PASSAGUERRA
(Passawerra, Poxonerius). – Giudice imperiale milanese nato verso la metà del XII secolo.
Il soprannome Poxonerius, presente solo in una sentenza emessa nel 1177 come consul negotiatorum, consente di collocare Passaguerra entro il ceto dei cives dediti al commercio e legati alla fazione del populus. Nei successivi documenti egli non fu più designato con tale soprannome, ma con il proprio nome, perlopiù accompagnato dall’appellativo iudex: in tal modo l’attività di giudice divenne il tratto qualificante la sua persona.
Egli fece parte del folto gruppo di giurisperiti milanesi attivi nella seconda metà del XII secolo, tutti di estrazione popolare e famosi per le loro competenze nell’esercizio pratico del diritto, culminante nell’assunzione del consolato. Alcuni di loro, tra i quali Passaguerra, poi, in quanto giudici imperiali costituirono un importante raccordo tra i Comuni e l’Impero dopo la pace di Costanza.
Giacché la prima menzione di Passaguerra iudex è in una sentenza consolare del 27 maggio 1177 (Gli atti del Comune di Milano..., 1919, p. 149), è possibile ipotizzare che a quella data avesse completato i suoi studi e che fosse pertanto nato attorno al 1150. È probabile che Passaguerra abbia studiato a Bologna diritto civile e diritto canonico e che in seguito si sia specializzato nel diritto feudale alla scuola del noto giurista Gerardo Cagapesto (Pisto), glossatore dei Libri feudorum e più volte console di Milano tra gli anni 1141-80, istituendo con lui un legame evincibile dalla sua presenza come testimone alla sentenza consolare del 20 maggio 1188, con la quale si procedeva alla divisione dei beni tra gli eredi di Gerardo.
Utili indicazioni circa le competenze e il campo d’azione di Passaguerra sono offerte da un manoscritto conservato nella Staatsbibliothek di Berlino (Ms. lat. Fol. 462) a lui appartenuto: si tratta di un codice miscellaneo con passi dal Digesto, dai commentari di diritto feudale (Lombarda e Ariprando), i Libri feudorum, le Summe di Paucapalea e di Rolando al Decretum e alcune lettere di Ivo di Chartres, oltre al testo di uno statuto milanese sulle monete del 1204.
Passaguerra acquistò il codice probabilmente da un chierico della basilica di S. Ambrogio di Milano, un’istituzione ecclesiastica alla quale egli fu vicino in diverse occasioni, e forse nel 1202 lo diede in pegno al camerario del Comune di Milano, per pagare una multa nella quale era incorso per non essersi recato a Piacenza al servizio del Comune (Lehmann - Sachsse, 1892, pp. 62-67).
Passaguerra mantenne un vivo contatto con il ceto mercantile di Milano, tanto che nel novembre del 1177, in quanto consul negotiatorum, pronunciò la sentenza nella causa tra un privato e l’arciprete di Monza (Gli atti del Comune di Milano..., 1919, p. 156).
Tra il 1177 e il 1182 Passaguerra fu impegnato in cause relative a istituzioni ecclesiastiche per conto sia dell’arcivescovo Algisio sia del monastero di Morimondo.
Nel 1183, dopo la vittoria di Milano nel lungo confronto con Federico I e nell’anno in cui l’imperatore concesse la pace di Costanza, Passaguerra iniziò la sua carriera entro le istituzioni comunali di Milano ricoprendo la carica di console di giustizia. Ben presto fu nominato giudice regio e affiancò Ottone Zendadario (già attivo sotto Federico I); con lui, a partire dal 1187, fece parte della Curia di Enrico VI, che nel gennaio di quell’anno aveva solennemente celebrato le sue nozze con Costanza d’Altavilla nella basilica di S. Ambrogio. Nel mese di ottobre Passaguerra fu a Torino al seguito di Enrico VI e il 17 novembre da Como, «mandato domini mei Henrici Romanorum regis et semper augusti et eo presente», pronunciò una sentenza favorevole a Milano in una causa con il Comune di Bergamo. Nel 1188 fu assessor dell’arcivescovo Milone in una sentenza nella causa tra la canonica e il monastero di S. Ambrogio e nel 1190, a nome del presule, pronunciò la sentenza in una causa tra il monastero pavese di S. Pietro in Ciel d’Oro e la canonica di Sorbolo in diocesi di Parma.
Allorché Enrico VI diretto a Roma per ricevere la corona imperiale nel gennaio del 1191 soggiornò in Lombardia, Passaguerra e Ottone Zendadario furono con lui a Lodi e a Milano, quindi lo accompagnarono nel viaggio a Roma per l’incoronazione (15 aprile 1191) e nel giugno parteciparono con lui all’assedio di Napoli. Ritornati verso Nord con Enrico VI, nel mese di novembre furono al suo fianco a Meda e a Milano, dove l’imperatore soggiornò per circa una settimana prima di portarsi a Como per prendere la via del Regno di Germania. Passaguerra rimase in Lombardia per condurre, assieme a un altro giudice imperiale, Siro Salimbene di Pavia, le trattative per la pacificazione tra Bergamo e Brescia, nel corso delle quali, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 1192, fu a Calepio, dove procedette all’attribuzione a Brescia del castrum di Volpino e a Bergamo di quello di Martinengo.
