DOUMER, Paul
Tredicesimo presidente della Repubblica francese, nato ad Aurillac in Alvernia il 22 marzo 1857. Fattosi conoscere come giornalista, fu eletto nel 1888 deputato del dipartimento dell'Aisne: si schierò fra i radicali. Nel 1895 ebbe il portafoglio delle Finanze nel ministero Bourgeois; alla fine del 1896 fu nominato governatore generale dell'Indocina francese, dove rimase cinque anni, trasformando quella colonia da un terreno di sfruttamento dei funzionarî venuti dalla metropoli in una sorgente di ricchezza per la madre patria e di prosperità per la colonia stessa. Il Tonchino fu pacificato, relazioni amichevoli furono consolidate col Siam e con la Cina, la situazione finanziaria fu risanata con radicali riforme nell'amministrazione. Il D. dotò la colonia d'un consiglio legislativo a cui commise la trattazione degli affari locali. Sotto l'impulso del governatore il commercio d'esportazione della colonia fu più che raddoppiato e grandi lavori pubblici vi furono compiuti. Nel 1902, il D. rimpatriato, ritrovò il suo seggio nella Camera francese. Fu nominato presidente della Commissione del bilancio e, nelle aspre lotte politiche di quel tempo, prese posizione contro il cosiddetto "blocco" di sinistra, capitanato dal Combes, promotore di leggi anti-religiose. Egli ebbe pertanto i voti dei moderati quando nel 1905 si trattò di eleggere il nuovo presidente della Camera e riuscì eletto contro il Brisson, candidato dell'estrema sinistra. Nel 1906, convocata l'Assemblea nazionale di Versailles per eleggere il nuovo presidente della repubblica, il D., che si portò candidato, rimase soccombente di fronte al Fallières. Divenuto senatore nel 1912, fu ministro senza portafoglio nel 1917 col Painlevé, ministro delle Finanze nel 1921-22 e nel 1925-26 col Briand; nel 1927 fu assunto alla presidenza. Durante l'elezione alla presidenza della repubblica del 14 maggio 1931 il D. ebbe avversario Aristide Briand. Sennonché, in una prima votazione, il D. ebbe 442 voti, mentre il Briand ne ebbe 402; e poiché non si era raggiunto il numero legale, si procedette a una nuova votazione, prima della quale il Briand consigliò di convergere i voti dei suoi aderenti sul Marraud, che però ne riportò soltanto 334, mentre il D., che fu subito dopo acclamato presidente, ne conseguì 504. Di lui, oltre a un pregevole lavoro intitolato: L'Indo-Chine Francaise (Parigi 1903), si ha un geniale Livre à ses fils (Parigi 1906).