patto di bilancio
patto di bilàncio locuz. sost. m. – Espressione utilizzata per indicare il Treaty on stability, coordination and governance in the Economic and monetary union (cosiddetto fiscal compact), trattato approvato nel marzo 2012 da 25 paesi dell’Unione Europea (con l’eccezione della Gran Bretagna e della Repubblica Ceca) al fine di rafforzare la disciplina e il coordinamento delle rispettive politiche di bilancio ed economiche e la governance dell’area dell’euro. Il trattato nasce come risposta alla crisi del che a partire dal 2010 ha coinvolto pesantemente alcuni paesi con elevato deficit pubblico nella , imponendo cambiamenti di rilievo nel coordinamento delle politiche fiscali e nei meccanismi di mutuo supporto finanziario. Con l’aggravarsi della crisi, i governi dell’UE hanno riformato nel marzo del 2011 il e, nel corso dello stesso anno, hanno esteso il coordinamento delle politiche alle questioni della competitività e del lavoro (cosiddetto accordo Euro plus); inoltre, sotto impulso decisivo della Germania, si è concordato che la nuova governance dell’euro avrebbe dovuto avere natura costituzionale. Dopo il rifiuto della Gran Bretagna di modificare a questo fine il trattato di Lisbona del 2009, si è decisa, nel dicembre del 2011, la stipula del nuovo trattato sul fiscal compact. Quest’ultimo prescrive, fra l'altro, che i paesi contraenti mantengano – salvo circostanze eccezionali – un bilancio pubblico in pareggio o in avanzo, ovvero un disavanzo di bilancio strutturale (cioè al netto di fattori ciclici) non superiore allo 0,5% del PIL (1% qualora il debito e i rischi sulla sua sostenibilità siano particolarmente bassi), nonché l’obbligo di ridurre l’eccesso di debito pubblico rispetto alla soglia del 60% del PIL a un ritmo del 5% annuo nell’arco di venti anni. In caso di scostamenti significativi, i meccanismi di correzione devono attivarsi automaticamente, senza interventi discrezionali delle autorità nazionali, in virtù di disposizioni legislative permanenti e preferibilmente di natura costituzionale. Il trattato stabilisce che tali disposizioni siano inserite negli ordinamenti interni entro un anno dall’entrata in vigore del trattato; la Corte di giustizia dell’Unione Europea, su indicazione della Commissione o di uno Stato membro, valuterà se tali norme sono congruenti con il trattato e in caso contrario potrà imporre sanzioni. In aggiunta, il trattato contiene alcune indicazioni generali sul coordinamento delle altre politiche economiche e disposizioni sulla frequenza e sul contenuto delle riunioni periodiche fra i capi di Stato o di governo dei paesi dell’area euro (cosiddetto Euro summit). Infine la concessione dei finanziamenti dell’ESM è condizionata all’adesione al trattato. L’entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio 2013, a condizione che almeno 12 stati dell’eurozona lo abbiano approvato. Nel dicembre del 2012 avevano ratificato il trattato 14 paesi tra cui, nel luglio 2012, l’Italia che già con la legge costituzionale del 20 aprile 2012, n. 1 aveva elevato a rango costituzionale il principio del pareggio di bilancio.