BOTTA, Paul-Émile
Archeologo francese di origine italiana, figlio dello storico italiano Carlo Botta, nato a Torino il 6 dicembre 1802, morto ad Achères (Francia) il 29 marzo 1870. Studiò medicina, entrò nel 1830 al servizio del pascià d'Egitto Mohammed Alì; fu nominato console francese ad Alessandria, donde fece nel 1837 un viaggio nel Yemen, poi dal 1842 a Mosul, nel 1846 a Gerusalemme e, fino al 1868, a Tripoli d'Africa.
Incoraggiato e guidato dal Mohl, segretario della Société Asiatique di Parigi, intraprese degli scavi prima nel Tell Nebī Yūnus di faccia a Mosul sulla riva destra del Tigri, nelle rovine dell'antica città assira, e per qualche tempo capitale dell'Assiria, Ninive; dovette però, dopo aver fatto qualche scoperta, desistere dal proseguimento dei lavori, giacché la moschea e il cimitero che si trovano sulla collina rendono quasi impossibili gli scavi a un Europeo. Perciò si diede a scavare, con maggior fortuna, a Quyūngiq. Nel 1843 cominciò a scavare a Khorsābād, dove ebbe la singolare ventura di scoprire il palazzo e la città del re assiro Sargon I, l'antica Dūr-Sharrukīn. Il governo francese gli concesse una sovvenzione - gli scavi anteriori erano stati fatti interamente a sue proprie spese - e gli mandò quale disegnatore dei palazzi e delle antichità scoperte il Flandin. Gli scavi cessarono nel 1844. Alla fine del 1846 la prima collezione di antichità assire arrivò in Francia e andò ad arricchire le raccolte del Louvre.
Negli anni 1847 e 1848 il Botta s'accinse a studiare le varianti della scrittura assira. Egli voleva dimostrare che certi caratteri di questa scrittura possono stare indifferentemente in luogo di altri - non si era ancora dimostrato il carattere sillabico di quasi tutti i segni -, che le scritture di Van, Persepoli e Khorsābād non differiscono realmente tra loro, e che la lingua di queste iscrizioni è sempre la stessa. Però il suo catalogo delle varianti, accanto a quelle giuste, ne dà anche altre che sono false. Egli intravvide il carattere sillabico - dopo il Longpérier però - di parecchi segni.
Il Botta più che per i suoi studî sulla scrittura cuneiforme si è reso benemerito dell'assiriologia (v.) per i suoi scavi che hanno fatto risuscitare dal sonno secolare i primi splendidi monumenti dell'antica civiltà assira. Pubblicò negli anni 1849-1851 i Monuments de Ninive in cinque volumi a Parigi, e nel 1848 il Mémoire sur l'écriture cuneiforme assyrienne, pure a Parigi, in Journal Asiatique.
Bibl.: Nouvelle Biographie Générale, VI, Parigi 1854, p. 839; Ch. Fossey, Manuel d'Assyriologie, Parigi 1904, pp. 30-31 e 181-183; e specialmente Levasseur, in Relation d'un voyage dans l'Yémen, entrepris en 1837 pour le Muséum d'Histoire Naturelle de Paris par Paul-Émile Botta, Parigi 1880, p. 154.