Vedi PASQUINO dell'anno: 1963 - 1996
PASQUINO (v. vol. V, p. 985)
L'elenco delle repliche del gruppo, con l'importante scoperta di Afrodisiade (v. S 1970, p. 15), raggiunge tredici esemplari (Andreae, 1974), oltre la testa di Menelao a Boston (incerta l'autenticità, Sismondo Ridgway, 1990).
Inconsistenti sono i dubbi avanzati sul soggetto. Invece che il corpo di Patroclo sorretto da Menelao (v. vol. IV, p. 1021, s.v. Menelao; V, p. 990, s.v. Patroclo), si è voluto riconoscere quello di Achille portato da Odisseo (Sismondo Ridgway, 1990) ovvero da Aiace (Hausmann, 1984). Ma il riconoscimento come Achille urta contro la testimonianza di uno dei frammenti da Villa Adriana, e delle repliche di Palazzo Braschi e della Loggia dei Lanzi, dove le ferite al ventre e alla schiena del giovane corrispondono a quelle inferte rispettivamente da Euforbo e da Ettore a Patroclo; inoltre l'episodio di Odisseo con il corpo di Achille è stato opportunamente ravvisato in uno dei gruppi di Sperlonga, che differisce dal P. in quanto il caduto era presumibilmente coperto dalla corazza e aveva il piede sinistro disarticolato in seguito alla recisione del tendine (Andreae, 1974).
La cronologia del P. intorno al 230 a.C. è stata da alcuni riproposta (Bieber, 1961; Conticello, 1974; Smith, 1991), anche nell'eventualità che si possa datare entro il III sec. a.C. una gemma che riproduce il gruppo (Nitsche, 1981). Altri parlano del I sec. a.C. (Kähler, 1948; Walter, 1961; Berger, 1967; Kell, 1988) e della prima età imperiale (Sismondo Ridgway, 1990; Himmelmann, 1991).
Più fondato l'orientamento al II sec. (Künzl, 1968), per le analogie tra il Menelao e i giganti del Grande Altare di Pergamo: il che esclude l'iniziale attribuzione ad Antigonos di Caristo fatta da Schweitzer, senza risolvere puntualmente il problema cronologico, poiché resta in discussione se il monumento pergameno sia stato iniziato dopo il 189 o il 166 (v. pergamena, arte: Scultura; phyromachos). Alla datazione relativamente avanzata del P. verso la metà del II sec. (Andreae, 1983; Hausmann, 1984; Kunze, 1991), si preferisce tuttavia quella di poco posteriore al 189, poiché il viso del Menelao è strutturato come quello degli Scipioni nei due ritratti di Monaco, che sarebbero stati prodotti nel 183 in occasione del trionfo dell'Asiatico.
Per tale via si mette in forse la stessa pertinenza del P. alla produzione pergamena, indirizzandolo piuttosto a Rodi: il Menelao e gli Scipioni, più ancora che con la Gigantomachia, s'imparentano con i protagonisti delle grandi scene omeriche realizzate nell'isola (v. rodia, arte: Scultura), soprattutto con l’Odisseo di Sperlonga, con i compagni intenti a colpire l'occhio di Polifemo (teste al Vaticano, e già a Berlino) e col marinaio che sostiene l'otre (Sperlonga, e testa a Londra). L’ophìouros, il favoloso uccello che decora l'elmo del soccorritore, richiama l'erudizione di Apollonio Rodio, che aveva cantato nel Canopo le avventure africane del sovrano durante il ritorno da Troia. A Rodi si venerava la memoria di Elena, sposa di Menelao, che vi era stata uccisa.
A differenza che nei Donari pergameni, il movimento è trattenuto entro contorni definiti, nello spazio concluso dalle membra dei personaggi e dallo scudo come fondale: l'invaso piramidale continua la ricerca impostata a Rodi col Supplizio di Dirce. Secondo il criterio adottato nell'isola per le storie di Odisseo, lo scultore visualizza sistematicamente dettagli e metafore del testo omerico (II., XVII, 3-7; 389-390; 567-581; 654-664; 674-680): «elmato di bronzo balenante», la bocca semiaperta nel terrificante grido di guerra, il signore di Sparta para «lo scudo rotondo» a difesa del corpo conteso, e «si guarda d'ogni lato, come un'aquila». Perché egli possa sottrarre il morto ai Troiani «portandolo nel folto dei compagni», Atena mette «vigore nelle sue spalle e nelle sue ginocchia»: queste appaiono nella scultura potentemente flesse nello sforzo, mentre la rotazione del busto porta la spalla destra in posizione eminente verso il riguardante.
