PASQUALOTTO, Costantino, detto il Costantini
PASQUALOTTO, Costantino, detto il Costantini. – Nacque a Vicenza il 31 marzo 1681 (Cappiello, 1974-1975, p. 26) e iniziò la sua carriera al seguito del padre Giacinto.
Non si hanno notizie di suoi spostamenti al di fuori del Veneto: Pasqualotto abitò inizialmente presso la parrocchia di S. Michele, dove il 28 aprile 1712 prese in moglie Maddalena del fu Bartolomeo Redolfin, dalla quale ebbe almeno nove figli; passò poi nella parrocchia della cattedrale, di S. Marcello, di S. Paolo, di S. Marco e, dei Carmini, dove venne sepolto (Saccardo, 1981).
In passato si è ritenuto che Pasqualotto fosse allievo di Giulio Carpioni o di Giovan Battista Volpato (Ticozzi, 1818); nonostante che la prima ipotesi risulti cronologicamente incongruente, non si può negare un costante riferimento al pittore veneziano, anche attraverso la mediazione di Giovanni Antonio De Pieri, al cui nome spesso Pasqualotto viene associato. Allievo, seguace o imitatore: varie sono le definizioni per giustificare il debito nei confronti del maestro vicentino; tuttavia il legame con l’arte di De Pieri, appare evidente solo nella maturità di Pasqualotto, «ai tempi dei dipinti vivaci e luminosi, di quella che possiamo chiamare la seconda maniera del maestro» (Cappiello, 1974-1975, p. 35).
L’attività del Costantini fu discontinua e poche sono le opere datate; tra quest’ultime si annoverano le tele nel soffitto della chiesa di S. Apollinare a Monticello di Lonigo (VI), realizzate con il padre Giacinto, e La Vergine assunta fra gli angeli e le Ss. Agata e Lucia, sull’altare maggiore della stessa chiesa, firmata e datata 1704 (Cevese, 8 [1953], p. 37). La medesima tavolozza cupa e ricca di effetti chiaroscurali si ritrova nei quattro Miracoli di S. Domenico (entro il secondo decennio del Settecento), nella chiesa vicentina di S. Corona, mentre nei dipinti del terzo decennio si nota una nuova sensibilità, esplicitata da una gamma cromatica più luminosa. La svolta è segnata da La gloria della Vergine (1728-1730) per il soffitto della chiesa di S. Faustino, dove un efficace sottinsù riabilitò agli occhi della critica questo «manierista talvolta sciatto e snervato» (Cevese, 8 [1953], 8, p. 37).
Non meno interessante appare l’Adorazione dei pastori a Lupia (VI), databile fra il secondo e il terzo decennio del secolo, nella quale Pasqualotto diede prova di abilità inventiva, proponendo un’inconsueta disposizione dei personaggi, così come nella contemporanea tela, di analogo soggetto, conservata presso il Museo civico di Vicenza (Barbieri, 2008, p. 40).
Agli stessi anni appartengono anche le pale di Castelnovo di Isola Vicentina (1730-33), e, nel capoluogo veneto, la Sacra Famiglia (presso la cattedrale), la Madonna con Bambino (in S. Pietro), il S. Nicola accolto dalla Vergine (nella sacrestia dell’oratorio di S. Nicola), La Presentazione al Tempio e Gesù fra i dottori (nell’oratorio delle Zitelle). Di poco successiva è la felice Deposizione nella chiesa di S. Giuliano (1735-40) dove la luce, vera protagonista, accentua la drammaticità della scena, così come nella tela di analogo soggetto, oggi al Museo civico di Bassano del Grappa; entrambe vicine alla Deposizione di De Pieri, nella chiesa di S. Vitale a Castelnovo di Isola vicentina, presso Vicenza (Binotto, 1999, p. 141). Tra le opere meglio riuscite di Pasqualotto è il S. Giovanni della Croce nella chiesa di S. Marco in S. Girolamo degli Scalzi (post 1735), per nulla estraneo alla lezione maffeiana, come mostrano le figure sullo sfondo e le quinte architettoniche (Cevese, 11 [1953], p. 34).
