Vedi PATRASSO dell'anno: 1963 - 1996
PATRASSO (v. vol. V, p. 989)
p. 989). - Preistoria. - I più antichi resti di insediamento a P. risalgono al Medio Elladico, mentre rinvenimenti di necropoli micenee (Tardo Elladico III Α-C e raramente più antichi) sono assai numerosi nei dintorni della città; inoltre, nuovi siti sono venuti ad aggiungersi a quelli già noti.
Tra le più antiche e notevoli tombe si annoverano quelle a camera di Voudeni, a NE, e di Kallithea (v.) a S di Patrasso. Nella città stessa si sono rinvenute tombe a camera e resti di abitato, non lontano dalla rocca dove si può verosimilmente localizzare l'acropoli micenea, una delle tre kòmai che successivamente vennero a formare, per sinecismo, la città di Patrasso. In ogni caso la più precisa definizione topografica delle tre kòmai e l'identificazione con queste dei resti micenei rimangono ancora problemi irrisolti. La tradizione dell'acheo Patreus che, giunto dalla Laconia, operò il sinecismo di P. (Paus., VII, 18, 5), probabilmente si riferisce all'arrivo di nuovi abitatori e alla serie di rivolgimenti documentata archeologicamente in Acaia nel momento di transizione tra il Tardo Elladico III Β e il III C. Di fatto, il sinecismo avvenne molto più tardi, in età arcaica. Il territorio di P. in epoca micenea era ancora abitato per villaggi (komedòn); fiorisce poi nel Tardo Elladico III C, stringe più ampi rapporti economici e rimane, assieme con tutta l'Acaia sud-occidentale, indenne dalle scorrerie che devastarono la Grecia centrale e meridionale alla fine dell'epoca micenea.
Dal periodo geometrico all'età classica. - Di fronte all'abbondanza di reperti micenei sono assai rari i resti di età geometrica e arcaica. In epoca classica P. era una città piccola e insignificante: fino al IV sec. a.C., sembra che fosse limitata alla zona della rocca, mentre ancora si seppelliva nel luogo poi occupato dall'ombre romano. Ancora in quell'epoca alcuni dei santuari più antichi, come quelli di Artemide Limnàtis, di Dioniso Aisymnètos, di Demetra e Kore in un bosco sacro presso il mare, si trovavano fuori dai limiti della città. Il Santuario di Artemide Triklarìa si trovava, sempre fuori città, presso il fiume Meilichos (oggi fiume di Voudeni o di Sychenà). Ipoteticamente potrebbero mettersi in relazione con questo santuario gli elementi architettonici arcaici o della prima età classica, reimpiegati nei ruderi di una fattoria di epoca classica ad Ano Sychenà. P. non prese parte attiva alle guerre persiane e neppure nella guerra del Peloponneso ricoprì un ruolo di primo piano, benché Alcibiade tentasse di coinvolgerla.
La testimonianza storica (Thuc., V, 52, 2), secondo cui egli stesso spinse i cittadini di P. a costruire mura che collegassero la città al mare, pare confermata dal rinvenimento di resti probabilmente di fortificazione, all'estremità settentrionale della città romana, al di sotto della via lastricata. Scarsi sono i ritrovamenti databili al V sec. a.C. Alla seconda metà del secolo risale la più antica iscrizione nota della città: resti di un nome, forse di un patronimico con terminazione θεος, inciso alla sommità di una stele sepolcrale. Due pregevoli sculture, ora nel museo di P., della fine del V e degli inizi del IV sec., appartengono a un frontone, probabilmente con amazzonomachia, e una terza a un acroterio dello stesso ignoto tempio.
Nel IV sec. a.C., la città continua a trovarsi in una posizione marginale, ma le trasformazioni politiche in Acaia verso la metà del secolo e il fatto che gli Spartani e i Tebani, dopo la battaglia di Leuttra del 371 a.C., affidassero agli Achei la mediazione della loro vertenza, mostra che nella regione era iniziato un movimento più vivace. Anche i dati archeologici di P. rivelano che la città, già a partire dai primi anni del IV sec., inizia lentamente a espandersi. Molti muri di edifici in pietre lavorate, principalmente nell'area di Psilalonià, al di sotto di strutture romane, possono risalire già al IV sec., mentre una sicura testimonianza è rappresentata dai rinvenimenti sepolcrali. Le tombe più antiche messe in luce fino a questo momento nella necropoli Ν della città possono datarsi al primo venticinquennio del IV sec. e sono relativamente ricche di corredi; esse comprovano l'espansione della città e di conseguenza dimostrano un certo sviluppo economico e demografico. Al IV sec. si datano anche alcune stele funerarie recanti iscrizioni, con frontoncino o con terminazione orizzontale ornata di kymàtion, come pure tuia stele dell'ultimo venticinquennio del IV sec. con coronamento a palmetta, importata dall'Attica. È un esempio unico nel Peloponneso, dove, per motivi politici, la tradizione di officina attica, dopo la legge suntuaria di Demetrio Falereo del 317 a.C., non ebbe modo di affermarsi.
