FRACASSI, Patrizio
Nacque a Siena il 24 dic. 1875 da Buonafede, marmista, e Marina Lorenzetti. Nel 1889 si iscrisse all'istituto d'arte di Siena del quale fu allievo fino al 1901. Gli anni della sua formazione sono testimoniati attraverso i registri della scuola d'arte senese, dai quali si ricava un rendimento discontinuo e un certo spirito ribelle che fecero espellere il F. dall'istituto nel febbraio del 1893 per esservi riammesso solo il 12 nov. 1895. Il 10 ag. 1895 sposò Rosmunda Lencetti.
La prima opera nota del F. è il rilievo in marmo per la tomba Corsi nel cimitero della Misericordia di Siena (1896), nel quale si avverte, oltre a una tecnica già matura, l'influenza della migliore tradizione locale rappresentata da G. Duprè e T. Sarrocchi. Nel 1898 modellò un Ismaele, gesso a tutto tondo, oggi perduto. Dell'anno successivo sono i due rilievi, sempre in gesso, Lucrezia Romana e la Crocifissione, nel secondo dei quali si scorgono i primi segni di una nuova attenzione al dato reale. Sempre nel 1899 il F. partecipò all'esposizione estiva dell'istituto d'arte senese, presentando, oltre all'Ismaele e alla Crocifissione, altre opere in gesso: tra queste, alcuni busti con i ritratti dei familiari, tre bassorilievi con studi di nudo maschile, il Cristo permeato di ricordi donatelliani e verrocchieschi, e l'Omero, col quale si aggiudicò il primo premio del concorso della scuola di pittura e figura. Alle influenze classiche e rinascimentali, derivate in gran parte dall'insegnamento scolastico, il F. mostra di saper aggiungere quella degli scultori contemporanei, da A. Rivalta a E. Gallori, che conobbe di persona, a R. Romanelli, che nel 1896 aveva terminato il monumento a Garibaldi per Siena.
Attorno al 1900 il F. si liberò in gran parte degli influssi accademici, cercando di conquistare uno stile personale grazie anche ai viaggi in alcune città italiane (Firenze, Roma, Carrara, Torino). Del 1900 sono la lapide in marmo di Garibaldi a Montieri e il grande gruppo in gesso La prova del veleno, del quale rimangono due sole figure a tutto tondo, il busto di Nerone e lo schiavo avvelenato colto nello spasmo estremo della morte. Tra il 1900 e il 1901 il F. eseguì una serie di lavori d'ispirazione religiosa, incentrati in particolare sulla vita di Gesù, come i gessi Cristo e la Samaritana, a rilievo, e la testa raffigurante il Cristo Veritas. Sempre attento ai nuovi fermenti culturali recepì anche il liberty, come rivelano alcuni lavori eseguiti attorno al 1901: il ritratto di G. Verdi, di cui rimangono sia il bozzetto in terracotta sia il gesso, il Ritratto di giovane (forse un autoritratto) in marmo, il piccolo bassorilievo in bronzo appena sbalzato della lastra tombale di Giuseppe Bratto con l'Angelo della morte, nel cimitero della Misericordia a Siena. Nel cimitero comunale del Laterino, invece, il F. lasciò nello stesso anno un monumento assai diverso nel quale l'ispirazione simbolista si concreta in una plastica dallo schietto sapore verista. Si tratta del monumento funebre in bronzo e travertino per la famiglia Caselli, nel quale è rappresentato un fanciullo ignudo che si ritrae di fronte a una fossa spalancata e, indietreggiando, si aggrappa a una grande croce alle sue spalle.
Le tematiche simboliste si faranno sempre più complesse e drammatiche a partire da questo momento, alternandosi peraltro con una forte ripresa di temi dall'antico. Questo interesse per i soggetti mitologici e classici derivò al F. dalle letture e dai soggiorni romani, ma anche dal rapporto che aveva instaurato con la galleria antiquaria Sangiorgi di Roma, specializzata in copie dall'antico. Da tale galleria, in particolare, vennero commissionati allo scultore i busti in marmo raffiguranti le Quattro stagioni. A questa fase appartengono inoltre i gessi il Satiro e la Forza (perduti) e il gruppo a tutto tondo la Lotta dei centauri, del quale il F. offre un'interpretazione vitalistica, dinamica, istintiva.
