PATRIMONIO di San Pietro
L'espressione patrimonium Beati Petri, che indicò in origine i beni fondiarî della Chiesa romana, venne a significare col tempo, e definitivamente dal sec. XII-XIII, lo stato della Chiesa.
Il sec. VIII segna il momento critico in cui la Chiesa, di fronte alla sovranità dell'impero, afferma, di fatto, più decisamente la sua indipendenza nel governo del ducato romano e si costituisce erede dei dominî bizantini conquistati dai Longobardi, che o vengono restituiti per diretto intervento papale, o sono riconquistati con l'aiuto dei Franchi. Primo nucleo del Patrimonio furono i luoghi di Ameria, Orte, Bomarzo e Bieda, consegnati nel 741 da Liutprando a papa Zaccaria, col riconoscimento a favore dei santi Pietro e Paolo degli antichi diritti imperiali. Attraverso le lotte con gli ultimi re longobardi e l'alleanza coi Franchi esso si consolidò su tutto l'odierno Lazio e si estese al ducato di Spoleto, all'Esarcato, alla Pentapoli; più tardi comprese, per l'investitura conferita dalla Chiesa ai Normanni, l'Italia meridionale e la Sicilia; per l'eredita della contessa Matilde di Canossa (1115), i beni matildini. Tuttavia sino al termine del sec. XII il dominio pontificio fu assai spesso più che altro nominale per i conflitti con l'Impero e le resistenze dei potentati locali.
I momenti più importanti delle relazioni del Patrimonio con l'Impero sono segnati in questo periodo dal diploma di Ludovico il Pio dell'817, dalla Constitutio Romana di Lotario dell'824, dai diplomi di Ottone I e di Enrico II, rispettivamente del 962 e del 1020, infine dagli atti della pace di Venezia (1177) che riconosceva alla Chiesa le terre comprese fra Acquapendente e Ceprano.
Gli sforzi secolari della Chiesa per l'instaurazione dello Stato culminarono con Innocenzo III, che, in circostanze particolarmente felici, ottenne da Ottone IV nel 1201 il riconoscimento di tutti i territorî ai quali per uno o per altro titolo aveva ambito la Santa Sede nei secoli precedenti: le terre comprese fra Radicofani e Ceprano, l'Esarcato, la Pentapoli, la marca d'Ancona, il ducato di Spoleto, i beni matildini, il comitato di Bertinoro, il regno di Sicilia. Dall'età e dall'opera di Innocenzo III data il primo generale ordinamento amministrativo e una delimitazione territoriale del Patrimonio, che sarà fondamento di tutta la sua storia successiva.
Alla crisi dell'esilio avignonese, che lascia libero giuoco alle competizioni locali e alla formazione delle signorie, fa argine per breve tempo l'opera albornoziana, intesa più a restaurare e a disciplinare la vecchia impalcatura dello Stato, che non a innovare. Ai disordini dello scisma e dell'età conciliare, pongono fine Eugenio IV e Niccolò V; alle dissipazioni nepotistiche di Sisto IV, Alessandro VI, Paolo III, sticcessivamente la riconquista della Romagna per opera di Giulio II, il divieto di Pio V contro l'alienazione delle terre della Santa Sede (29 marzo 1567), infine le riorganizzazione su base moderna dello Stato da parte di Sisto V. Parma e Piacenza, concesse da Paolo III ai Farnese, passarono, alla loro estinzione, ai Borboni, mentre i ducati di Ferrara e di Urbino ritornarono alla Chiesa rispettivamente nel 1598 e nel 1631.
Disfatto da Napoleone e ricostituito dal congresso di Vienna, il Patrimonio entrò a far parte del regno d'Italia in seguito alla spedizione delle Marche del 1860, all'occupazione di Roma nel 1870 e ai relativi plebisciti.
Col nome di Patrimonium Beati Petri in Tuscia si indicò dal sec. XIII la provincia dello Stato pontificio comprendente la Tuscia romana, cioè il Lazio a nord-ovest del basso Tevere; la denominazione, con questo significato ristretto, si perpetuò anche nei secoli seguenti (v. tuscia).
Bibl.: Per le pubblicazioni anteriori al 1904 si veda A. Brackmann, Patrimonium Petri, in Realencyklopädie für protestantische Theologie und Kirche, XIV, p. 767 segg.; fra le più recenti, numerosissime, L. Duchesne, Les premiers temps de l'état pontifical, 2ª ed., Parigi 1902; A Crivellucci, Storia delle relazioni tra lo Stato e la Chiesa, III, Pisa 1909; Eitel, Der Kirchenstaat unter Klemens V., Berlino e Lipsia 1907; A. C. Flick, The decline of the Medieval Church, Londra 1930; L. v. Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, I segg., 1910 segg.; M. Moresco, Il Patrimonio di S. Pietro. Studio storico giuridico sulle istituzioni finanziarie della Santa Sede, Torino 1916.