Età ellenistica. - Come appare evidente dai dati archeologici, la ripresa di vitalità di P. allo scorcio del IV sec. a.C. dovrebbe aver contribuito a creare le condizioni indispensabili affinché la città nel 280 a.C. assumesse l'iniziativa di riorganizzare, assieme a Dyme, Pharai, Triteia, l'antica confederazione e di fondare la Lega Achea. In effetti si nota un aumento dei rinvenimenti di tombe databili verso la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C., e ciò sarebbe indice di una relativa crescita. Gli scavi hanno invece dimostrato che, dopo il primo venticinquennio del III sec., le tombe diminuiscono.
Nel II sec. a.C. la città ha una graduale ripresa, evidentemente grazie all'interesse di Roma che, dopo la proclamazione dell'autonomia delle città greche da parte di T. Quinzio Flaminino all'Istmo nel 196 a.C., assume la guida politica della Lega. Le monete di P. hanno un'ampia circolazione, mentre testimonianze epigrafiche dimostrano che nel II sec. la città è fortemente coinvolta nella vita politica del mondo greco. Il suo porto, benché ancora non dotato di speciali installazioni, è già una stazione di transito tra Oriente e Occidente.
Dopo la conquista romana del 146 a.C., e soprattutto dopo la distruzione di Corinto, il centro di gravità si sposta su P. che diviene la prima città della Lega Achea formalmente riorganizzata sotto il dominio romano. La zecca di P. continua a coniare moneta su concessione di Roma, mentre non sappiamo se la città sia divenuta allora civitas foederata, libera, o stipendiaria: su di essa si accentra, in ogni caso, l'interesse e, occasionalmente, il favore dei Romani. P. si estende verso il mare e in diverse aree si costruiscono importanti edifici. Le necropoli rivelano apprestamenti ben curati e considerevoli corredi, tra i quali spicca un'intera serie di ornamenti funebri in oro eseguiti, a Ρ. o a Dyme, da un atelier acheo in rapporto con tradizioni di officina dell'Italia ellenistica. In questo momento si sviluppa in Acaia anche una particolare categoria di stele sepolcrali composite, rinvenute in buon numero a Patrasso. Sostenitori di queste attività artigianali erano l'agiata classe dei proprietari terrieri e probabilmente i mercanti favoriti dalla politica romana.
Nel I sec. a.C. la crisi economica e demografica, principale conseguenza delle guerre civili dei Romani, diviene sensibile anche a P., come si deduce ora dai dati archeologici. Il porto, tuttavia, è per lo più adibito alla regolare comunicazione con l'Italia e, come rivelano le epistole di Cicerone, tra il 50 e il 44 a.C., ha un notevole movimento, dovuto anche all'attività dei negotiatores romani.
Età romana. - La guerra tra Ottaviano e Antonio del 31 a.C., ebbe per P. dannose conseguenze, ma la fondazione della Colonia Augusta Achaica Patrensis da parte di Augusto nel 14 a.C., con veterani delle legioni X e XII e il ristabilimento degli abitanti, molti dei quali si erano dispersi nel corso del I sec. a.C. nei villaggi circostanti, segnò l'inizio di una nuova epoca di sviluppo e di fioritura. Sotto Augusto, tuttavia, non si osserva ancora un maggiore sviluppo economico, né i dati di scavo attestano una notevole espansione urbanistica. Per le necessità abitative dei residenti e dei veterani romani si dovette condensare l'insieme dell'abitato e probabilmente estenderlo sulla base dell'esistente impianto urbanistico di età ellenistica. Questo sistema sembra essere durato per tutto il periodo imperiale.
