Paths of Glory
(USA 1957, Orizzonti di gloria, bianco e nero, 86m); regia: Stanley Kubrick; produzione: James B. Harris per Bryna; soggetto: dall'omonimo romanzo di Humphrey Cobb; sceneggiatura: Stanley Kubrick, Calder Willingham, Jim Thompson; fotografia: George Krause; montaggio: Eva Kroll; scenografia: Ludwig Reiber; costumi: Ilse Dubois; musica: Gerald Fried.
Francia, 1916. In sfarzosi castelli settecenteschi lo Stato Maggiore decide le sorti dei suoi soldati, interrati da due anni nelle trincee. Questa volta tocca al 701° reggimento, ottomila uomini al comando del colonnello Dax: il generale Broulard ha ricevuto l'ordine di prendere il 'Formicaio', una posizione chiave dell'esercito austriaco, ritenuta inespugnabile. Broulard affida l'operazione al generale Mireau, promettendogli una promozione in caso di successo. Mireau comunica a Dax la decisione di lanciare l'assalto l'indomani: nella migliore delle ipotesi, le perdite umane del reggimento vengono stimate al cinquantacinque per cento. Il primo battaglione si lancia all'assalto del Formicaio. Una pioggia di proiettili e mortai attende i soldati, così fitta da provocare una rapida ritirata. Furioso, Mireau ordina all'artiglieria di sparare sui suoi stessi uomini, per obbligarli a uscire dalla trincea. Il comando non viene eseguito. Mireau esige il processo e la fucilazione di dieci uomini per ogni compagnia, ossia cento esecuzioni "per l'esempio". Broulard modera le pretese, e dopo aver considerato la fucilazione di dodici uomini, il numero viene ulteriormente ridotto a tre. Nel processo per codardia, Dax è incaricato della difesa. Il caporale Paris, un eroe di guerra pluridecorato, viene scelto dal tenente Roget, un ubriacone che pochi giorni prima aveva causato la morte di un soldato, davanti agli occhi dello stesso Paris. Il soldato Férol è considerato "socialmente indesiderabile". Il soldato Arnaud è tirato a sorte. Il processo dei tre si risolve in farsa, e tutti gli sforzi di Dax sono vani. Dax informa Broulard dell'ordine di Mireau di bombardare le proprie postazioni, ma anche quest'ultimo tentativo è inutile. A fucilazione avvenuta, Broulard destituisce Mireau e propone a Dax di prendere il suo posto, convinto che il colonnello abbia agito solo per ambizione. Indignato, Dax rifiuta. Nella cantina della caserma, l'oste presenta ai soldati una fanciulla austriaca, accolta da fischi e lazzi. La giovane inizia a cantare una canzone in tedesco, che i soldati non capiscono. Ma presto, gli urli e gli insulti scemano, e i militi commossi iniziano ad accompagnare la melodia. Dax decide di conceder loro qualche minuto in più, prima di far ritorno al fronte.
Stanley Kubrick e James Harris possedevano da tempo i diritti di Paths of Glory, un romanzo del 1935 che il regista aveva letto a quindici anni nella sala d'attesa del dentista. Nessun produttore aveva mai osato finanziarne l'adattamento cinematografico, per il pessimismo del libro (il cui titolo rimanda alle parole di Thomas Gray, secondo cui "I sentieri della gloria non conducono che alla morte") e la cruda descrizione del comando militare, cinico e carrierista. Il successo critico del precedente The Killing e il vivo interesse di Kirk Douglas ‒ in veste di coproduttore e attore principale ‒ permisero a Kubrick di disporre di un budget pari a 900.000 dollari (di cui 350.000 per lo stesso Douglas), una cifra considerevole per un regista quasi sconosciuto di appena trentun anni. Il film fu girato interamente in Baviera con una troupe tedesca, e alla sua uscita ottenne una buona accoglienza critica, anche se alcuni rimasero turbati dalla fredda efficacia della messinscena. In Francia, Paths of Glory infastidì a tal punto l'esercito che il film venne distribuito solo nel 1975.
Il film rappresenta per molti aspetti una cerniera nell'opera di Kubrick, che per la prima volta parlò della sua volontà di coinvolgere il pubblico in un'esperienza il cui significato non fosse comunicabile verbalmente. Con gli anni, se ne è attenuato il comunque indubbio intento pacifista e antimilitarista per mettere l'accento sulla conturbante ambiguità di una visione al contempo realista (lo stesso Winston Churchill elogiò l'esattezza della ricostruzione) e disincarnata, virtuosistica ma essenziale, che oppone in tutti i sensi la vita nella trincea a quella del castello dove si svolge il processo e dove lo Stato Maggiore, tra un giro di valzer e un cognac, calcola astrattamente i rapporti tra perdite umane e promozioni militari. La guerra assume in tal senso la funzione di rivelare (con una contrazione di significato di cui testimonia la durata stessa del film) due spazi che tutto divide, comprese le soluzioni cinematografiche: lunghi carrelli in profondità nell'angusta trincea, carrelli laterali e avvolgenti negli immensi saloni dal pavimento a scacchiera del castello (la cui fonte di luce è quasi sempre in campo, come avverrà per i film seguenti), mentre la sequenza della battaglia vera e propria è girata in buona parte con la cinepresa a mano (quella che segue Dax è tenuta dallo stesso Kubrick). Paths of Glory è un teorema sul potere dal ritmo sincopato ed ellittico, e non a caso la musica di commento è esclusivamente eseguita da strumenti a percussione.
Alla morte di Kubrick, la rivista francese "Positif" chiese a quarantotto registi internazionali quale preferissero tra tutti i suoi film. Paths of Glory risultò primo, ex aequo con 2001: A Space Odyssey .
Interpreti e personaggi: Kirk Douglas (colonnello Dax), Ralph Meeker (caporale Paris), Adolphe Menjou (generale Broulard), George Macready (generale Mireau), Wayne Morris (tenente Roget), Richard Anderson (maggiore Saint-Auban), Joseph Turkel (soldato Arnaud), Timothy Carey (soldato Férol), Peter Capell (giudice), Susanne Christian [Christiane Kubrick] (ragazza tedesca), Bert Freed (sergente Boulanger), Emile Meyer (prete), John Stein (capitano Rousseau), Kem Dibbs (Lejeune), Jerry Hausner (Meyer), Frederic Bell (soldato ferito), Harold Benedict (capitano Nichols).
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