PASTORINO da Siena (Pastorino di Giovan Michele de' Pastorini)
Pittore su vetro, medaglista e incisore di cornici, nato a Castelnuovo Berardenga nel 1508, morto a Firenze nel 1592. Scolaro di Guglielmo Marcillat ad Arezzo, lavora dopo la sua morte (1529) al compimento delle vetrate di S. Francesco, e passa quindi a Siena dove attende dal 1531 al 1537 alle vetrate di quel duomo e a quelle del palazzo Petrucci; dal 1541 al 1548 è a Roma a lavorare alle vetrate della Sala Regia in Vaticano e a quelle di S. Marco. Torna indi a Siena, dove fa la vetrata per il rosone della facciata del duomo (1549) e la decorazione, in pittura e scultura, di una vòlta della Loggia dei Mercanti. In questi anni è da collocare l'inizio della sua attività di modellatore di ritratti in cera colorita, per cui andò subito famoso, e di quella di medaglista (medaglie di Alfonso di Este, poi Alfonso II, nel 1547, e di Lucrezia e Eleonora d'Este del 1552) e d'incisore di conî. Nel 1552 è maestro incisore alla zecca di Parma, nell'anno successivo a Reggio nell'Emilia (ritratti in stucco dipinto di Ottavio Farnese e Paolo Vitelli) e nel 1554 a Ferrara dove rimane varî anni (monete di Ercole II d'Este; ritratti di Alfonso II e Lucrezia duchessa d'Urbino, del 1565). Nel 1572 è a Bologna, nel 1574 maestro di zecca a Novellara, e nel 1576 a Firenze dove è creato "maestro degli stucchi" dal granduca Francesco, carica che tenne fino al 1589. Della sua attività fiorentina sappiamo che dipinse una vetrata per una finestra di Palazzo Vecchio, attese a lavori in stucco (due medaglioni policromi per Giovanni di Mendoza) e a medaglie (p. es. quella dei Duchi di Mantova, 1584); notevole il medaglione in porcellana col ritratto del granduca Francesco (1585; Firenze, Museo Nazionale) che è da ricollegare all'attività della prima fabbrica europea di porcellane che fu appunto quella medicea.
Il P. fu medaglista di grande fecondità: circa 200 sono le medaglie che di lui si conoscono, fuse spesso in piombo da modelli in cera, per lo più senza rovescio; circondate di un grosso orlo di perline e firmate con la sola iniziale. I suoi ritratti, impeccabili nel disegno e di modellatura sapiente, sono tuttavia un poco facili e superficiali, e hanno più grazia che penetrazione: migliori quelli femminili, in cui l'artista indugia volentieri a prendere tutti i particolari ornamentali della veste e dell'acconciatura. Si può dire che il P. abbia effigiato nelle sue medaglie tutti i personaggi più celebri delle corti cinquecentesche, specialmente di Parma, di Ferrara e di Firenze. L'influsso classico si limita in lui a qualche derivazione, nei ritratti, dalle gemme antiche; ma predomina nelle sue medaglie una modernità di concezione che spiega la grande voga da esse acquistata.
Bibl.: A. Armand, Les médailleurs italiens des XVe et XVIe siècles, Parigi 1883-87, I, p. 188 segg.; II, p. 295; III, p. 82 segg.; A. Heiss, Les médailleurs de la Renaissance, Firenze, II, Parigi 1892, p. 96 segg.; L. Forrer, Biographical dictionary of Medallists, IV, Londra 1909, p. 408 segg.; G.F. Hill, Medals of the Renaissance, Oxford 1920, p. 89 seg.; G. Habich, Die Medaillen der italienischen Renaissance, Stoccarda-Berlino s.a., pag. 122 segg.; G. F. Hill, in Thieme-Becker, Künstler-Lexik., XXVI, Lipsia 1932 (con ampia bibl.).