L'anatomia di Menelao è esplicata in ampie masse. Il chitone esomide è proprio del costume militare al tempo dello scultore, come mostra la stele di Polibio da Kleitor (v. Polibio). Il leggendario combattente ne riceve un tratto di verità, mentre si esalta a contrasto la nudità del morto, chiusa in una forma senza risalti. La floridezza dell'età e la distensione del trapasso sono nella delicata chiarezza di piani, dove nessuna indicazione di vene interrompe l'incarnato. Con la perdita della vita l'organismo ha smarrito la sua unità funzionale, ma ancora non si è irrigidito, e asseconda l'azione del superstite che ha gettato il braccio destro di Patroclo sulla propria spalla sinistra per issarvi l'intera spoglia, con l'invisibile ausilio della divinità: nei nobili tratti del volto, la morte non ha raggelato lo slancio generoso e fatale del giovane eroe.
Bibl.: M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 19612, pp. 78-81, figg. 272-277; H. Walter, Zur späthellenistischen Plastik, in AM, LXXVI, 1961, pp. 149-159, in part. 153; H. von Steuben, in Helbig4, I, 1963, pp. 126-128, n. 170, p. 140, n. 193; E. Künzl, Frühhellenistische Gruppen, Colonia 1968, pp. 2-3, 33, 48, 140,148-150, fig. 21; M. J. Mellink, Archaeology in Asia Minor, in AJA, LXXII, 1968, pp. 125-147, in part. 143; V. Santa Maria Scrinari, Museo Archeologico di Aquileia. Catalogo delle sculture romane, Roma 1972, p. 23, nn. 70-74; B. Conticello, Igruppi scultorei di soggetto mitologico a Sperlonga, in AntPl, XIV, 1974, pp. 9-54, in part. 52; Β. Andreae, Die römischen Repliken der mythologischen Gruppen von Sperlonga, ibid., pp. 63-105, in part. 88-95, figg. 43-50, 60-68, 72-75; G. Capecchi, Le statue antiche della Loggia dei Lanzi, in BdA, LX, 1975, pp. 169-178, in part. 175-177, fig. 18; A. Nitsche, Zur Datierung des Originals der Pasquinogruppe, in AA, 1981, pp. 76-85; Β. Andreae, L'immagine di Ulisse, Torino 1983, fig. 84; M. Verzar Bass, Contributo alla storia sociale di Aquileia repubblicana: la documentazione archeologica, in Les «Bourgeoisies» munidpales italiennes aux IIe et Ier siècles av. J.C., Naples 1981, Parigi 1983, pp. 205-215, in part. 214-215, figg. 22-23; F. Haskell, N. Penny, L'antico nella storia del gusto, Torino 1984, pp. 418-426, n. 71, figg. 68, 151-153; U. Hausmann, Aias mit dem Leichnam Achills. Zur Deutung des Originals der Pasquino-Gruppe, in AM, XCIX, 1984, pp. 291-300; M. Verzar Bass, Testimonianze relative ad alcune famiglie senatoriali ad Aquileia, in Aquileia e Roma (Antichità Altoadriatiche, XXX), Udine 1987, pp. 97-118, in part. 101-107, fig. 5; Κ. Kell, Formuntersuchungen zu spätund nachklassischen Gruppen, Saarbrücken 1988, pp. 79-92, figg. 16-17; B. Sismondo Ridgway, Hellenistic Sculpture, I, Bristol 1990, pp. 275-283, tav. CXXXVII (erroneamente indicata come la copia del Pasquino a Firenze, Loggia dei Lanzi, è invece la ricostruzione in gesso), tav. CXXXVIII (testa di Menelao, Boston, Museum of Fine Arts); A. Stewart, Greek Sculpture, New Haven-Londra 1990, pp. 97-98, 215, figg. 745-747; N. Himmelmann, Laokoon, in AntK, XXXIV, 1991, pp. 97-115, in part. 103, tavv. XI-XII; M. Denti, Ellenismo e romanizzazione nella X Regio, Roma 1991, pp. 82-85, n. 17, tav. XXIX, 1-6 e tav. XXX, 2; id., I Romani a nord del Po. Archeologia e cultura in età repubblicana ed augustea, Milano 1991, pp. 104-105, figg. 90-91; Ch. Kunze, Dall'originale grew alla copia romana, in II Toro Farnese, Napoli 1991, pp. 13-42, in part. 32, fig. 21; R. R. R. Smith, Hellenistic Sculpture, Londra 1991, pp. 104-105, fig. 133, 1-3; P. Moreno, Scultura ellenistica, I, Roma 1994, pp. 379-385, figg. 479, 480, 485-487, 507.