Nel I sec. d.C. l'attività edilizia è ancora limitata e lo sviluppo si fa chiaro tra la fine di questo e gli inizi del secolo successivo: allora probabilmente viene organizzata una più regolare rete viaria e sicuramente vengono lastricate le vie principali. In una delle prime terrazze a S dell'acropoli viene costruita alla fine del I sec. a.C. l’aedes Augustalium per le esigenze del culto imperiale. A S dell'acropoli, fino all'attuale Odòs Gounari, il terreno era scandito da terrazzamenti ed è in questa zona che va ricercata l’agorà. Forse il vecchio tempio di Zeus Olỳmpios sull'agorà accolse il culto della triade capitolina, come risulterebbe dalla descrizione di Pausania (VII, 20, 3).
Dal 1960 in poi gli scavi hanno messo in luce una vasta rete viaria. Le strade lastricate si estendono o si trovano quasi tutte nella parte bassa della città, dove si sviluppò il centro commerciale e industriale, senza che manchino anche le case private, poiché a P., come in altre città romane, non esistevano zone prestabilite per le diverse attività cittadine e per i servizi. Non esisteva una vera e propria suddivisione dello spazio urbano tramite la rete viaria e solo un ristretto numero di nuovi tracciati stradali appare realizzato con andamento parallelo alle due arterie principali, che seguono le pendenze del terreno. Sono stati scoperti tratti lastricati di queste due strade centrali, larghe 3 m, con segni delle ruote dei carri e marciapiedi. Al loro incrocio si sono rinvenuti i resti di un ninfeo triabsidato con portici nelle esedre semicircolari.
Quest'area ha restituito anche altre testimonianze di significativo carattere pubblico, come basi di statue rinvenute su una piazza lastricata. Una stretta stoà conferiva un aspetto monumentale a un tratto della strada con direzione E-O. Probabilmente nelle vicinanze si rinvenne il miliario eretto da M. Aurelio e da L. Vero (CIL, III, Suppl., 14203-26) che si riferisce al restauro della strada. In un diverticolo della strada E-O, riservato ai pedoni, è stata trovata una taberna con ampio ingresso che si chiudeva con battenti scorrevoli. Tanto il ninfeo quanto la maggior parte degli edifici monumentali della P. romana (p.es. la sala ipostila con annesso ottagono, e basi di statue in facciata - un Serapeo?) si datano dagli inizi del II fino anche alla metà del III sec. d.C., periodo che segna per la Grecia un periodo di fioritura.
Le case private frequentemente dispongono di impluvia, terme e talvolta giardini e sono ornate di pregevoli mosaici e statue. Significativo è il grande edificio anfiteatrale (per il momento verosimilmente uno stadio) sul declivio a O della collina dell’odèion. Un rilievo monumentale di Nemesi del tipo Erynìa degli inizi del II sec. d.C., è stato rinvenuto reimpiegato presso lo «stadio», ed è sicuramente in rapporto con il tempio romano di Nemesi, che Pausania vide presso il teatro. Di conseguenza si potrebbe supporre che il Periegeta abbia indicato questo edificio anfiteatrale come teatro. Sulla base dei dati di scavo, la cronologia dello «stadio» è stata già fissata entro il II sec. d.C.; nondimeno la costruzione dell'edificio potrebbe essere iniziata già sotto Domiziano che, come è noto, rinnovò a P. il diritto di battere moneta. Nell'85 d.C. vennero coniate diverse serie, tra le quali anche l'emissione con la personificazione dell'Indulgentia, che può riferirsi non solo alla coregia di agoni, ma anche all'inizio dei lavori per la costruzione dell'edificio anfiteatrale. È noto come Domiziano avesse una preferenza per i ludi gladiatorii e numerosi monumenti relativi a questi giochi sono venuti alla luce a P.: tombe, stele funerarie, un rilievo con gladiatorum paria, proveniente chiaramente da un monumento onorario di qualche munerarius, un pavimento a mosaico con rappresentazione di un combattimento. Questi ritrovamenti indicano che P. in età imperiale era uno dei centri greci in cui avevano luogo gli spectacula, divenuti popolari anche in Grecia; ma si tenevano anche competizioni atletiche, come ci informano iscrizioni da Delfi, Corinto, Laodicea di Siria e dalla stessa P. (iscrizione latina inedita, con catalogo di nomi di atleti e di gare).
