PASSAVIA (ted. Passau; A. T., 51-52)
È la città più orientale della Baviera, posta presso il confine tra la Bassa Baviera e l'Alta Austria, in posizione molto pittoresca, dove l'Inn si getta nel Danubio, 304 m. s. m. Lo sprone di confluenza, dove è sorta la città limitato verso occidente dallo Spitzberg in modo che la pianta ha la forma d'un triangolo, con il vertice che guarda i due fiumi assai appuntito. Ivi il Danubio si restringe a soli 240 metri in modo da rendere agevole il passaggio e permettere che la via del Brennero prosegua verso la Boemia. I fiumi nell'attraversare questa zona di rocce cristalline hanno scavato valli molto profonde, e il terreno è scosceso in ogni senso tanto più che un terzo fiume che viene da N., l'Ilz, getta le sue acque bruno scure in quelle verdognole del Danubio e grige dell'Inn, proprio di contro allo sprone di confluenza. Si sono in tal modo venute formando sei diverse sponde e tre speroni, dove hanno trovato posto la città e i suoi sobborghi. Il nucleo principale si trova nella parte più appiattita dello sprone maggiore, quello che è rivolto a mezzogiormo e guarda quindi verso l'Inn. A S. e di contro, sulla riva destra di questo fiume, si trova l'Innstadt, che termina verso l'alto con la chiesa di Mariahilf, meta di pellegrini. Un altro sobborgo, quello di Anger, si trova al di là del Danubio, sulla riva sinistra di questo fiume, mentre lo sprone tra Danubio e Ilz è occupato nella parte alta dalla fortezza di Oberhaus (m. 408) e in basso dal Burg Niederhaus. Infine su̇lla sinistra dell'Ilz, dove questo fiume fa una curva prima di gettarsi nel Danubio ha trovato posto l'Ilzvorstadt, dominata dal Nonnengütl.
In origine il castello celtico di Boiodurum si trovava nello sprone maggiore, mentre di contro, sulla riva destra dell'Inn, vi era un castello romano d'egual nome. Solo più tardi i Romani posero un accampamento a occidente della città celtica, accampamento che prese il nome di Castra Batava (v.), dalla nazione dei soldati che lo presidiavano. Nel tardo periodo romano l'accampamento si estese su tutto lo sprone, venne cinto di mura e dette alla città il nome di Castra Batava donde il medievale Bazzawa e l'odierno Passau. Distrutto nel 488 dai Turingi, due secoli e mezzo dopo (731) divenne sede vescovile, ma è dubbio vi sia stata continuità tra il centro antico e quello madievale. Il vescovato estendeva la sua giurisdizione dall'Isar sino all'Ungheria, ciò che ne fece un avamposto verso oriente della evangelizzazione. Il commercio, per quanto l'amministrazione vescovile poco favorisse i traffici, aveva notevole importanza, soprattutto quello del sale, che da Salisburgo veniva mandato in Boemia. Da Ottone III il vescovo ottenne i diritti sovrani sulla città, la quale ebbe da allora le sue sorti strettamente connesse con quelle dei suoi vescovi (dall'inizio del sec. XIII vescovi-principi dell'Impero). Il principato vescovile fu secolarizzato nel 1803: la città con parte del territorio passò al regno di Baviera, a cui nel 1805 doveva passare anche il resto del territorio.
Nel suo aspetto attuale, dopo le molteplici distruzioni (l'ultima delle quali risale al 1662), Passavia si presenta come una città barocca che ricorda per molti riguardi la vicina Salisburgo (facciate delle case assai allungate; tetti piuttosto piatti). Essa contava 24.428 ab. nel 1925 (15 mila nel 1875) e si trova in condizioni non troppo fortunate per il commercio e le comunicazioni, data la troppa vicinanza della linea di confine. Conserva tuttavia importanza come mercato locale (specie per la Selva Boema e la Bassa Baviera) e come centro spirituale (vescovato); inoltre qui ha inizio la navigazione regolare sul Danubio. Nei dintorni vi sono alcune cave di marmo e un'officina elettrica.
