Rotha, Paul
Nome d'arte di Paul Thompson, storico, critico, produttore e regista cinematografico inglese, nato a Londra il 3 giugno 1907 e morto a Wallingford il 7 marzo 1984. Convinto assertore del valore sociale dell'arte, considerò il cinema come un fenomeno strettamente legato alla realtà, individuando nel realismo la possibilità di sviluppo più fertile per il cinema del suo Paese. Fondò la sua ricerca su una rigorosa base estetica, espressa in alcuni scritti ampiamente diffusi e tradotti in diverse lingue. Accompagnò l'analisi teorica a un'instancabile attività di regista e produttore di documentari; nel 1948 il suo documentario The world is rich (1947) ottenne una nomination all'Oscar.
Dopo aver compiuto gli studi presso la Slade School of Fine Arts di Londra, si occupò di pittura e di critica d'arte; appassionato spettatore cinematografico e collezionista di materiale sul cinema, nel 1928 entrò negli studi della British International Picture a Elstree con la qualifica di scenografo. In seguito alla polemica scatenatasi per un suo articolo, che denunciava la cattiva qualità della scenografia nel cinema britannico, fu costretto a lasciare gli studios; dal 1929 al 1930 si dedicò principalmente alle riflessioni storico-critiche che raccolse nel libro The film till now: a survey of the cinema (1930). Se la prima parte del volume, dedicata all'opera di alcuni registi, ha un approccio storico, nella seconda R. delinea con chiarezza la sua posizione di teorico, rifacendosi alla scuola sovietica e in particolare alla teoria del montaggio di Vsevolod I. Pudovkin. Nel montaggio creativo e nella cosiddetta "sceneggiatura di ferro" vengono infatti individuati gli strumenti necessari alla realizzazione di un film, che deve essere caratterizzato, a partire dalle prime fasi della sua esecuzione, da un'idea unitaria e quindi da un processo di costruzione che deve prevedere ogni particolare. Per quanto rigorosa, la sua posizione ‒ legata a un uso pittorico della luce e alla negazione della necessità del colore e del dialogo nel film, nella convinzione che tali novità tecniche fossero destinate ad avvicinare il cinema alla realtà fotografica allontanandolo da quella cinematografica ‒ non rifiutò, anzi auspicò, la possibilità di una trasfigurazione poetica sia nel documentario sia nel film a soggetto. Nei successivi Celluloid. The film today (1931), una raccolta di saggi, e Movie parade (1936), storia del cinema illustrata attraverso una selezione di immagini, R. riafferma i principi alla base del suo primo libro, tornando sulle questioni del cinema sonoro e a colori. In Documentary film (1936), nel ribadire la necessità di un'arte strettamente legata ai valori sociali, traccia una storia del documentario, ritenuto il genere cinematografico più importante, totalmente svincolato da condizionamenti di ordine meramente economico. Tra i contributi più interessanti e originali di R. sul piano teorico, la distinzione tra la "verità del materiale filmico" e la "verità del film", cioè del messaggio, una differenziazione valida anche per il documentario che legittima, anche nella teoria, una pratica da sempre diffusa, quella della ricostruzione degli eventi e quindi la necessità di una sceneggiatura.
