, con la quale spartì la sua eredità fra i figli del primo e del secondo matrimonio e la moglie Franziska Maria.
Un colpo apoplettico lo colse mortalmente nella sua dimora viennese il 20 luglio 1762; due giorni dopo egli fu sepolto nella cripta dell’abbazia di Nostra Signora degli Scozzesi a Vienna (Kronbichler, 2012, p. 34).
A permettere un ultimo sguardo sulla vicenda umana e artistica di Troger è la lista dei suoi beni, posti all’incanto il 26 novembre 1762. In essa vengono enumerati gruppi di bozzetti, disegni o schizzi e lastre, che testimoniano l’importante ruolo della grafica e dell’incisione nella sua prassi artistica. Traspaiono, inoltre, il suo stile di vita, pretenzioso e socialmente elevato, l’interesse per le armi e la predilezione per il vino.
R. Jacobs, P. T., Vienna 1930; J. Ringler, T., P., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIII, Lipsia 1939, pp. 415-419; J. Ringler, Paul Trogers Herkunft und bürgerliche Existenz, in Veröffentlichungen der Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, XXXI (1951), pp. 567-581; P. T. Leben und Werk, a cura di W. Aschenbrenner - G. Schweighofer, Salisburgo 1965; P. T., 1698-1762. Novità e revisioni, a cura di B. Passamani, Mezzocorona 1997; P. T. & Brixen. Sonderausstellung zum 300. Geburtstag von P. T. (1698-1762) (catal.), a cura di L. Andergassen, Bressanone 1998; B. Aikema, P. T. A transalpine journey, in On Paper, II (1998), 3, pp. 12-19; K. Mösender, Über die Stellung Paul Trogers in der Malerei des 18. Jahrhunderts, in Barockberichte, XXXVIII-XXXIX (2005), pp. 545-555; P. Prange, Paul Trogers Frühzeit im Lichte der Quellen und neuer Werke, ibid., pp. 566-570; L.A. Ronzoni, P. T. und die Wiener Akademie, ibid., pp. 556-562; A. Gamerith, P. T. und die Anfänge des Wiener Akademiestils, in Baroque ceiling painting in Central Europe. Proceedings of the international conference Brno - Prague, 27th of September - 1st of October 2005, a cura di M. Mádl - M. Šeferisová-Loudová, Praga 2007, pp. 57-65; L. Andergassen, P. T. Frühwerk in der Heiligkreuzkirche in Kaltern, in Der Schlern, LXXXVI (2012), 7-8, pp. 50-81; E. Mich, Per gli inizi di P. T.: un ciclo di affreschi in Casa Ress a Cavalese, ibid., pp. 40-49; H.-P. Ties, P. T. vor P. T. Überlegungen zu den Deckenfresken im Palazzo Firmian in Mezzocorona, ibid., pp. 6-39; J. Kronbichler, P. T.: 1698-1762, Berlino/Monaco 2012.