paterino
Denominazione d'incerta etimologia, con la quale vennero chiamati i seguaci di un movimento religioso popolare milanese (pataria, donde p.) della metà e della fine del sec. XI, rivolto a ottenere un miglioramento della vita e dei costumi del clero. La parola nel corso del sec. XII passò a indicare in seguito altri fenomeni di religiosità popolare, anche di tipo ereticale come i valdesi e gli umiliati; ma nel sec. XIII passò a significare i soli eretici catari. Dopo l'età di D. la parola rimase, ma s'impoverì lentamente fino a ridursi verso il Cinquecento a un insulto equivalente a birbante, birbaccione.
Come nell'opera sicuramente autentica di D. non compare mai il termine ‛ catari ', così non compare neppure quello di p. che era, tuttavia, assai frequente nella seconda metà del Duecento anche perché accompagnava spesso il termine ‛ ghibellino ': era infatti un'espressione corrente come insulto o anche grido di guerra la frase " moiano i patarini ghibellini ".
I p. sono invece ricordati due volte nel Fiore: CXXIV 2 Sed i' truovo in cittade o in castello, / colà ove Paterin sia riparato, / credente ched e' sia o consolato / ... e' convien che per me sia gastigato; e CXXVI 7 i' proverò ched e' son Paterini, / e farò lor sentir le gran calure, là dove si riferisce il lungo discorso di Falsembiante.
Nel primo passo l'autore si mostra ben al corrente della distinzione presente tra gli eretici: credente e consolato (v. CATARI) e della loro tendenza a ‛ ripararsi ' in luoghi ove non erano conosciuti, mentre nel secondo mette in bocca a Falsembiante minacce di rogo (le gran calure) o di prigionia (essi fien murati, chiusi cioè nel ‛ muro ' o carcere), qualora non ottenga grandi regali a placare la sua ira.
Gli accenni poi del sonetto CXXVI a persecuzioni di p. a Prato, Arezzo e Firenze (vv. 12-13 A Prato ed a Arezzo e a Firenze / n'ho io distrutti molti e iscacciati), sono troppo vaghi perché possano essere collocate nella storia della lotta contro l'eresia nella Toscana alla fine del Duecento. Ma proprio questa inderminatezza è storicamente significativa perché mostra la notorietà vasta di fatti che, se sfuggono alla nostra conoscenza storica, erano però ben presenti ai contemporanei. L'accenno posto in bocca a Falsembiante si carica perciò di un sarcasmo anche più aspro e calzante.
Bibl. - Sul termine p. si veda specialmente A. Frugoni, Due schede " pannous " e " patarinus ", in " Bull. Ist. Stor. Ital. " LXV (1955) 129-135. Per la bibliografia sui p. si veda la voce CATARI. Quanto ai due passi del Fiore, si veda F. Torraca, Il Fiore, in " Rass. Critica Letter. Ital. " XXVIII (1922) 20-22; M. Alatri, L'inquisizione francescana nell'Italia centrale nel secolo XIII, Roma 1954.