Costantino Pasqualotto rimase sempre fedele alla pittura seicentesca locale, in particolare a Francesco Maffei, riferimento costante anche per De Pieri. In passato opere del Costantini sono state attribuite a Sebastiano Galeotti, a Francesco Lorenzi o a Giulio Carpioni, e spesso gli è stata contestata una certa ripetizione di moduli e schemi compositivi, per lo più desunti da altri artisti; tuttavia nella sua produzione non mancano interessanti sperimentazioni: prima fra tutte la Via Crucis a S. Giuliano, già nella chiesa di S. Biagio a Vicenza, firmata e datata 1742. Prima ancora dei più noti esiti veneziani, Pasqualotto si cimentò qui nella rappresentazione delle nuove Stazioni, secondo i dettami del 1731, così come nella Via Crucis (1747) per la parrocchiale di Povolaro, nei pressi di Vicenza (Saccardo, 1993). Il confronto di questi due cicli mette in luce, nella seconda versione, una maggiore libertà espressiva, accompagnata da una più evidente drammaticità, precedentemente sacrificata in favore della precisione dei contorni e degli accostamenti cromatici (Binotto, 1999, p. 145).
Anche in dipinti di soggetto profano il Costantini diede dimostrazione della sua abilità inventiva, ad esempio a Palazzo Gualdo, ne Il trionfo del biliardo (1740-50): un tema insolito per le dimore vicentine ma in grado di offrire all’artista l’occasione per creare una composizione agile e sicura prospetticamente (Lodi, 2004, p. 139). Anche in questa composizione s’incontrano i tipici personaggi del Costantini, caratterizzati da teste piccole, nasi all’insù e bocche carnose e minute, mani paffute e dita lunghe e affusolate (Binotto, 2002, p. 149). I lineamenti sono marcati con pennellate rosso-bruno, in contrasto con gli incarnati quasi di porcellana, ravvivati solo dal costante rossore delle gote.
In quella che si può considerare l’ultima fase della sua produzione, dal quarto decennio del Settecento fino alla sua morte, Pasqualotto iniziò a diluire maggiormente il colore, che, steso anche in strati più sottili, veniva assorbito dalla sottostante preparazione color ocra (Binotto, 2002, p. 149). All’ultimo periodo risalgono la S. Dorotea (Vicenza, IPAB [Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza]) e le tele in palazzo Squarzi: nove raffiguranti episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento e una la benedizione delle nozze di un personaggio della famiglia Squarzi (Barbieri - Cevese, 2004, p. 647).
Una maggiore sicurezza nell’uso della prospettiva permise a Pasqualotto di passare, negli ultimi anni, dalle rigide quinte architettoniche – osservabili nelle tele dell’oratorio delle Zitelle – ad ambientazioni di più ampio respiro come testimoniano il soffitto nella chiesa di S. Faustino e quello nell’oratorio di S. Nicola, fino alla decorazione di palazzo Squarzi. Tuttavia la critica non è sempre stata benevola verso quest’artista: Ticozzi (1818) considerava eccessive le lodi attribuite a un pittore le cui opere rivelano «un bel colorito, non ajutato da buon disegno», mentre Cevese (1990) definiva Pasqualotto «un pittore modesto e chiuso entro anguste esperienze provinciali» (p. 29).
Nonostante le critiche il Costantini fu un pittore prolifico e impegnato in importanti commissioni: oltre al cantiere del palazzo in città della famiglia Squarzi e, forse, della loro villa a Longara (Gli affreschi…, 2010, scheda 89), Pasqualotto prese parte anche alla decorazione di alcune ville, ad Altavilla vicentina (1740 circa), Castelnovo (1715 circa), Cavazzale (1725/40), Lanzè (ante 1750), Povolaro (1738), S. Maria di Camisano (1730-40) e Vigardolo (1720-30), rappresentando episodi biblici, soggetti religiosi o allegorie profane (Gli affreschi…, 2010-2011).
