PATMOS (Πάτημος)
È una delle Isole Sporadi, famosa più che altro come centro religioso per l'esilio dell'evangelista Giovanni e per il convento fondato dal monaco Cristodulo. È ricordata brevemente da Tucidide (iii, 33), da Plinio (Nat. hist., iv, 23) e da Strabone (x, 418-419). Da epigrafi risulta che in età greca vi era un collegio di lampadodromi e si venerava in particolar modo Artemide.
Il tempio della dea sarebbe stato nello stesso luogo del convento di S. Giovanni, ma non ci sono prove. Vicino al porto sull'altura di Kastell si vede ancora la cinta delle mura in pietra nera. Ad eccezione di pochissimi tratti di tecnica più irregolare, per il resto le mura sono pseudo-isodome. A N sono fiancheggiate da due torri tra cui era l'antica porta di accesso all'interno della città. Si notano infatti entro la cerchia delle mura resti di costruzioni, che dimostrano come il luogo dovesse avere notevole importanza. La tecnica delle mura ed i frammenti ceramici riportano ad un periodo tra il V e il IV sec. a. C. Vicino è Nettià con la sua necropoli ed un'altra necropoli è nel villaggio di Kambos nella regione orientale dell'isola.
In antico P. dovette esser scarsamente abitata e in epoca romana si pensa che possa aver servito come luogo di deportazione.
Bibl.: J. Schmidt, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1949, c. 2174-2191 con bibl. precedente.