TROPICALE, PATOLOGIA (XXXIV, p. 410; App. II, 11, p. 1025)
Il progresso delle scienze e l'evoluzione dei popoli ha portato in quest'ultimo decennio a notevoli e sostanziali realizzazioni nel campo della medicina tropicale, i cui problemi, mai come oggi, sono di interesse internazionale. E mentre organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità, presiedono e regolano le ricerche e le opere di igiene e di profilassi di interesse comune, contribuendo validamente alla lotta contro le più gravi e temibili malattie infettive ed epidemiche, gl- studî di p. t. sono coltivati da un numero sempre crescente di ricercatori di tutti i Paesi.
Tra gli studî, le acquisizioni e le realizzazioni recenti segnaliamo: 1) la descrizione di una nuova sindrome clinica da malnutrizione (kwashiorkor) e di una nuova treponemosi (bejel). Il kwashiorkor è una sindrome da malnutrizione, che colpisce i bambini, specie al momento del divezzamento ed è caratterizzata da ritardo della crescita, discromie pilifere, macchie cutanee color porpora, disturbi digestivi (diarrea e steatorrea), edemi ed alterazioni del carattere. In un primo tempo attribuito ad una semplice avitaminosi, si è poi dimostrato che è dovuto a carenza proteica più o meno complicata da avitaminosi e da insufficiente apporto calorico alimentare. La sindrome è legata a gravi alterazioni pancreatiche ed anche a lesioni epatiche, talvolta con steatosi. La malattia, non curata, porta a morte nel 40-60% dei casi e sembra che quelli a guarigione spontanea possano successivamente sviluppare una cirrosi epatica. Il trattamento è prevalentemente dietetico.
Il bejel è una malattia da treponema a reazione Wassermann positiva, che è stata riscontrata tra gli Arabi dei deserti dell'‛Iraq e della Siria. A somiglianza della framboesia non è venerea e colpisce di preferenza i bambini, ma il quadro clinico, con le frequenti manifestazioni di placche mucose, l'avvicina alla sifilide. Queste caratteristiche sono apparse subito di grande interesse in quanto il bejel potrebbe rappresentare il ponte di passaggio tra la sifilide e la framboesia;
2) il riconoscimento che la febbre di Oroya e la verruca peruviana (v. verruca, verruca peruviana; XXXV, p. 193) non sono che due aspetti clinici di una stessa malattia, la bartonellosi, che riconosce come agente etiologico una bartonella: Bartonella bacilliformis.
Della bartonellosi, la febbre di Oroya è la forma acuta setticemica, caratterizzata da febbre, anemia macrocitica ed alta mortalità; la verruca peruviana è, in genere, manifestazione tardiva, che di solito consegue alla prima, ha decorso per lo più benigno ed è caratterizzata da una eruzione cutanea e mucosa di noduli ed emangiomi, facilmente sanguinanti e talvolta ulcerantisi. Il germe, gram negativo, dotato di notevole poliformismo, generalmente endocellulare, si rinviene in gran numero nei globuli rossi, nelle cellule del reticolo endotelio dei gangli linfatici, nelle lesioni verrucose, ecc., ed è trasmesso da flebotomi (Phlebotomus verrucarum);
3) la dimostrazione che la distribuzione geografica della febbre gialla della giungla è molto più estesa di quanto non sembrasse in origine e che ad essa è da imputare la vera importanza nel mantenere accesi i focolai di endemia (Brasile, Panama, Bolivia, Costarica, Columbia, Guiana francese ed olandese, Uganda, Costa d'Oro, ecc.) e che i serbatoi di virus più importanti ne sono sempre le scimmie, oltre a marsupiali, roditori ed altri animali selvatici e che le vaccinazioni sistematiche di massa si sono dimostrate oltremodo efficaci;
4) la dimostrazione che la distribuzione della poliomielite anteriore acuta è notevolmente aumentata nelle regioni tropicali, dove colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni e dove è stata segnalata la presenza dei tre tipi di virus (I, II e III). Nozioni, queste, che indicano la necessità di una vaccinazione sistematica delle popolazioni indigene e degli immigrati;
5) la dimostrazione che la distribuzione geografica delle rickettsiosi è molto più estesa di quanto si credesse (come per es. per la febbre Q) e che il gran numero di rickettsiosi descritte nei varî paesi sono in fondo da riportare a pochi tipi principali, di cui è innegabile la stretta parentela, e che le rickettsiosi potrebbero essere anche distinte in due gruppi, uno trasmesso dal pidocchio, cosmopolita ed epidemico, l'altro trasmesso da acari, affezione locale, rurale, endemica e stagionale. Inoltre, la dimostrazione dell'esistenza in Africa centrale della Rickettsiosi varicelliforme (Rickettsialpox, nuova entità nosologica) dovuta a Rickettsia acari, che è trasmessa da un acaro ed ha il topolino domestico come serbatoio. Questa rickettsiosi, come le altre, è sensibile agli antibiotici a largo spettro di azione;
6) gli studî sulle Pasteurellosi ed in particolare sulla peste (pasteurellosi da Pasteurella pestis) e sulla tularemia (pasteurellosi da Pasteurella tularensis), entrambe oggi ascritte a quel capitolo, per la classificazione dei loro agenti etiologici nel genere Pasteurella.
Per la peste va segnalato il grande valore della terapia con antibiotici e sulfamidici, che ne hanno in tutto modificato il decorso clinico e la prognosi, oltre a costituire in determinati casi un valido mezzo profilattico.
