Gégauff, Paul
Sceneggiatore francese, nato a Blötsheim Haut-Rhin (Alsazia) il 10 agosto 1922 e morto a Gjøvik (Norvegia) il 24 dicembre 1983. Nel corso del lungo connubio artistico con Claude Chabrol, durato quasi ininterrottamente dal 1958 al 1976, G. contribuì fortemente a determinare l'atmosfera cerebrale e acre dei gialli del regista in stile Nouvelle vague, come À double tour (1959; A doppia mandata) o Une partie de plaisir (1974; Una gita di piacere), interpretato dallo stesso Gégauff. Tra le sue collaborazioni di rilievo, sempre nell'ambito del giallo, quella con René Clément per Plein soleil (1960; Delitto in pieno sole), con Julien Duvivier per Diaboliquement vôtre (1967; Diabolicamente tua) e con Barbet Schroeder per La vallée (1972; La valle). G. cominciò a interessarsi di cinema insieme all'allora critico cinematografico Eric Rohmer (con il quale in seguito avrebbe saltuariamente collaborato come dialoghista), prendendo parte come co-sceneggiatore e interprete al cortometraggio d'esordio dello stesso Rohmer, Journal d'un scélérat (1950). Pubblicò numerosi romanzi gialli (tra cui Rébus, 1957), e con la sceneggiatura di Les cousins (1958; I cugini), opera seconda di Chabrol e film 'hitchcockiano' che inaugurò di fatto la Nouvelle vague, ebbe inizio la sua intensa collaborazione con il regista. La vivisezione delle motivazioni individuali alla base del crimine, unita a una sottile e ipercritica analisi delle tipologie psicologiche della classe borghese sono i tratti salienti della scrittura tagliente di G., che continuò la sua ricerca in À double tour, dramma familiare venato di grottesco, tratto dal romanzo di S. Ellin La clé de la rue Saint-Nicolas, e nell'ancora più feroce Les bonnes femmes (1960; Donne facili), sempre di Chabrol, ove fa strage di luoghi comuni femminili attraverso una vicenda che mette in scena quattro alienate commesse parigine. Un impianto analogo si ritrova anche in Plein soleil, adattamento del romanzo di P. Highsmith The talented Mr. Ripley, realizzato da G. per Clément, che ebbe per protagonista un giovanissimo Alain Delon. Dopo aver intrapreso la sua unica prova registica con Le reflux (1961; Il fuoco nella carne), dal romanzo d'avventura The ebb tide di R.L. Stevenson, ancora un adattamento letterario (da E. Ollivier) fu alla base del giallo di Chabrol Les godelureaux (1961), mentre il successivo film dello stesso regista scritto da G., Ophélia (1963), interpretato da Alida Valli, è una singolare attualizzazione parodistica del dramma shakespeariano Hamlet. Nello stesso anno realizzò la sceneggiatura di Les grands chemins (Il baro), diretto da Christian Marquand, dal romanzo di J. Giono. Tornato a ritrarre la perversione criminale con Chabrol in L'œil du malin (1962), sempre per il regista scrisse in seguito L'homme qui vendit la Tour Eiffel, episodio del film collettivo Les plus belles escroqueries du monde (1964; Le più belle truffe del mondo), basato sulla surreale parodia del genere poliziesco e interpretato da Jean-Pierre Cassel. Dopo aver collaborato a L'autre femme (1964; Quella terribile notte) di François Villiers, determinante fu il suo contributo al canto del cigno di Duvivier, Diaboliquement vôtre, torbido thriller sulla perdita d'identità di un uomo affetto da amnesia (Alain Delon), mentre più debole fu l'operazione effettuata con La femme écarlate (1969; La donna scarlatta), diretto da Jean Valère e interpretato da Monica Vitti. Venato di sarcasmo è invece lo stile drammatico e dialogico di Les biches (1968; Les biches ‒ Le cerbiatte) di Chabrol, film a sfondo lesbico dove si intrecciano rapporti di classe e rapporti sessuali in una girandola di seduzioni alimentata dal denaro. La lenta vendetta di uno scrittore di libri