Nel settembre del 1902 vinse il concorso Lazzeretti per la scultura, importante borsa di studio triennale che permetteva ai giovani artisti senesi di perfezionare gli studi in altre città. Il F. si impose su G. Bianconi con il rilievo in gesso Cristo scaccia i mercanti dal tempio (Siena, Monte dei paschi), ricevendo le lodi della commissione giudicante composta da C. Zocchi e R. Romanelli. Lo scultore scelse Roma come sede per la prosecuzione degli studi.
Il saggio presentato al concorso è un formicolante assieme di personaggi, dal rilievo più o meno marcato, che si agitano attorno alla figura del Cristo bloccata nel gesto del braccio solennemente teso; nella varietà di caratteri e di atteggiamenti, all'interpretazione simbolista si unisce un certo verismo dagli accenti talora quasi espressionistici.
L'attività del F. successiva all'affermazione nel concorso Lazzeretti è caratterizzata da un approfondimento delle tematiche sociali e da un'ispirazione che affonda sempre più le radici nella grande letteratura, dalla Bibbia a Dante, a D'Annunzio. Echi della scultura di C. Meunier e A. Rodin completano la rosa delle influenze sul F., la cui maniera divenne sempre più eclettica. Il 1903 fu periodo di grande fervore creativo nel quale il F. diede vita ad alcune delle sue creazioni (sempre in gesso) più complesse, quali il Canto XXIVdell'Inferno (bozzetto a tutto tondo) o il Naufragio (rilievo), dove si fanno maggiormente evidenti il senso di angoscia e la disposizione a privilegiare il movimento delle figure. Allo stesso periodo appartengono la Vita umana e il Monumento al lavoro.
La Vita umana è la più complicata delle allegorie del Fracassi. Si tratta di un grande altorilievo in gesso dominato da una sensuale figura di Psiche, nella quale si tornano a leggere le influenze iconografiche e stilistiche del simbolismo, e le inquietudini dell'artista sembrano prendere vita in forma di uno scontro fra materia e spirito. Il Monumento al lavoro risente fortemente del realismo sociale, che al F. giungeva anche attraverso l'amico pittore P. Pascucci. Di questo grande gruppo a tutto tondo restano alcune figure in gesso, lo Schiavo alla macina, il Servo della gleba, il Demolitore, che facevano da contorno alla figura del Lavoratore (perduta) simbolo del progresso e del riscatto dell'umanità attraverso il lavoro. Con la figura del Demolitore, nudo maschile di impostazione rinascimentale dalla muscolatura particolarmente accentuata, il F. intendeva rappresentare il lavoratore del futuro.
Inseriti nel filone realista sono anche i due gessi Cinquant'anni di miniera e Compagni di sventura, nei quali il F. esprimeva la propria visione disincantata e tragica della vita. Dal 6 al 27 ag. 1903 espose sotto le Logge del papa a Siena la sua ultima produzione, in una mostra che suscitò un certo clamore nell'ambiente cittadino per la novità dell'arte dello scultore, conosciuto ormai non solo per il talento, ma anche per la bizzarria del carattere, per i modi e l'abbigliamento stravaganti.
In quest'occasione aveva anche realizzato una locandina nella quale si vedeva la sua testa appesa a un chiodo e alla gogna in compagnia di alcuni rospi. Contemporaneamente, presentò alla tradizionale esposizione dell'istituto d'arte senese "due buoni busti e un nudo di eccellente modellatura che assai si discosta dalla maniera adottata per i lavori da lui eseguiti ed esposti sotto le Logge del Papa" (Alle belle arti, in Il Libero Cittadino, 17 ag. 1903).
Morì suicida il 13 sett. 1903 nei pressi di Siena.
Del F., che realizzò pochissimi marmi e non ebbe la possibilità di gettare in bronzo le sue creazioni, restano prevalentemente i gessi, che il figlio Ferruccio donò al Comune di Siena nel 1921 e che attraverso varie vicissitudini, sono giunte nella Gipsoteca comunale in gran parte guasti e mutili. Da una scelta di questi gessi si sono realizzati alcuni bronzi che, esposti a Siena nel 1993, sono stati donati ancora una volta al Comune.