Per la tularemia (App. I, p. 1072), malattia a prognosi favorevole ed a distribuzione geografica molto diffusa in tutti i climi e che decorre con quadri clinici molto diversi a seconda della porta d'ingresso e della via di penetrazione (cutanea, mucosa, aerea, intestinale) del germe, segnaliamo la dimostrazione del grande valore diagnostico della cutireazione alla tularina, allergene ricavato da colture di P. tularensis, di facile esecuzione ed assolutamente specifica;
7) le nuove conoscenze sull'epidemiologia e la clinica dell'istoplasmosi (reticolo-endoteliosi micotica dovuta a Histoplasma capsulatum). Per es. citiamo: che la intradermoreazione alla istoplasmina ha permesso di vederne la notevole diffusione e di constatare che essa è presente in America, meno in Africa e quasi sconosciuta in Europa ed in Asia; che in Africa è stata descritta una nuova specie di histoplasma: Histoplasma duboisii; che la malattia può decorrere nella forma generalizzata e fatale, nella forma circoscritta e localizzata, di prognosi meno grave, e nella forma polmonare pura, di solito benigna; che la terapia è insufficiente e che le migliori speranze sono riposte nelle diamidine e stilbamidine;
8) la realizzazione di notevolissimi vantaggi nella lotta alla malattia del sonno mediante la profilassi individuale (a parte la lotta ai vettori) praticata con iniezioni di germanina (205 Bayer) e di diamidina. Questa profilassi individuale ha portato nel Congo Belga la percentuale dei nuovi ammalati annuali dall'1,20% nel 1930, allo 0,15% nel 1949 e nell'Africa Equatoriale Francese dal 2,70% del 1937, all'1,08% nel 1940 ed allo 0,3% nel 1949;
9) la dimostrazione della comparsa di un focolaio di tripanosomiasi da Trypanosoma rhodesiense alla frontiera del Tanganica e l'osservazione che in Uganda, nella regione del Lago Vittoria, il Trypanosoma rhodesiense si sta sostituendo al Trypanosoma gambiense;
10) la dimostrazione in Venezuela e poi in Argentina, Columbia, Guatemala, ecc. di una infezione da Trypanosoma rangeli, che è causa di una malattia che colpisce soprattutto i bambini e può generare confusione con la tripanosomiasi da Trypanosoma cruzi, oltre la descrizione di nuovi tripanosomi, come Trypanosoma ariasii (in Columbia), T. zapi e T. diasi;
11) gli studî sul Granuloma inguinale (granuloma venereo o granuloma ulceroso degli organi genitali), malattia venerea strettamente tropicale e subtropicale dovuta a Calymmatobacterium granulomatis (donovania granulomatis, corpi di Donovan), intracellulare e costantemente presente nelle lesioni, da distinguere dalla malattia di Nicolas-Favre (bubbone climatico o linfogranuloma inguinale benigno). La prognosi della malattia risulta oggi peggiorata dalla conoscenza di possibili localizzazioni metastatiche viscerali, talvolta mortali, mentre la terapia risulta avvantaggiata dagli antibiotici (tra questi, particolarmente, streptomicina, che è quella elettiva, aureomicina e cloramfenicolo) in aggiunta ai sulfamidici ed agli antimoniali;
12) la classificazione di Castellani delle Ulcere della gamba cosmopolite e tropicali: a) Cosmopolite: Ulcus varicosum et ulcus varicosoides; Ulcus lueticum; Macroulcus perstans; Ulcus cuniculogenes; b) Tropicali: Ulcus tropicum; Ulcus veldis; Ulcus pyogenicum vel septicum; Ulcus tropicaloides;
13) la dimostrazione che l'Anemia ad emazie falciformi (anemia drepanocitica) è in rapporto ad omozigotismo per emoglobina S (v. emoglobina, in questa Appendice).
14) le ricerche sulla Toxoplasmosi umana, con la dimostrazione che essa è certamente una affezione cosmopolita;
15) l'aggravamento della prognosi dell'oncocercosi, dopo la conoscenza che essa può provocare gravi disturbi oculari e manifestazioni cutanee più gravi di quelle già note;
16) l'applicazione degli antibiotici e dei cortisonici nelle varie malattie tropicali come nella peste, nella tularemia, nell'amebiasi, nelle dissenterie bacillari, nelle rickettsiosi, nel tracoma, nelle spirochetosi, ecc., con risultati che hanno del tutto rivoluzionato i decorsi delle malattie e la loro prognosi;
17) la scoperta di antibiotici attivi su alcune micosi cutanee e viscerali (Nystatin, Griseofulvina, ecc.);
18) l'introduzione di nuovi farmaci nella terapia di alcune elmintiasi, fra cui: a) un derivato del tioxantone (nilodin, miracil, 3735 R.P.) che è attivissimo nella bilharziosi genito-urinaria e che, potendo essere somministrato per via orale, fa prevedere la possibilità di un'applicazione profilattica e curativa su larga scala; b) la fenotiazina; c) la piperazina con i suoi derivati tra cui, in particolare, l'hétrazan, di mirabile efficacia nella cura di alcune filariosi ed in specie in quella da loa-loa, finora ribelle ad ogni terapia medica;
19) la scoperta e l'applicazione di nuovi insetticidi, quali l'octachlor, il dieldrin ed altri ancora, più attivi, meno irritanti e più diffusibili del D.D.T., e di nuovi molluscocidi, questi ultimi validi specialmente nella profilassi delle bilharziosi.
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