Vedi PATARA dell'anno: 1963 - 1996
PATARA (v. vol. V, p. 987)
I tentativi di spiegazione etimologica e mitologica del nome sono controversi; la forma licia è Pttara (TAM, I, 44 a 43; 113, I; e Il, 144). P. dovette essere fondata dai Lici, anche se non sono rimaste iscrizioni in lingua licia. L'importanza della città era dovuta al porto, il più grande della regione.
A differenza di tutte le altre città della Licia, P. è posta su una pianura quasi a livello del mare, senza alcun collegamento diretto con le alte catene montuose che si ergono a S di una valle di origine vulcanica, in precedenza letto di un fiume, il quale adesso sfocia in mare parecchi chilometri più a occidente.
A N, una collinetta alta 38 m e a S una roccia scoscesa alta 65 m delimitano l'area dell'insediamento urbano. Verso E si eleva una collina, alta 175 m, sulla quale vi è una piccola roccaforte più volte ricostruita, che è stata scoperta solo nel 1967 da J. Borchhardt. E. Krickl nel 1892 tracciò una pianta di P.; Wurster ha compiuto un nuovo rilevamento della città nel 1974 e nel 1978 Bean ne ha proposto uno schizzo. Dal 1988 Fahri Isik, dell'Università di Erzurum, ha ripreso gli scavi.
Fino a ora non si sono trovati resti dell'insediamento licio; le uniche testimonianze della presenza dei Lici sono alcune semplici tombe rupestri a facciata che imitano la tipologia costruttiva dei blocchi in legno: una di esse è sita sulla pendice O della grande collina, l'altra a Ν della collinetta settentrionale. Un insediamento licio dovrebbe trovarsi con tutta probabilità su quest'ultima, oppure sulla sommità della prima.
L'edificio centrale della piccola roccaforte sulla collina, tuttora inedito, risale all'età ellenistica. Ha la forma di un poligono irregolare, con un bastione che si spinge verso S ad angolo acuto; è costruito con blocchi squadrati di pietra di grande formato che assicurano uno spessore di 3,6 m alle mura, e mostra feritoie a fessura, profonde e strette, a metà del muro. Gli ampliamenti di questa roccaforte, posti a varí livelli e realizzati con mura a cortina rettilinea e torri sporgenti, vanno visti come aggiunte posteriori.
La superficie urbana si estende soprattutto nella zona centrale del porto: vi sono edifici monumentali di epoca imperiale, eretti principalmente in opera quadrata e a distanze molto ravvicinate fra loro. Non si può dimostrare che la città disponesse di un sistema di fortificazioni. Scavi successivi potranno accertare se anche P. era costruita con un sistema ortogonale di strade incrociate ad angolo retto, come è regola, in genere, nelle città licie. L'entrata alla città è costituita da una porta monumentale a tre fornici, sita a E della collinetta settentrionale. Una cornice si svolge lungo le pareti della porta in corrispondenza del piano d'imposta degli archi, mentre un fregio dorico è posto al di sotto della cornice superiore di coronamento. Su entrambe le facciate al di sopra e a fianco del fornice centrale, sono tre nicchie quadrate e sei grandi mensole, che originariamente sorreggevano dei busti-ritratto, identificati da iscrizioni; essi raffiguravano Mettius Modestus, comandante della provincia di Licia e Pamfilia attorno al 100 d.C., e i membri della sua famiglia. La costruzione con la porta, che ora si erge isolata, mostra sul lato O resti di mura che vi si attaccavano per proseguire in direzione Ν e S.
Il Santuario di Apollo, che fino a oggi non si è potuto localizzare esattamente, potrebbe trovarsi molto probabilmente nei pressi della collinetta settentrionale, dove è stata ritrovata ceramica attica. Nell'area urbana sono ancora in piedi le costruzioni squadrate di tipo monumentale delle terme A, a S della collina settentrionale; delle terme B, quasi a metà fra le due collinette; e a O delle precedenti le terme C, molto piccole.
Esse sono caratterizzate dalla disposizione, tipica delle terme in Licia, di ambienti che si succedono fra loro ad angolo retto, uno dei quali è anche provvisto di un'abside semicircolare. Resti di canali per il riscaldamento, buchi per tasselli di incrostazioni marmoree e imposte di volte con stucchi documentano l'arredo e il corredo architettonico di tali edifici pubblici. Un'iscrizione nelle terme Β ne testimonia la costruzione da parte di Vespasiano nel 69-79 d.C., con sussidi della lega delle città della Licia. Un piccolo tempio in antis, del II sec. d.C. posto a SO rispetto alle terme A e più tardi inglobato nella fortificazione del porto di epoca bizantina, ha una cella con una grande porta riccamente decorata ed è di ordine corinzio.
L'edificio monumentale più importante della città è il teatro, oggi in gran parte sepolto dalle dune di sabbia. Appoggiata al versante meridionale della collinetta posta a S, la cavea si apre in direzione N. Come nella maggioranza dei teatri lici, la pianta è più ampia di un semicerchio. I sedili, disposti su 34 gradini concentrici, sono suddivisi da un solo diàzoma; il rettangolo allungato del palcoscenico al livello del suolo si apre sull'orchestra con 5 porte, unendosi al muro di sostegno della cavea. Un'iscrizione del tempo di Tiberio testimonia restauri fatti al teatro (ΤΑΜ, II, n. 420); secondo un'altra iscrizione dedicatoria rinvenuta sulla scena (ΤΑΜ, Il, 408), nel 147 d.C. grazie a Vilia Procula furono costruiti il proscenio e la scenae frons.
Sulla collina settentrionale è conservata un'enorme cisterna in pietra con scala e pilastro centrale, che in precedenza fù erroneamente interpretata come sede dell'oracolo o addirittura come faro. A O della cisterna si eleva, su pianta quadrata, un monumento con aperture ad arco rivolte a S e N, forse un edificio funerario di età imperiale. Sul lato O del porto si è conservata un'enorme costruzione adibita a magazzino, un granaio eretto da Adriano, stando all'iscrizione latina sull'edificio. La costruzione, di forma rettangolare allungata, misura c.a 74 m di lunghezza e 23 m di ampiezza ed è suddivisa in piccoli ambienti coperti a botte, ognuno dei quali si apre verso E con una grande porta sormontata da una finestra rettangolare e risulta connesso agli altri da porte nelle mura in pietra. A Ν di questo magazzino sorge un'elegante tomba di epoca romana, coperta a botte, con cella rettangolare e tetrastila.
L'insediamento bizantino si estende forse sull'intera area della città romana; la maggioranza delle costruzioni monumentali romane mostra rifacimenti bizantini con un riuso frequente di materiali di spoglio più antichi. Fra le terme A e Β si può scorgere quel che resta di una chiesa a tre navate con un'abside esterna, di forma molto schiacciata, che potrebbe essere stata la sede vescovile della città. Un'altra minuscola chiesetta con abside semicircolare sorge alla sommità della roccaforte orientale. Le rovine più imponenti appartengono a un castello dalla pianta irregolare, edificato sul porto, con mura spesse m 3,5 dotate di camminamento, passerella, merlatura con torri rettangolari e un muro di controscarpa, ancora ben riconoscibile sul lato meridionale.
Bibl.: D. De Bernardi Ferrerò, Teatri classici in Asia Minore, III. Città dalla Troade alla Pamfilia, Roma 1970, p. 123 ss.; G. K. Sans, Investigations at Patara in Lycia, 1974, in Archaeology, XXVIII, 1975, pp. 202-205; G. E. Bean, Lycian Turkey. An Archaeological Guide, Londra 1978, p. 82 ss.