PATMO (Πάτμος; Patmos, S. Giovanni di Pátimo o Pátino, Palmosa; A. T., 90)
La più settentrionale fra le isole italiane dell'Egeo, a 37°19′ di lat. N. e a 26°34 di long. E. L'isola ha una forma arcuata che diventa quasi anulare se si considerano gli isolotti di Pietra, del Caprone, di Cigliomodi, le Isole Schiave, e i bassifondi interposti. L'asse maggiore è orientato in direzione N.-S. e ha una lunghezza di km. 12,5; la larghezza massima è di km. 5, la larghezza minima di appena 280 m. La superficie dell'isola, esclusi gl'isolotti dipendenti, ammonta a 34 kmq.; con questi a 35, 16 kmq.
Considerata dal punto di vista orografico, Patmo appare composta da tre blocchi rocciosi collegati fra loro da stretti istmi sabbiosi. La parte settentrionale, ch'è costituita da gruppi di rilievi irregolari, separati da vallecole abbastanza profonde, raggiunge sul M. Grosso 228 m. s. m.; quella centrale è più compatta e culmina a 209 m. sul Monte S. Elia; finalmente quella meridionale tocca sul M. Prasso 243 m. s. m. Le coste sono assai articolate. Mancano corsi d'acqua permanenti, ma le sorgenti sono più numerose che nelle altre isole del Dodecaneso. Dal punto di vista geologico l'isola rappresenta un edificio vulcanico squarciato verso mezzogiorno, in fase di avanzata demolizione e parzialmente sommerso. Colate di lipariti, trachiti, trachidaciti, trachiandesiti dacitiche, si alternano con depositi, spesso molto potenti, di tufi vulcanici. Calcari saccaroidi bianchi affiorano solo sul M. Diavolo.
Non si ha notizia di attività vulcaniche avvenute in epoca storica e l'unico fenomeno attuale connesso col vulcanismo è un getto d'aria calda, che si sprigiona dal suolo non lungi da C. Forbice (Psalidi). Pare che la formazione dell'apparato eruttivo di Patmo dati dal Miocene medio e che le ultime eruzioni non abbiano sorpassato il Neozoico medio. In questo periodo il territorio vulcanico ha subito varie trasformazioni, per effetto non solo degli agenti esterni, ma anche di ripetute sommersioni ed emersioni di cui è traccia nella configurazione del fondo sottomarino.
Per quanto riguarda la popolazione (in buona parte greco-ortodossa), secondo il censimento del 1931, essa ammontava a 2990 abitanti, in grandissima parte riuniti nel centro principale (Chčra), che come una candida nevicata riveste il cocuzzolo del monte su cui sorge il monastero-fortezza di S. Giovanni. Un altro centro abitato, molto minore del precedente, si trova presso il mare lungo l'arco interno della baia di Scala. Case sparse, abitate permanentemente, si trovano in tutte le maggiori valli della parte settentrionale dell'isola e in maggior numero nella valle di Campo.
Storia. - Colonizzata da Ioni, ha scarse menzioni nell'antichità, solo da Tucidide sappiamo che, nella primavera del 428 a. C., una flotta dorica comandata da Alcida, apparsa nella Ionia in soccorso di Mitilene, fu cacciata da Pactes fin sotto P.; da iscrizioni apprendiamo ancora di un culto di Artemide nell'isola, in cui esisteva anche un collegio di lampadodromi. La città principale e il porto antico erano sulla strozzatura centrale dell'isola, guardanti il lato orientale; resti della cinta dell'acropoli sono conservati sull'altura di Kastéli, dominante le tre baie del porto. L'isola è diventata però celebre come luogo di esilio, sotto l'imperatore Domiziano, dell'apostolo Giovanni, che vi avrebbe composto, probabilmente nel 95 della nostra era, l'Apocalisse (v.), la visione apparsagli in una grotta che fino a oggi si indica al viaggiatore.
Nell'alto Medioevo Patmo fu abbandonata a causa delle incursioni saracene; ma una nuova vita cominciò per essa quando Alessio I Comneno nel 1088 la cedette al monaco Cristodulo che vi fondò il monastero di S. Giovanni (Sanctus Joannes de Patmasa, è detto nei documenti latini medievali), il quale divenne un importante centro di vita monastica per tutto l'Oriente. I Veneziani, che già dal 1200 frequentavano i porti dell'isola, dopo la IV crociata confermarono al monastero i privilegi di autonomia riconosciutigli dal patriarcato di Costantinopoli. Nel 1537 l'isola passò in possesso dei Turchi. Scoppiato il moto d'indipendenza greca, il patriota patmiese E. Xanto sollevò questa e altre isole vicine, ma per il trattato del 1832 l'isola ritornò in potere dei Turchi, ai quali fu tolta il 12 maggio 1912 dall'Italia, durante la guerra italo-turca. N. Tu.
Il monastero di S. Giovanni si presenta oggi ampiamente rimaneggiato. È a pianta poligonale, con torri a scarpata e a merli; ha aspetto di castello. Il monastero non conserva opere d'arte di particolare interesse, ma è noto soprattutto per la sua biblioteca, ricca di preziosi codici, tra cui citiamo: il Vangelo di S. Marco, in lettere d'argento e d'oro su pergamena purpurea, anteriore al sec. VI; i Discorsi di S. Gregorio Nazianzeno ai sacerdoti, con iniziali miniate, scritto in Reggio Calabria nel 941 e donato da Alessio Comneno a Cristodulo; il Libro di Giobbe (sec. VIII); Vangeli, con miniature del sec. XI.
V. tavv. CXXV e CXXVI.
Bibl.: L. Ross, Inselreisen, 2ª ed., Halle 1912, p. 105 segg.; H.V. Guérin, Description de l'île de Patmos et de l'île de Samos, Parigi 1856; Malandrakis, Α πατμος, Odessa 1882; B. Pace, Ricordi classici dell'isola di Patmos, in Ann. Scuola di Atene, I (1914), p. 370 segg.