Fonti e Bibl.:Alle belle arti, in Il Libero Cittadino, 17 ag. 1899; Alle belle arti, in La Gazzetta di Siena, 20 ag. 1899; Il Libero Cittadino, 15 luglio e 3 nov. 1900; Al Cimitero civico, in La Gazzetta di Siena, 3 nov. 1901; Il Concorso di scultura Lazzeretti, in Il Libero Cittadino, 2 ott. 1902; Una nuova opera d'arte di P. F., in La Gazzetta di Siena, 26 ott. 1902; Un artista, ibid., 18 genn. 1903; R. Cesari, Per Siena. Arte e artisti, in La Martinella, 15 ag. 1903; Il Libero Cittadino, 9 ag. e 17 sett. 1903; P. Fracassi, Esposizione delle sculture di P. F., un cenno descrittivo dell'autore, Siena 1903; La Gazzetta di Siena, 15 ag. 1903; Ancora del suicidio del F., in La Vedetta senese, 15 sett. 1903; Dramma di sangue in Siena, in La Patria, 17 sett. 1903; N. Mengozzi, Il Monte dei paschi. Lavori artistici, in Bull. senese di storia patria, XI (1904), pp. 590 s. n. 1; A. Mori, Un dimenticato: P. F., in Vita d'arte, 1914, n. 79, pp. 161-168; Vermiglio (V. Marchi), Figure d'artistisenesi: P. F., in Il Nuovo Giornale, 22 genn. 1921; P. Misciattelli, P. F., in La Diana, II (1927), 1, pp. 13-38; S. Cardella, Scultori italiani: P. F., in Il Tempio, 1928, nn. 7-8; F. Tossi, Per P. F., in Realtà di ieri e di oggi, Milano 1928, pp. 303-311; A. Lusini, Un dimenticato: P. F., in La Rivoluz. fascista, 12 sett. 1929; A. Lusini, La vita tormentosa e le opere dello scultore P. F., in Il Telegrafo, 16 sett. 1931; Id., in Il Corriere del Tirreno, 16 sett. 1931; P. Poggi, Uno sconosciuto scultore senese: P. F., in Il Popolo di Roma (ed. toscana), 22 sett. 1931; E. Cesarini, Per la valutazione delle opere di un artista senese, in Il Telegrafo, 19 luglio 1939; E. Cesarini, Uno scultore dimenticato, ibid., 11 dic. 1939; L. Viti, I nostri artisti: P. F., in La Nazione, 13 sett. 1942; F. Sapori, Scultura ital. moderna, Roma 1949, p. 44; A. Lusini, Scultori senesi: P. F., in Terra di Siena, 1956, n. 1; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1961, II, p. 695; A. Lusini, P. F., in A. Cairola, Il Museo civico nel palazzo pubblico di Siena, Siena 1962, pp. 153-158; Id., Da cinquant'anni il calvario delle opere di P. F., in La Nazione, 12 sett. 1971; U. Cagliaritano, Mamma Siena. Diz. biogr. aneddotico dei Senesi, Siena 1971, III, pp. 676 s.; A. Raselli, Un grande scultore senese, in La Nazione, 18 marzo 1976; C. Baglioni, Il ritratto di uno scultore dimenticato P. Fracassi. Lui scolpiva il Quarto Stato, in Il Nuovo Corriere senese, 1° luglio 1978; M. Verdone, Caratteristiche dell'arte di P. F. in corso di restauro…, in Il Campo di Siena, 2 febbr. 1978; C. Baglioni, I gessi ritrovati, in La Balzana, ottobre 1980; E. Carli, Maestrie allievi, in L'Istituto d'arte di Siena, Siena 1986, pp. 57-59; M. Batazzi, Artisti senesi tra Ottocento e Novecento, in Palio e contrade tra Ottocento e Novecento (catal.), Siena 1987, p. 30; C. Baglioni, P. F., in Siena tra purismo e liberty (catal.), Siena 1988, pp. 209-213; J. Mackey, The Dictionary of sculptors in bronze, Suffolk 1992, p. 140; La donazione P. F. (catal.), Siena 1993; C. Sisi - E. Spalletti, La cultura artistica a Siena nell'Ottocento, Siena 1994, pp. 519, 547, 550-552, tavv. LXXXII-CI; A. Panzetta, Diz. degli scultori ital. dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino 1994, p. 130; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, Lodi 1994, I, p. 470; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 270.