Monumenti. - L'aspetto della città, in cui dominano le chiese gotiche e barocche e l'antica cinta fortificata con la fortezza di Oberhaus, le porte e le torri, è uno dei più belli e interessanti della Germania meridionale, sia per la mirabile cornice del paesaggio, sia per la caratteristica mescolanza dell'arte settentrionale con quella meridionale. La cattedrale è gotica, di forme seriori, nella sua parte orientale, barocca in quella occidentale, a due campanili. La parte gotica, cominciata nel 1407 da Hans Krumenauer, ha l'esterno riccamente decorato. La sua navata maggiore fu edificata nel 1668-1675 da Carlo Lurago, e tutto l'interno barocco ha una sfarzosa decorazione di stucco, opera di G.B. Carlone. Il pulpito, del 1722, è probabilmente dello scultore viennese Raphael Donner. La chiesa di S. Michele, dei gesuiti, è attribuita a A. Carlone (1665): notevole il suo altar maggiore, di Cristiano Tausch, ornato di dipinti dello Spillenberger e dell'Altomonte. Il convento di Niedernburg, antica fondazione degli Agilolfingi, ha due chiese romaniche, in parte dirute. Il palazzo episcopale, dopo aver sofferto per molteplici incendî, assunse la sua forma attuale alla fine del sec. XVII. La Nuova Residenza, compiuta nel 1730, ha carattere architettonico italiano, ma la sua decorazione tanto interna quanto esterna presenta decisamente forme del rococò tedesco. Molto pittoresco è il cortile del palazzo di giustizia, del sec. XVI. Il ridotto (1780), il teatro (1783) e le ville di Heidenhof (1790) e Freudenhain (1792) sono opere classicistiche di G. Hagenauer. Le case private, dalle strette facciate, sono molto sviluppate in profondità. Dopo gl'incendî che nel sec. XVII distrussero quasi interamente la città, molte ne furono ricostruite con facciate barocche decorate a stucco. Il museo diocesano contiene soprattutto pregevoli pitture medievali.
Bibl.: W. M. Schmid, P., Lipsia 1912; F. Mader, Die Kunstdenkmäler der Stadt P., Monaco 1919; id., P., Augusta 1925.
Il trattato di Passavia. - Questo trattato pose fine alle ostilità fra Maurizio di Sassonia e Carlo V. Forte dell'aiuto dei protestanti di Germania, Maurizio aveva invaso il Tirolo, costringendo l'imperatore a fuggire da Innsbruck, mentre il re di Francia invadeva l'Impero e i Turchi facevano notevoli progressi in Ungheria. La convenzione, sottoscritta il 2 agosto 1552 da Maurizio, dopo le sconfitte riportate il 25 e 26 luglio, si componeva di undici capitoli.
I confederati s'impegnavano a licenziare le loro milizie o a metterle a servizio di Ferdinando, re dei Romani; il langravio Filippo d'Assia era messo subito in libertà da Carlo V e venivano annullate le sentenze emanate a favore dei conti di Nassau durante la prigionia del langravio. Carlo V s'impegnava a convocare entro sei mesi una dieta, che si sarebbe occupata della convocazione di un concilio generale o nazionale, o di una assemblea generale dell'Impero, per comporre le controversie religiose. Le due religioni avrebbero goduto, intanto, piena libertà di culto; l'imperatore avrebbe osservato scrupolosamente le deliberazioni prese d'accordo con gli stati dell'Impero e s'impegnava ad ammettere nel consiglio aulico i protestanti. Egli garantiva il rispetto delle libertà della nazione germanica e prometteva di comporre di consiglieri tedeschi il consiglio aulico. Era concessa l'amnistia generale a coloro che avevano preso le armi; al conte palatino Ottone Enrico veniva restituito il ducato di Nassau. L'ultimo capitolo stabiliva che, se uno dei contraenti aggrediva un altro, il re dei Romani, gli elettori e i principi dell'Impero avrebbero aiutato l'assalito. La convenzione diede modo a Carlo V di volgere le forze contro la Francia, che aveva occupato Metz e altre piazze forti. Nei riguardi della religione, il trattato ha una grande importanza: i protestanti fecero per mezzo di esso una grande conquista.
Bibl.: W. Maurenbrecher, Karl V. u. die deutschen Protestanten, Düsseldorf 1865; G. De Leva, Storia documentata di Carlo V, Bologna 1894.