Vedi PATALIPUTRA dell'anno: 1963 - 1996
PATALIPUTRA
Nel sito della odierna città di Patna, capitale dello stato di Bihar, nell'India, situata alla confluenza della Sona e del Gange, sorgeva anticamente Pataliputra, fondata nella prima metà del V sec. a. C. da re Udaya della dinastia Saishunaga. Per la sua posizione geografica l'antica città costituì per oltre un millennio il centro politico dell'India settentrionale, succedendo a Rājagriha in qualità di capitale del Magadha e rimanendo residenza imperiale durante le dinastie Maurya e Shunga.
Notizie della città furono date in Occidente da Megastene, l'ambasciatore greco inviato da Seleuco alla corte di Chandragupta Maurya nel 302 a. C. ed autore delle ᾿Ινδικά, un'opera andata sfortunatamente perduta, dalla quale dipese gran parte delle conoscenze classiche sull'India. Da alcuni frammenti dell'opera conservati presso diversi autori apprendiamo che la città si estendeva lungo le rive del Gange per una lunghezza di oltre nove miglia ed era delimitata da un'alta palizzata di legno, munita di feritoie e fiancheggiata da 570 bastioni. Era circondata all'esterno da un profondo fossato che serviva, oltre che di difesa di scolo per le acque. Lungo la palizzata davano accesso alla città 64 porte. Il palazzo reale era di una magnificenza tale che non reggevano al confronto i palazzi di Susa e di Ecbatana. Nei parchi erano piante ed alberi rari e grandi vasche con pesci.
Il quadro che dette della città Megastene è oggi confermato in parte dai rinvenimenti degli scavi archeologici compiuti sin dall'ultimo decennio del secolo scorso. Durante le ricerche intraprese nel 1896 furono rinvenuti due piedistalli di un trono ed un capitello di pietra di stile cosiddetto dorico-iranico, che risale probabilmente al IV-III sec. a. C. e si rivela di chiara derivazione achemènide. Scavi della città furono ripresi nel 1912 a cura dell'Archaeological Survey of India. Furono poste allo scoperto in quell'anno alcune parti delle fondamenta del palazzo reale con i resti di un'ampia sala ipostila. La costruzione parve che risalisse originariamente intorno alla metà del IV sec. a. C. Furono rinvenuti i pezzi di 80 colonne monolitiche dalle superfici levigate di stile iranico, nonché una fila di tronchi destinati verosimilmente a sorreggere una piattaforma o una scala monumentale, che si è creduto di potere identificare con le strutture di base di una sala delle udienze, equivalente dell'apadāna o dell'iwān persiano. I materiali messi in luce risultavano coperti da uno spesso strato di cenere, che pareva indicare che il palazzo, le cui strutture erano in gran parte di legno, fosse stato distrutto da un incendio. La distruzione sembra risalga ad un periodo compreso fra il V e il VII sec. d. C. Ulteriori rinvenimenti si ebbero nel corso degli scavi compiuti nel 1926-27. Furono posti allo scoperto i resti di una costruzione lignea che fu riconosciuta per un tratto di palizzata. Le strutture consistevano in un numero di pali infissi verticalmente al suolo ed alti oltre quattro metri. Disposti su duplice fila, erano tenuti insieme da palanche che dovevano costituire in origine il tetto e il piancito. La costruzione sembra risalga al IV sec. a. C.
Bibl.: L. A. Waddell, Report on Excavations at Pâtaliputra, Calcutta 1903; D. B. Spooner, Mr. Ratan Tata's Excavations at Pâtaliputra, Archaeological Survey of India, Annual Report, 1912-13, pp. 63-86; S. Piggott, Throne Fragments from Pâtaliputra, in Ancient India, IV, 1947-48, pp. 101-103; Excavations at Pâtaliputra (Patna), in Indian Archaeology, 1955-56, pp. 22-23; B. Chauduri, Pataliputra, its Importance in the History of Buddhism, in Indian Historical Quarterly, XXXII, 1956; Patna Museum, in The Modern Review, gennaio 1959, pp. 52-54; M. Wheeler, Civiltà dell'Indo e del Gange, Milano 1960.