Pasquali
Casa di produzione cinematografica italiana, inizialmente denominata Pasquali e Tempo, fondata a Torino il 20 dicembre 1908 da Ernesto Maria Pasquali e Giuseppe Tempo. Il 1° luglio 1910 si trasformò in Pasquali & C., società in cui entrarono Mario, Michele e Luigi Donn in rappresentanza della banca omonima e l'imprenditore torinese Guido Briccarello.E.M. Pasquali (nato a Montù Beccaria, Pavia, il 17 febbraio 1883 e morto a Torino il 9 maggio 1919), al cui nome fu strettamente legata l'attività della casa di produzione, dopo aver studiato ragioneria come Giovanni Pastrone, trascurò la partita doppia per dedicarsi al teatro, frequentato come giornalista e come autore, nel 1905, di un dramma storico (Alba italica) e di una commedia (L'amico Giacomo). Nello stesso anno era diventato direttore artistico della Film Ambrosio, dove firmò come prima regia il film comico La giornata dell'ordinanza (1906), cui seguirono Il delitto di Beinasco (1906), Il telefono nel Medio Evo (1907) e Vendetta di pagliaccio (1908, diretto con Luigi Maggi). Nel 1908, con un finanziamento di 50.000 lire da parte dell'amico farmacista G. Tempo, Pasquali fondò a Torino la sua prima casa di produzione: gli studi consistevano in una semplice piattaforma di legno collocata all'esterno in un cortile, sulla quale si faceva scorrere, a mezzo di apposite corde, una grande tela bianca. Nel 1910, cambiata la ragione sociale, le attività della società vennero trasferite in via Savonarola, in un'ex fonderia. Una sistemazione definitiva si trovò tra gli anni 1912-1915 in corso Stupinigi 75, dove Pasquali costruì un vero e proprio stabilimento cinematografico costituito da due teatri di posa a vetri e uno coperto per girare con la luce artificiale, oltre ai locali tecnici per lo sviluppo della pellicola, il montaggio e la scenografia, e agli uffici amministrativi.
La produzione iniziò a partire dal 1908 con la Série d'art, riduzioni di opere famose come Ettore Fieramosca (1909) per cui Pasquali, che era anche il regista, aveva ingaggiato oltre duecento cavalieri, e melodrammi moderni come Zazà (1910), Calvario (1911), L'uragano (1911, di Ubaldo Maria Del Colle) e Fiore perverso (1913). Del Colle si affermò come il regista principale della casa, con polizieschi ispirati al cinema americano, come la serie Raffles, il ladro misterioso (1911), drammi passionali (Le colpe degli altri, Il giudice istruttore, Una pagina d'amore, Quale dei due?, Sui gradini del trono, tutti del 1912) e feuilletton, come I due sergenti (1913). Pasquali, industriale con sensibilità da intellettuale, assunse alle dipendenze della società l'operatore Pietro Marelli e il soggettista Renzo Chiosso, figure chiave per la continuità della produzione, e si affidò per i film a importanti registi: oltre a Del Colle, Giovanni Enrico Vidali, che sperimentò un innovativo montaggio ellittico in La porta aperta (1913), Umberto Paradisi (Il film rivelatore, 1914; L'ebreo errante, 1916) e addirittura Maggi, che per una volta tradì la Film Ambrosio dirigendo La rosa rossa (1912). Lo star system della casa sfoggiava invece nomi quali Lydia De Roberti, Gustavo Serena e soprattutto la coppia Mary Cleo Tarlarini e Alberto Capozzi, strappata alla Film Ambrosio. Nei generi di successo Pasquali entrò in diretta competizione con le altre due grandi case del cinema torinese (Film Ambrosio e Itala Film), scritturando nel 1912, per il settore delle comiche, il francese Ferdinand Guillaume per continuare, con il personaggio di Polidor, il successo di Cretinetti (impersonato da André Deed) e costruendo per l'atleta Mario Guaita il personaggio di Ausonia come 'anti-Maciste'; infine, nell'ambito del film storico, produsse nel 1913 Spartaco di Vidali e Jone (inizialmente intitolato Gli ultimi giorni di Pompei), sempre di Vidali, uscito in concomitanza con l'omonimo film della Ambrosio che lo citò in giudizio obbligandolo a cambiare il titolo; mentre con il kolossal Salambò (1914) di Domenico Gaido cercò di sfruttare il successo di Cabiria (1914) diretto da Pastrone.
Con l'inizio della Grande guerra si profilarono le prime difficoltà e l'attività produttiva venne drasticamente ridotta, ma fu soprattutto il dopoguerra che segnò un periodo di decadenza, senza grandi divi e con vari insuccessi. La casa di produzione continuò comunque a operare, anche dopo la morte di Pasquali nel 1919 (quando la direzione della casa venne assunta da Mario Donn), realizzando fino al 1924 film per l'UCI (Unione Cinematografica Italiana), il consorzio di cui era entrata a far parte nel 1920 e al cui tracollo non sopravvisse.
M.A. Prolo, Storia del cinema muto italiano, Milano 1951, passim.
A. Bernardini, Cinema muto italiano. II. Industria e organizzazione dello spettacolo 1905-1909, Bari 1981, pp. 166 e 218.
G. Rondolino, I giorni di Cabiria, Torino 1993, passim.
A. Friedemann, Le case di vetro: stabilimenti cinematografici e teatri di posa a Torino, Torino 2002.