per bambini sul pirata della strada che ha ucciso il figlio, spunto tratto dal romanzo The beast must die di N. Blake, dette origine a Que la bête meure (1969; Ucciderò un uomo) di Chabrol in cui G., nel momento più lucido della sua carriera, riesce a rendere impalpabile e ambiguo il confine tra amicizia e volontà di sopraffazione. Sempre allo stesso anno risale la sua collaborazione a More (Di più… ancora di più), esordio nella regia del produttore e attore di Rohmer, Barbet Schroeder: opera incentrata su una spirale di sesso e droga e scandita dalle musiche dei Pink Floyd, costituisce un caposaldo dell'ondata psichedelica. Scrisse poi due film dallo scarso mordente ma con un ottimo cast: con il regista Guy Casaril il paradossale Les novices (1970; Le novizie), storia di una novizia e di una prostituta, rispettivamente Brigitte Bardot e Annie Girardot, e con Léonard Keigel la coproduzione italo-francese Qui?, noto anche con il titolo Il cadavere dagli artigli d'acciaio (1970), tentativo di neo-noir interpretato da Romy Schneider. Egualmente non risolto si rivelò il ritorno con Chabrol, per il quale G. scrisse il thriller La décade prodigieuse (1971; Dieci incredibili giorni), con Orson Welles, Michel Piccoli e Anthony Perkins, tratto dal romanzo di E. Queen Ten days wonder, in cui viene sviluppato il tema della famiglia come nido di vipere, con chiari riferimenti a un certo cinema di Alfred Hitchcock. Più incisiva fu invece la sceneggiatura della successiva opera di Chabrol, Docteur Popaul (1972; Trappola per un lupo), commedia gialla tratta dal romanzo Meurtre à loisir di H. Monteilhet, in cui un perfido, meschino seduttore (Jean-Paul Belmondo) va incontro a un'infame pena del contrappasso ordita dalla moglie. Di nuovo al fianco di Schroeder per La vallée, dramma sentimentale ambientato tra gli indigeni della Nuova Guinea e portatore dello spirito ramingo delle comunità hippy, dopo essersi dedicato per un paio d'anni (anche con Chabrol) alla scrittura televisiva, G. tornò al cinema come scrittore e interprete, insieme alla moglie Danièle e alla figlia Clemence, di Une partie de plaisir, diretto da Chabrol ma singolarmente ricco di elementi riconducibili all'autobiografia dello sceneggiatore, che con un certo disprezzo descrive i limiti e le fisime libertarie e libertine della borghesia colta di sinistra, attraverso la descrizione di un tormentato rapporto di coppia con prole. Dopo una parentesi nella commedia nera con La rivale (1974) di Sergio Gobbi, G. tornò a scrivere per l'ultima volta per Chabrol ancora un film tratto da un'opera letteraria, Initiation au meurtre di F. Dard, Les magiciens (1976; Profezia di un delitto), ambientato in Tunisia e intriso, nella sua delittuosa perversione, di un'insolita atmosfera occulta. La scrittura di G. cominciava ormai a risentire di un certo svuotamento creativo: tentò così nuove collaborazioni, come quella con il danese Claus Weeke, con cui scrisse dapprima Historien om en moder (1979; Storia di una madre), adattato da un racconto di H.C. Andersen e interpretato da Anna Karina, cui fece seguito Pigen fra havet (1980, La ragazza dal mare), e curò i dialoghi di Brigade mondaine: la secte de Marrakech (1979), confuso giallo esotico diretto da Eddy Matalon. L'ultima fase della sua attività fu caratterizzata da un ritorno all'adattamento di opere letterarie, come nel caso di Frankenstein 90 di Alain Jessua, versione quasi fantascientifica del racconto di M. Shelley, e Ave Maria, complicata e oscura storia di una setta di fanatici religiosi, ambientata in un paesino francese e diretta da Jacques Richard. Entrambi i film uscirono nel 1984, dopo la morte di G. che era stato assassinato dalla seconda moglie, preda di una crisi di gelosia.