TROPICALE, PATOLOGIA (XXXIV, p. 410)
Lo studio delle malattie tropicali in questi ultimi decennî ha subìto un notevole impulso. Si è potuto constatare che quasi tutte le malattie presenti ai tropici, che prima si credevano esclusive di queste zone, sono invece diffuse sotto tutti i climi, anche se la massima frequenza e morbilità sia propria dei paesi caldi. Soltanto poche malattie non esisterebbero che ai tropici e queste sarebbero la malattia del sonno (Castellanosi), la framboesia o pian, la febbre gialla, la pinta, le filariasi, le schistosomiasi, la tinea embricata, il dengue e qualche altra meno importante. D'altro canto si è dimostrato che ai tropici si possono riscontrare tutte le malattie note in altri climi.
Le particolari condizioni climatiche igieniche e sociali, queste ultime legate al grado di civiltà delle popolazioni, mantengono tuttavia la fisionomia caratteristica della patologia dei tropici per la frequenza con cui ricorrono alcune malattie, per la diffusione enorme che queste vi hanno, per la difficoltà di sfuggirvi. Se si tien conto degli aumentati traffici e scambî, delle trasmigrazioni di masse, delle necessità economiche e commerciali che legano i varî paesi alle regioni tropicali, si spiega come la patologia tropicale abbia acquistato un interesse mondiale; sono sorte infatti istituzioni numerose, scuole e fondazioni, che, mentre legano i varî cultori della branca attraverso giornali e congressi (Congr. int. di leprologia del 1938 e 1948; Congr. int. di medicina tropicale del maggio 1948), mirano da un lato allo studio delle malattie dei tropici e dei problemi ancora oscuri ad esse connessi, dall'altro a diffonderne la conoscenza e ad attuare quei mezzi atti a prevenirle, combatterle e circoscriverle nelle zone endemiche di origine. I risultati degli sforzi compiuti sono stati in breve volger di tempo veramente meravigliosi. Gli studî sviluppatissimi sul clima hanno portato a meglio individuare la fisiologia e la patologia generale propria dei tropici ed hanno suggerito le norme più efficaci per una buona acclimatazione e per la difesa dai rigori del clima stesso.
Si sono precisati molti quadri morbosi con un più approfondito e moderno studio della sintomatologia e dei quadri anatomo-patologici; etiologia e patogenesi hanno ricevuto nuova luce dalle nuove conoscenze nel campo della fisiologia, della chimica, della biochimica, della batteriologia, della micologia, della protozoologia e della elmintologia. La terapia si è avvantaggiata enormemente dalla introduzione dei nuovi farmaci usati nella medicina generale e di farmaci riuovi studiati appositamente per le malattie tropicali.
Dei più recenti progressi ricordiamo: la descrizione di nuove entità morbose quale l'ulcera micetoidea (v. in questa App.), l'identificazione e l'isolamento del virus della febbre gialla che ha permesso la produzione di un vaccino già largamente in uso e di alto valore profilattico; il riconoscimento della identità del bubbone climatico con la malattia di Nicolas e Favre, di cui sarebbe una delle espressioni più frequenti e importanti in tutti i climi; gli studî sul ciclo esoeritrocitario del parassita malarico; il riconoscimento della etiologia spirochetica (treponema carateum) della pinta; la precisa inquadratura dello scorbuto, del beri-beri, della pellagra nelle avitaminosi; l'introduzione di nuovi mezzi per la profilassi come il DDT nella lotta ai vettori di varie malattie; l'introduzione di nuovi farmaci quali: per la malaria la certuna e la paludrina; per la leishmaniosi viscerale il Solustibosan, il gluconato di antimonio e la Stilbamidina; per le spirochetosi nuovi preparati arsenobenzolici nonché la penicillina; per le dissenterie batteriche i sulfoguanidinici e i ftalilsulfotiazoli; per la dissenteria amebica il Chiniophon e il Dijodoquin; per il colera la sulfoguanidina e la fuxina; per la tularemia e la peste la streptomicina; per il bubbone climatico (malattia di Nicolas e Favre) i sulfamidici e la penicillina; per la lebbra, accanto all'olio di chaulmoogra, i solfoni.
D'altra parte, accanto alla migliore conoscenza dei morbi, le più progredite condizioni delle regioni tropicali hanno favorito un notevole miglioramento dell'igiene locale con l'istituzione di servizî sanitarî e igienico-profilattici, che vanno rendendo possibile la trasformazione di plaghe assolutamente inospitali in fertili territorî, sicché veramente oggi si può guardare ad un futuro molto prossimo nel quale le differenze climatiche non si accompagneranno a differenze sostanziali nel campo della patologia.
Bibl.: A. Castellani, Climate and acclimatization, Londra 1938; A. Castellani, Le malattie dell'Africa, Roma 1947; L. E. Napier, The principles and practice of tropical medicine, New York 1946; R. Strong, Stitt's diagnosis, prevention and treatment of tropical diseases, Philadelphia 1945; Archivio italiano scienze mediche coloniali e parassitologia, Roma; Acta medica italica di malattie infettive e parassitarie, Napoli; Acta Tropica, Basilea; Journal of the Royal Egyptian Medical Association, Cairo; Revista brasileira de leprologia, Brasile; Rivista di biologia coloniale, Roma; South-African Medical Journal, Città del Capo; Bollettino della Società italiana di medicina e igiene tropicale, Eritrea; International Journal of Leprosy, New Orleans.