Il porto di P., «ancoraggio mediocre» secondo Strabone, aveva già ricevuto nel II sec. d.C. particolari sistemazioni per le quali sono state formulate numerose ipotesi. Sicuramente agli apprestamenti portuali vanno assegnati settori di una struttura presso la linea di costa, che da allora si è spostata a causa di interri naturali o di natura tecnica. Si tratta di una gettata di grandi massi di pietra entro opus caementicium. Le sporgenze angolari verso il mare e l'intonaco idraulico convengono alla struttura di un molo. La cronologia sulla base della ceramica si pone nella seconda metà del II sec. a.C.
I limiti della città nel corso dell'epoca imperiale romana possono definirsi mediante la collocazione topografica delle necropoli (settentrionale, orientale e meridionale). La più antica (inizi del IV sec. a.C.), la più densamente utilizzata e la più ricca, era la necropoli settentrionale organizzata su una grande estensione con un sistema struttivo continuo di complessi rettangolari che prospettavano su una larga via sepolcrale. I complessi erano costituiti da periboli entro i quali si disponevano mausolei monumentali con columbaria che possono paragonarsi a quelli di Pompei, di Ostia, ecc. (edifici a forma di tempietto con alti podi e loculo sepolcrale sotterraneo con nicchie che ospitavano vasi cinerari), come pure di camere sepolcrali che nel I sec. d.C. avevano in origine columbaria e più tardi arcosoli, mentre nel II sec. sono talvolta a due piani e presentano una facciata monumentale verso la strada. In questo caso su un basamento in pietra è realizzato un alzato in laterizio utilizzato anche a scopi decorativi e i complessi hanno su tre lati tombe in muratura. Nei recinti si costituiscono, inoltre, aree a cielo aperto per il culto funerario, con esedre, altari, focolari e pìthoi. Le sepolture della necropoli settentrionale continuano fino al V-VI sec. d.C. La necropoli meridionale era meno ricca e meno densamente popolata, ma aveva la medesima sistemazione, mentre quella orientale era più piccola. Molte tombe ancora intatte contenevano ragguardevoli corredi; si sono rinvenute inoltre stele sepolcrali iscritte e urne cinerarie.
L'arteria centrale N-S proseguiva verso Ν fuori della città come strada cimiteriale di terra battuta e, oltre la necropoli, come via publica in direzione di Aigion e di Corinto. In prossimità del fiume Meilichos la strada passa su un ponte ben conservato con due archi a tutto sesto costruiti in opus testaceum su un nucleo di caementicium. Il pilastro mediano e le guance dei sostegni sulle sponde sono rivestiti con lastre di calcare. Entro ampi limiti cronologici la costruzione del ponte si data tra la metà del II e il IV sec. d.C., mentre la sua utilizzazione durò fino al VI sec., quando venne sommerso da un'inondazione. La strada che passava sul ponte aveva una pavimentazione lastricata e una spalletta. A O del ponte ve ne era un altro più antico, a una sola campata, probabilmente del I sec. d.C.
È stata accertata l'esistenza a P. di uno strato di estesa distruzione che si deve datare alla seconda metà del III sec. d.C., dovuto evidentemente al terremoto che causò grandi devastazioni nel Peloponneso nell'ultimo ventennio del secolo. La crisi del mondo romano già si era estesa, peraltro, anche alle città greche, ancora prospere verso la metà del III secolo. Sotto Gordiano III P. non batte più moneta, tuttavia prosegue la sua esistenza anche più tardi con qualche attività edilizia. Nel VI sec. d.C. l'estensione dell'abitato era limitata, dal momento che, p.es., a Psilalonia si trovano tombe di questa epoca. Nel periodo paleocristiano vengono fondate basiliche di cui si sono rinvenute le vestigia; in epoca bizantina, la città è limitata alla sola zona del Castello.
I rinvenimenti epigrafici, di cui molti inediti, offrono testimonianze circa le istituzioni amministrative della città (aediles, decuriones, duoviri, augustales, seviri augustales, ecc.), e i rapporti con Roma e con l'amministrazione provinciale, come pure con altri centri del mondo greco. Le iscrizioni dedicatorie finora note, tra le quali vanno incluse quelle di più recente rinvenimento, ancora inedite, in onore di Germanico, di Traiano e di Adriano, non possono al momento essere messe in rapporto con eventi storici o con monumenti noti. Mentre queste iscrizioni sono in lingua latina, in diverse dediche a privati cittadini e in iscrizioni funerarie domina, con l'andar del tempo, la lingua greca.
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