Nel 1194 Passaguerra fu tra coloro che a nome di Milano giurarono (nel gennaio a Vercelli e nel maggio a Lodi) di osservare le clausole della laboriosa pacificazione promossa dal legato imperiale Drusardo in vista dell’arrivo di Enrico VI in Lombardia; in quell’occasione l’imperatore, diretto verso il Regno normanno per prenderne possesso, non si trattenne nella regione.
Nel gennaio del 1195 Passaguerra presenziò alla sentenza del cancelliere della Chiesa milanese Rinaldo in una causa riguardante la chiesa di S. Maria del Monte di Velate, quindi, tra febbraio e dicembre fu nuovamente console di giustizia del Comune di Milano. Solo al ritorno di Enrico VI in Lombardia (giugno 1195) egli sospese il suo ufficio per accompagnarlo con i consoli di Milano fino a Como; proseguì con lui «ultra lacum» per ottenere lo scritto attestante il suo beneplacito all’alleanza tra Lodi e Milano.
Ancora in vista dell’arrivo di Enrico VI in Lombardia, nel gennaio del 1196 Passaguerra fu a Fidenza per la pubblicazione delle clausole della pace stabilita dal legato imperiale Corrado di Hildesheim; nella tarda estate presso Verona e a Piacenza, con altri giudici imperiali tra i quali Guglielmo Calzagrixia, assistette l’arcivescovo Angelo di Taranto, vicario imperiale, nella causa tra il vescovo di Vercelli e il Comune di Casale Monferrato e nel confermare una sentenza favorevole al marchese Azzo d’Este; il 21 settembre era a Fornovo presso Parma, dove Enrico VI rinnovò la protezione imperiale ai conti di Biandrate.
Con la morte di Enrico VI (28 settembre 1197) Passaguerra cessò l’attività di giudice imperiale e fu procuratore dell’arcivescovo di Milano, Filippo da Lampugnano, alla Curia romana per difendere gli interessi della Chiesa di Milano nella causa che la vedeva opposta a Pavia per i diritti sul monastero di Scozola presso Sesto Calende. In questa circostanza Passaguerra mancò di rispetto a Innocenzo III, abbandonando la Curia romana proprio mentre il papa stava pronunciando la sentenza sfavorevole a Milano, e fu per questo scomunicato. Nonostante le reiterate richieste di Innocenzo III all’arcivescovo e alle autorità comunali per ottenere che la censura ecclesiastica fosse osservata, non sembra che la fama del giudice sia stata compromessa.
Nel gennaio 1199 Passaguerra era a Parma, dove assistette a una sentenza pronunciata dall’arcidiacono di quella Chiesa; nel novembre 1200 era assessor dell’abate di S. Simpliciano di Milano, delegato dal papa per risolvere una causa tra l’arcivescovo e un monastero; nel novembre del 1201 era tra i testimoni della sentenza pronunciata dal vescovo Alberto di Vercelli e dall’abate Pietro di Lucedio nella causa tra la canonica e il monastero di S. Ambrogio.
Solo nel 1202 egli tornò a occuparsi della vita politica milanese: in ottobre fu con i consoli e con altri cittadini presso Cremona per il giuramento di pace con quella città; nel dicembre fu assessor dei consoli di Milano chiamati a giudicare la causa per il castello di Robbio, conteso tra Vercelli e Pavia; nell’agosto del 1203 fu avvocato del Comune di Chiavenna in una causa con il Comune di Como e, infine, nel 1207 fu ancora console di giustizia del Comune di Milano.
Con l’arrivo di Ottone IV nella penisola Passaguerra tornò a svolgere l’incarico di giudice imperiale, questa volta affiancato da Monaco de Villa. Tra l’aprile del 1209 e il giugno del 1210 fu a fianco di Ottone IV nel viaggio verso Roma per l’incoronazione e poi in quello di ritorno, presenziando assiduamente al rilascio dei numerosi documenti di protezione concessi dall’imperatore.
L’ultima attestazione di Passaguerra è data al 9 settembre 1212, quando egli, con Monaco de Villa e altri esponenti del mondo comunale milanese, intervenne come plenipotenziario (potestas) del Comune di Milano negli accordi tra i marchesi Malaspina, Piacenza e Milano. Passaguerra morì, dunque, in data successiva al 9 settembre 1212.
Non si ha notizia di una sua famiglia, anche se il rango cui assurse nella vita cittadina gli garantì una vita agiata e un’ascesa sociale: un atto del novembre 1200, infatti, fu rogato «in curia domus Passaguerre» e tra i testimoni all’atto c’era «Brolietus, servitor sive scutifer Passaguerre», colui che lo accompagnava nelle missioni diplomatiche e militari.
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