HINDEMITH, Paul (XVIII, p. 503; App. II, 1, 1184)
Morto a Francoforte il 28 dicembre 1963. Era rimasto negli Stati Uniti, a Yale, fino al 1953, formando un folto numero di allievi, fra i quali L. Foss, N. Dello Joio e H. Shapiro. Nel 1949-50 fu anche ospite onorario alla cattedra di poetica della Harvard University.
Intanto, fin dall'immediato dopoguerra, H. aveva ripreso i contatti con l'Europa, svolgendo anche attività sempre più intensa di direttore d'orchestra, come interprete sia di proprie composizioni che dei classici germanici, con particolare interesse per Bruckner. Nel 1953 si stabilì definitivamente in Svizzera, a Blonay, sul Lago di Ginevra. Dottore honoris causa dell'università di Francoforte, nel 1955 ricevette a Helsinki il premio Sibelius. Colpito da grave malattia poco dopo la prima esecuzione della Messa per coro a cappella (la sua ultima opera), morì in una clinica di Francoforte.
Nell'approfondimento di un "artigianato" che aveva già dato cospicui e personalissimi frutti nel primo dopoguerra, l'attività di H. nel periodo dell'esilio americano e della successiva ripresa di contatti col mondo musicale europeo è caratterizzata da un atteggiamento poetico che tende all'affinamento di una più sottile e intimistica comunicativa, fino a sfociare in opere dove la piacevolezza timbrica e l'eleganza dell'elaborazione contrappuntistica, liberandosi dalle giovanili durezze materiche e dalle rigide programmazioni strutturalistiche, segnano quasi la scoperta di una nuova spiritualità, profondamente legata alle tradizioni culturali germaniche. Basti pensare al Requiem per coloro che amiamo del 1940, su testo di W. Whitman, per mezzosoprano, baritono, coro e orchestra; come pure alla cantata Ite, angeli veloces, scritta per l'UNESCO su testi di P. Claudel fra il 1953 e il 1955, nonché alla Messa del 1963, dove H. sperimenta, a un altissimo e quasi preveggente stato di tensione emotiva, l'incontro del diatonismo gregoriano con le dissonanze del contrappunto novecentesco.
Tra le più importanti composizioni, a partire dal 1948, gioverà ricordare: per il teatro: le opere Mathis der Maler (su libretto proprio, Zurigo 1938); Die Harmonie der Welt (id., Monaco di Baviera 1957); The Long Christmas Lunch (T. Wilder, Mannheim 1961); Sabinchen (commedia radiofonica, non rappresentata); i balletti Nobilissima visione (L. Massine, Londra 1938); Hérodiade (da S. Mallarmé, Washington 1944); Thema mit vier Variationen (Die vier Temperamente), New York 1946. Per orchestra: Sinfonietta in mi maggiore (1949); Sinfonia Die Harmonie der Welt (1951); Pittsburgh Symphony (1958); Marcia su un'antica melodia svizzera (1960). Per strumenti solisti e orchestra: Concerto per corno (1949); Concerto per flauto, clar., fagotto, arpa e orchestra (1949); Concerto per tromba e orchestra d'archi (1949); Concerto per organo (1963). Per coro e orchestra: Ite, angeli veloces, cantata in tre parti (P. Claudel, 1953-1955); Mainzer Umzug, cantata per soli, coro e orchestra (1962). Per strumenti a fiato: Sinfonia in si bemolle maggiore (1951). Musica da camera: Settimino (1948), Ottetto (1948). Sonate per uno strumento e pianoforte: Sonata per violoncello (1948), Sonata per contrabbasso (1949), Sonata per basso tuba (1955). Per coro a cappella: Dodici madrigali, in memoria di H. Straumann (J. Weinheber, 1958); Missa (1963) per canto e pianoforte: Tredici Mottetti (1943-1960); Due liriche per soprano tenore (O. Cox, 1955). Molto importante è stata anche l'attività nel campo teorico e critico: A Concentrated Course in Traditional Harmony (New York 1943; trad. it. Milano 1953); Elementary Trainingfor Musicians (ivi 1946); J.S. Bach (Magonza 1950); A Composer's World, Horizons ad Limitations (Cambridge, Mass., 1952).