Morì a Vicenza il 25 febbraio 1755 (Cappiello, 1974-1975, p. 27).
Fonti e Bibl.: L.A. Lanzi, Storia pittorica della Italia dal Risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo, Bassano 1818, III, p. 236; S. Ticozzi, Dizionario dei pittori dal rinnovamento delle belle arti fino al 1800, Milano 1818, II, p. 113; R. Cevese, Contributi alla storia dell’arte vicentina: il pittore C. P., detto il Costantini, in Vita vicentina, 8 (1953), pp. 36-38, 10 (1953), pp. 40-42, 11 (1953), pp. 32-35, 12 (1953), pp. 40-42; E. Arslan, Vicenza,I, Le chiese (Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia), Roma 1956, passim; R. Cevese, Ville della provincia di Vicenza, Milano 1971, I - II, passim; A.M. Cappiello, C. P. detto Il Costantini (1681-1755), tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Padova 1974-1975; M. Saccardo, Notizie d’arte e di artisti vicentini, Vicenza 1981, pp. 274-279; R. Cevese, La pittura del Settecento a Vicenza e nel territorio, in I Tiepolo e il Settecento vicentino (catal., Vicenza-Montecchio Maggiore-Bassano del Grappa), a cura di F. Rigon et al., Milano 1990, pp. 26-31, 144-148; M. Saccardo, La Via Crucis della nostra cattedrale è opera di C. P., in La voce dei Berici, 20/06/1993, p. 5; M. Binotto, Ritratti per un santo..., Padova 1995, pp. 31 s., 47; C. Rigoni, Simone Brentana nella diocesi di Vicenza, in Verona illustrata, 10 (1997), pp. 81-86 (in partic. p. 81); M. Binotto, I dipinti della chiesa e della sacrestia di S. Giuliano, in La chiesa di Sanzulian in Vicenza, Vicenza 1999, pp. 127-166 (in partic. pp. 141-148); Allgemeines Künstlerlexikon (Saur),VII, München-Leipzig 2000, p. 589; M. Binotto, in La carità a Vicenza, a cura di C. Rigoni (catal., Vicenza), Venezia 2002, pp. 144-149 nn. 90-94; F. Barbieri - R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Costabissara 2004, passim; N. Garzaro, La restaurata pala dell’“Immacolata” di C. P., l’omonima confraternita e il suo altare nella parrocchiale di Montecchio Precalcino, Padova 2004; Pinacoteca civica di Vicenza. Dipinti del XVII e XVIII secolo, a cura di M.E. Avagnina - M. Binotto - G.C.F. Villa, Cinisello Balsamo 2004, pp. 426-436 nn. 390-405; L. Lodi, Dipinti e sculture dal Cinquecento all’Ottocento, in I palazzi Gualdo di Vicenza, Costabissara 2004, pp. 121-148; F. Barbieri, Intorno all’attività vicentina di Francesco Lorenzi: appunti di catalogo e un’appendice, in Francesco Lorenzi (1723-1787)... Atti della giornata di studi... Mozzecane, 16 novembre 2002, a cura di I. Chignola - E.M. Guzzo, A. Tomezzoli, Caselle di Sommacampagna 2005, pp. 143-167; F. Barbieri, in Historia Christi. Arte e fede nella chiesa vicentina, a cura di C. Rigoni (catal.), Vicenza 2008, pp. 40 s. n. 2; Gli affreschi nelle ville venete. Il Settecento, a cura di G. Pavanello, III.1, Venezia 2010, pp. 68 s., 196 s., 204-206, 319-323, 337-338, schede 5, 46, 49, 84, 89, III.2, 2011, pp. 144 s., 231-233, 364-365, 407-411, schede 147, 180, 224, 225, 228; A. Pasian, Vicenza, in La pittura nel Veneto. Il Settecento di Terraferma, a cura di G. Pavanello, Venezia 2010, pp. 149-190 (in partic. pp. 155 s., 162 s.).