Nel 1931 R. si era frattanto unito al gruppo di cineasti che gravitavano intorno a John Grierson, figura carismatica dalla quale si separò molto presto per cominciare egli stesso, a partire dal 1933, a dirigere dei documentari per la Gaumont British Instructional. Realizzò inoltre, per conto di vari enti, numerosi lavori, tra i quali Contact (1933) per la Imperial Airways and Shell, Rising tide (1934) per la Southern Railways, Shipyard (1934) per la Orient Shipping Line e The face of Britain (1935) per il Central Electricity Board, dei quali firmò la sceneggiatura, la regia, la produzione e il montaggio. Nella regia dei primi lavori la critica ha rilevato un certo gusto impressionista per l'immagine e una tensione irrisolta tra l'esigenza di informare e l'insistita ricerca dell'inquadratura; questa tendenza, dovuta all'impostazione teorica basata su principi pittorici, fu in seguito modificata a favore di uno stile maggiormente affine a quello dell'inchiesta giornalistica. Tale graduale trasformazione risentì certamente del soggiorno del regista, tra il 1937 e il 1938, negli Stati Uniti. Nei due anni precedenti, tra il 1936 e il 1937, R. era stato produttore per la Strand Film Company e proprio in un documentario di sua produzione, New worlds for old (1938), lavoro su commissione diretto da Frank Sainsbury per il British Gas Council, aveva introdotto le prime innovazioni stilistiche. Fu inoltre produttore di diversi cortometraggi per la Realist Film Union e nel 1940 realizzò per conto del "Times" The fourth estate, un documentario della durata di un'ora sul mondo della stampa.
Nel 1941 fondò la sua casa di produzione, la Paul Rotha Productions e, negli anni della guerra, avviò una collaborazione, che si sarebbe protratta fino al 1947, con il Ministry of Information. Durante il periodo bellico R. realizzò inoltre due dei suoi lavori più celebri, World of plenty (1943) e Land of promise (1946): nel primo affronta il tema della fame nel mondo, giustapponendo in fase di montaggio interviste originali e materiale di repertorio. Analizzando la situazione prebellica e individuando le conseguenze causate dalla guerra, indicò la possibilità, all'indomani del conflitto, di distribuire equamente le risorse attraverso un'adeguata pianificazione. L'acutezza e il realismo dell'analisi non esclusero però la ricerca di un impatto emotivo con il pubblico: più vicino alle idee di Alberto Cavalcanti che a quelle di Grierson, R. optò per un approccio umanistico, avendo cura che il film, pur nella sua obiettività, raggiungesse lo spettatore attraverso stimoli emozionali. Questo metodo creativo, basato su un principio dialettico, fu certamente il risultato dell'avvenuta compenetrazione tra i principi della riflessione teorica e l'esperienza dell'attività pratica. Le problematiche presentate in World of plenty furono riprese nel successivo The world is rich, mentre nel 1951 R. diresse il suo primo film di finzione, No resting place, ambientato in Irlanda e realizzato in parte con gli attori dell'Abbey Theatre di Dublino, in parte con attori non professionisti. Il regista seppe infondere alla vicenda dei Tinkers ‒ una comunità nomade che viveva volutamente ai margini della società riparando utensili ‒ l'autenticità dello sguardo tipica dei suoi documentari e una partecipazione sincera alla loro scelta di libertà.
Con l'amico e collega Basil Wright nel 1953 firmò per conto dell'UNESCO World without end, un documentario in due parti, l'una realizzata in Thailandia, l'altra in Messico, nel quale vengono prese in esame le problematiche del sottosviluppo; R. diresse le sequenze messicane, occupandosi della comunità Yunuen sul lago Patzcuaro. In Germania realizzò Das Leben von Adolf Hitler (1961) e in Olanda De overval (1962), un film a soggetto su un episodio della resistenza nei Paesi Bassi, confermando il suo costante impegno nell'approfondimento e nell'analisi di tematiche storiche e politiche.
Lavorò anche per la televisione, assumendo nel 1953 la direzione della sezione documentari della BBC, alla cui guida sarebbe rimasto per due anni. L'attività critica lo accompagnò lungo tutto il corso della sua esistenza: oltre ai numerosi interventi pubblicati su riviste specializzate quali "Close-Up" e "Film and filming", si ricordano il volume Television in the making (1956) e la biografia di Robert J. Flaherty (1983).
G. Aristarco, Teoria di Rotha, in "Bianco e nero", 1949, 3, pp. 38-46; G. Aristarco, Storia delle teoriche del film, Torino 1951, pp. 221-37; E. Orbanz, Journey to a legend and back. The British realistic film, Berlin 1977 (in partic. E. Orbanz, G. Tuchtenhagen, K. Wildenhahn, Paul Rotha, pp. 26-39).