Vedi PATARA dell'anno: 1963 - 1996
PATARA (Πάταρα, Patara)
Odierna Gelemis,, in Licia, non lontano da Xanthos. Il nome deriverebbe dall'eroe eponimo Pataros; ma Stefano Bizantino (Lex., s. v. Πάταρα) allude al figlio di Apollo, Pataros.
La storia della città si è fondata sul porto efficiente che i depositi alluvionali del fiume Koca Cayi hanno oggi interrato. Ben poco sappiamo degli avvenimenti di P. anteriori alla conquista di Alessandro (334-3 a. C.), ma, insieme a Xanthus ed alle più vicine città licie, dovette avere vita non facile. Nel 315 divenne piazzaforte e base navale con le guerre di successione dei Diadochi (Diod., Hist., xix, 64, 4; xx, 93, 3). Nel 197 cadde sotto i Seleucidi. Durante la guerra mitridatica il santuario di Apollo venne distrutto (App., Mithr., 27). In seguito P. e le altre città licie, come Xanthus, Pinara, Olympos, Myra e Tlos, si coalizzarono con centro in P. (Liv., xxxvii, 15 la dice caput gentis) e la città venne definita μητροπολις τοῦ Λυκίων ἔϑνους. Nel 62 a. C. Valerio Flacco vi tenne il suo proconsolato, ma più tardi la carica fu sostituita, e per tutto l'Impero, con un legatus Augusti. Onori particolari tributò la città ad Adriano e a Sabina. Un tentativo di alleanza si ritrova ancora nel III sec. d. C. quando P. strinse patti con Myra (v. le monete s. v. homonoia). In età cristiana divenne sede di un vescovado.
Il porto costituì, come abbiamo detto, la risorsa politica ed economica di P. (Strab., Geogr., xiv, 666) e fu sfruttato anche in età romana in periodi particolarmente difficili (Liv., xxxvii, 17). Il santuario di Apollo Πατρῷς e il tempio, noto attraverso le monete, non sono stati localizzati, ma costituivano certo il centro religioso di Patara. Nel tempio, in cui avvenivano fenomeni di promantèia sul tipo di quelli di Delfi e di Delo (Horat., Carm., iii, 4, 64, Delius et Patareus), era conservato un gruppo scultoreo di Bryaxis (Paus., ix, 41, 1) con Zeus ed Apollo tra leoni (Clem. Alex., Protr., iv, 47). Il teatro, identificato, ha la cavea a ferro di cavallo, con il semicerchio esterno prolungato; i sedili erano suddivisi in otto settori. Sono da ricordare anche: le terme; una grandiosa cisterna, in origine, forse, coperta; un arco di trionfo a tre fornici, che è la porta monumentale della città; e la necropoli. Ma non è escluso che vi siano altri monumenti di culto se le iscrizioni rinvenute menzionano, oltre ad Apollo e a Pataros, Artemide, Zeus Soter, Posidone, Hera, Asklepios e le ninfe (Tit. Asiae Min., ii, 2, nn. 403, 406, 416, 409, ecc.).
Bibl.: E. Kalinka, Tituli Asiae Minoris, II, 2, Vienna 1930, pp. 141-147; G. E. Bean, in Journ. Hell. St., LXVIII, 1948 (1949), pp. 40-58; G. Radke, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1949, c. 2555 ss., s. v.; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, pp. 316-7; G. C. Susini, in Ann. Atene, XXX-XXXII, 1952-54 (1955), p. 350 ss.; J. Delorme, Gymnasion, Parigi 1960, p. 244, nota 4. Per le monete: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 696.