PASSATORE
. Stefano Pelloni, detto il P., famoso bandito e capobanda romagnolo, nacque al Boncellino (Bagnacavallo) nel 1824, ed ebbe dal mestiere di traghettatore, o ereditò dal padre, il soprannome con cui è notissimo. Evaso dal carcere e gettatosi alla macchia, si formò una banda di simile gente, dedicandosi a imprese di rapina sistematica, la cui audacia è spiegabile soltanto con la debolezza del governo e delle forze di polizia. Per quasi tre anni gettò nello spavento il territorio delle Legazioni, tenendo in scacco, nonostante il succedersi di crescenti taglie, la gendarmeria pontificia e le guarnigioni austriache. La sua banda commise rapine e violenze innumerevoli, giungendo ad audacissimi fermi delle diligenze della posta e all'occupazione e svaligiamento di interi paesi, mal difesi da misere forze. Furono, successivamente, Bagnara, Cotignola, Castelguelfo, Brisighella, Longiano, Consandolo e Forlimpopoli. L'ultima impresa (25 gennaio 1851) è la più famosa, per il sapore di leggenda eroicomica venutole da una poesia satirica del Fusinato, ma che non le mancò neppure nella realtà: la banda, di quindici uomini, si impadronì delle porte e della guarnigione, si insediò nel pubblico teatro durante una recita, fermò pubblico, attori e gendarmi, derubando intanto le case dei più ricchi. Ma la rete che andava tessendo il capitano Michele Zambelli ebbe di lì a poco la sua conclusione drammatica: il P. fu ucciso in un conflitto con la forza il 23 marzo, in quel di Russi, e la sua banda a poco a poco distrutta. Intorno al suo nome crebbero e vivono le leggende, da quelle sulla sua nascita e giovinezza a quella della sua generosità e liberalità ("il Passator cortese" del Pascoli), le quali in gran parte risalgono alla letteratura popolareggiante-poliziesca fiorita intorno alla sua vicenda.
Bibl.: M. Zambelli, Carabinieri e briganti in Romagna, memorie di un colonnello, Firenze 1891; A. Albertazzi, Strane storie di storia vera, Milano 1920, pp. 245-283; F. Serantini, Fatti memorabili della banda del Passatore, Faenza 1929; A. Campana, Letteratura passatoresca, in La Pîe, X (1929), pagine 262-265.