PASSIGNANO, Domenico Cresti di Michele, detto il
Pittore, nato circa il 1560 a Passignano (Firenze), morto a Firenze nel 1636. Studiò pittura prima con Girolamo Macchietti e G.B. Naldini, poi con Federigo Zuccari, di cui fu aiuto negli affreschi della cupola del duomo fiorentino (1574-79), e nel 1580 a Roma, in decorazioni ora perdute. Con lo Zuccari fu a Venezia nel 1580-1581, lungamente intento allo studio delle opere dei principali maestri del Cinquecento. Dal 1586 in poi fu maestro all'Accademia fiorentina del disegno, che abbandonò solo per saltuarî soggiorni a Roma (1604, 1610, 1611, ecc.), ove decorò di affreschi una cappella in S. Andrea della Valle, ed eseguì, fra l'altro, varie tele per S. Pietro, delle quali una sola rimane: l'Incredulità di S. Tommaso (1625), nel Museo Petriano. Varie opere del P. si trovano in gallerie e chiese di Roma, Lucca, Pisa, Pistoia e Firenze. Nel 1634 prese parte al concorso per la facciata del duomo fiorentino.
Non si potrebbero spiegare le opere del P. senza la conoscenza diretta che egli ebbe delle opere dei Veneziani: nel chiuso ambiente manieristico fiorentino degli ultimi anni del sec. XVI e dei primi del XVII, egli porta infatti una continua, lenta, ma sicura aspirazione verso il colore. Dapprima, come nei mediocri affreschi della cappella Salviati in San Marco di Firenze, con le storie di S. Antonino (slegata reminiscenza di forme michelangiolesche, bronzinesche e anche veronesiane), o nella tela della galleria Buonarroti di Firenze, figurante Michelangelo che presenta al pontefice il modello di S. Pietro, il colore è assolutamente sottomesso alla schietta forma fiorentina, svariandosi solamente vivace e acceso; nelle opere successive: Martirio di S. Stefano in S. Spirito a Firenze, Seppellimento di S. Sebastiano a Napoli, la Consegna delle chiavi in S. Francesco di Pisa, i Cavalieri teutonici in Santa Maria Maggiore di Roma, ecc., giunge invece, per gradi, a un accordo sempre più fuso di forma e colore, facendo affiorare in calda luce figure e gesti, da una fosca ombra di sfondo. Nell'ultimo periodo della sua vita, il P., come appare dagli Apostoli Pietro e Andrea dell'Accademia fiorentina, e dall'Adorazione dei Magi della Galleria Doria di Roma, che gli sono state recentemente attribuite, dové sentire l'influenza del Caravaggio, che in queste opere si risolve in una ricerca di solidi e integri volumi. Varî disegni del P. si trovano agli Uffizî: alcuni di questi, determinati con rapidi tratti in luce: Salomone e Saba, la Morte di un santo, ecc., sono tra i più belli del tempo.
Bibl.: F. Baumgart, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932 (con la bibl. precedente); A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, Milano 1934, pp. 634-656 (con amplissima bibl.).